“Minori fuori famiglia” prima analisi statistica delle criticità

Sollecitato dalle linee guida promosse dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite a tutela dei rapporti minori-famiglia, è stato presentato dal dott. Vittorio Vezzetti (nella foto) lo scorso 19 aprile a Roma uno studio sui minori fuori famiglia. Secondo l’autore “considerando i dati fortemente frammentari raccolti dall’Istat, dalle Provincie e dalle Regioni, assistiamo ad una vera e propria anarchia”. Così, tracciando una mappa italiana dei disservizi, contiamo 30mila minori fuori famiglia, grossolanamente distribuiti per metà in famiglie affidatarie, per metà in strutture residenziali. Quelli affidati alle comunità sono per il 60% maschi. Nonostante poi secondo l’ONU sia preferibile integrare i bimbi al di sotto dei 3 anni in una famiglia, il 56% dei minori dai 0 ai 2 anni è destinato alle comunità. Nell’ambito europeo l’Italia può vantarsi di avere un livello basso di minori che vivono lontano dai genitori, contando tre bambini su mille. Ma si sa che sono dati rivelati da medie statistiche. Infatti, scandendo nel dettaglio ciascuna regione, ci troviamo dinanzi una diversa percentuale di minori fuori famiglia (ad es. 5 su mille in Liguria, 1 su mille in Molise). La situazione peggiora poi scendendo lungo lo stivale. E la cosa più impressionante è che la soluzione c’è. Lo stesso autore di questa ricerca denota metodi volti al miglioramento della qualità di intervento sull’esempio del Veneto o della Lombardia, buone prassi che dimezzerebbero il numero di minori assistiti in comunità. Infine, se solo l’affido familiare venisse maggiormente presentato alle famiglie, ne trarrebbero vantaggio non solo i bimbi (crescendo in un ambiente più caloroso ed intimo, quale quello familiare) ma si potrebbero far risparmiare anche ingenti somme alle casse statali che comunque devono provvedere al sostentamento delle difficoltà di ciascun cittadino.




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