Correggio “L’adorazione dei pastori”

di Francesca Desiderio

Commissionata nell’ottobre del 1522 per l’altare maggiore della chiesa di San Prospero a Reggio Emilia, il dipinto costituisce uno dei capolavori della maturità dell’artista sia per la complicatissima impaginazione sia per la ricerca di effetti luministici, cui si aggiunge l’innovativa effusione di un sentimento familiare e affettuoso nel rapporto tra la Vergine e il Bambino che irradia intorno a sé una luce soprannaturale e intensa. È una composizione intima e sentimentale. Correggio costruisce la pala d’altare unificando il momento dell’annuncio ai pastori, evidenziato dal giovane che guarda gli scorciatissimi angeli comparsi in cielo, con l’Adorazione vera e propria. La luce divina del Bambino diviene pretesto per descrivere le reazioni nelle figure degli astanti e per sottolineare che solo alla Vergine era dato non soffrire quella luce così intensa. Il soggetto della Natività, un soggetto di per sé statico che non prevedeva nessun particolare movimento delle figure, viene così ad animarsi: intorno alla luce miracolosa si crea una storia, un racconto in divenire. Il disegno, il chiaroscuro, il colore del grande Correggio qui toccano apici senza paragoni. Molti particolari “di meraviglia” fanno di questo dipinto un vero e proprio capolavoro: la sorgente della luce, che da Gesù si rameggia nel lungo cuscino di spighe di grano, qual suggestivo richiamo eucaristico; il movimento del pastore anziano che sta togliendosi il copricapo e si regge sul bastone, mentre piega le gambe; il gioco complessivo delle mani nei due gruppi, di terra e di cielo; sullo sfondo Giuseppe che guarda, sorveglia, insolitamente da lontano la scena; la donna che con un gesto naturale e istintivo, si fa schermo con la mano per attenuare gli effetti del bagliore divino. Ogni personaggio è al suo posto, nessuno manca. Correggio descrive tutta la scena con mirabile dovizia di particolari, per raccontarci e aiutarci a comprendere la bellezza del miracolo che avvenne in quella lontana notte d’inverno.

LO STILE

Antonio Allegri detto il Correggio (Correggio, agosto 1489 – Correggio, 5 marzo 1534) di tutti i grandi protagonisti della sua epoca, è l’artista meno documentato e numerose sono le leggende, affermatesi nei secoli, sulla sua biografia. Egli inaugurò un nuovo modo di concepire la pittura ed elaborò un proprio originale percorso artistico, che lo colloca tra i grandi del Cinquecento. In virtù della dolcezza espressiva dei suoi personaggi e per l’ampio uso prospettico, sia nei dipinti sacri sia in quelli profani, egli si impose nel panorama italiano come il portatore più moderno e ardito degli ideali del Rinascimento. Il suo stile è fluido, luminoso e di forte coinvolgimento emotivo. Nello sforzo di ottenere la massima espressione di leggerezza e di grazia, Correggio fu un precursore della pittura illusionistica. L’illuminazione e la struttura compositiva in diagonale gli permisero anche di ottenere una significativa profondità spaziale nei suoi dipinti, caratteristica quest’ultima, tipica del suo stile. Uno dei pittori più influenti della storia dell’arte occidentale. In Raffaello si coglie il “misterioso non so che” che costituisce la chiave giusta per accostarci al pittore marchigiano. Morì il 6 aprile 1520.




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