Diario di un prodigio

La potenza di un miracolo genera una forza inarrestabile che permette all’invisibile di incarnarsi nel visibile. Editrice Punto Famiglia lo fa pubblicando Diario di un Prodigio. La cronaca singolare del miracolo di Luigi e Zelia Martin, raccontata dalla giovane Mariarosaria Petti, attraverso uno stile fresco, incisivo e di forte impatto. Il lettore presto può intraprendere un viaggio di speranza e di fede che si intreccia alla storia di Pietro Schilirò.

L’avventura cristiana inizia con un evento che sfugge ad ogni indagine razionale: la resurrezione di Gesù di Nazareth! Non un qualsiasi miracolo ma l’oggettivo fondamento di una storia […] quell’evento spiega anche quello che è accaduto a Monza nell’estate del 2002”. Queste le parole con cui il Cardinale José Saraiva Martins, Prefetto Emerito della Congregazione delle Cause dei Santi, inizia la sua prefazione allo straordinario racconto del miracolo di Monza.

Tutto sembra giunto al termine” prosegue Saraiva Martins avendo seguito la causa di beatificazione dei Martin. “La famiglia attende ormai il fischio dell’arbitro, quando Dio apre un tempo supplementare […] a cambiare lo scenario è l’incontro con una coppia di sposi vissuta più di un secolo prima che ha già masticato la stessa amarezza”.

In seguito alla nascita del loro quinto figlio Pietro, Valter e Adele Schilirò apprendono che questi è affetto da una grave malattia respiratoria. Nel disperato tentativo di aiutarli, Padre Antonio Sangalli consegna loro un’immagine sacra: sono i coniugi Martin, genitori Venerabili di Santa Teresa del Gesù Bambino, genitori di nove figli di cui quattro saliti al Cielo in tenerissima età. Le due storie si intrecciano in un fecondo scambio di speranze, affetto e preghiera. E la testimonianza dei Martin dona ai coniugi Schilirò il coraggio di chiedere il miracolo. Dall’introduzione di don Silvio Longobardi, direttore editoriale della rivista, leggiamo: “La fede non è fondata sui miracoli, eppure in ogni stagione della storia i miracoli non mancano […] segni chiari che Dio non si accontenta di guardare la storia dall’alto ma l’accompagna con premura, immettendo dov’è necessario la storia divina nel corso ordinario della cose”.

Valter e Adele iniziano la novena ai coniugi Martin senza alcuna pretesa e quando il primario conferma la gravità e addirittura il peggioramento dello stato clinico del piccolo Pietro, loro rispondono: “Se per la scienza non c’è più nulla da fare, noi poniamo la nostra speranza nel Signore. Vi chiediamo di sostenere con la vostra professionalità la condizione di Pietro perché ci sia un tempo ragionevole in cui il Signore ci faccia comprendere cosa abbia deciso. Noi chiediamo il miracolo per intercessione di Zelia e Luigi Martin”. Il primario li osserva senza dire nulla, sembra avere pietà della loro condizione, che sconvolti dal dolore vaneggiano con la mente.

I giorni passano, il mattino pare non venire mai, mentre Pietro resta legato ai macchinari, imbottito di farmaci, con quegli occhietti innocenti spalancati. Talvolta la fede vacilla, la disperazione prende il sopravvento, ci si interroga inutilmente. Si indaga sul senso di tanto dolore innocente ed ecco la risposta che arriva dalle preziosissime mani di Santa Teresina: Sono incantata dal piccolo Bambino e Colui che lo porta tra le braccia lo è ancor più di me. Ah com’è bella la vocazione del piccolo Bambino! Non è una missione evangelizzatrice ma tutte le missioni. E Come? Amando, dormendo, spargendo fiori a Gesù quando dorme. Allora Gesù prenderà questi fiori darà loro un valore inestimabile, li farà volare su tutte le rive e salverà le anime con i fiori e con l’amore del piccolo Bambino che non vedrà nulla, ma che sorriderà sempre anche attraverso le lacrime. (Lettere dal Carmelo).

Le parole di Santa Teresina rinfrancano il cuore, ma è un refrigerio momentaneo, questione di secondi. La speranza affonda di nuovo e l’agonia di Pietro raggela anche infermieri e dottori che sono costretti a drenare continuamente dai polmoni del piccolo. Da qualche parte affiorano i primi, efferati commenti, le frasi sono sempre le stesse ‘accanimento’, ‘egoismo’. Ma con lo stupore di tutti, nel giro di pochi giorni a Pietro può essere ridotta la percentuale di ossigeno somministrata, finché raggiunge finalmente un’attività respiratoria spontanea.

Tutto questo accade in due mesi. Il felice epilogo viene registrato dai medici come ‘fatto sorprendente’: era un prodigio, avevano assistito ad un miracolo. Un miracolo del terzo millennio, di quelli che cozzano contro un cultura cieca, anonima, priva di spessore e di speranza. Il mistero della vita vince su ogni compromesso, su ogni sentenza medica, superando lo sconforto e lasciando il segno dell’amore.

Il 10 giugno 2003, il cardinale Tettamanzi, allora Arcivescovo della Diocesi di Milano, chiude la fase diocesana del processo sul miracolo con queste parole: “Non so se noi abbiamo dei meriti; penso che abbiamo senz’altro una grande responsabilità. Se il Signore nella sua bontà e nella sua misericordia, fa succedere anche oggi in mezzo a noi cose grandi è perché ci vuole richiamare in maniera soave, ma quanto mai decisa, forte, energica. Ci richiama a quello che costituisce il senso della nostra vita, il destino della nostra esistenza, che è precisamente la santità”.




Aiutaci a continuare la nostra missione: contagiare la famiglia della buona notizia

Cari lettori di Punto Famiglia,
stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).

CONTINUA A LEGGERE



ANNUNCIO

ANNUNCIO

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Per commentare bisogna accettare l'informativa sulla privacy.