il film

Un sogno per domani

di Simona Parigi

Regia: Mimi Leder, Anno: 2000

Trevor è un sognatore, un idealista in un mondo violento e che sembra non volerlo comprendere. Ispirato al romanzo di Catherine Ryan Hyde La formula del cuore il film narra appunto di Trevor, un ragazzo di undici anni, che vive in un modesto quartiere di Las Vegas. Trevor non ha avuto un’infanzia facile, il padre violento e con forti problemi di alcool è sempre assente e la madre, Arlene, ex alcolizzata, lavora tutto il giorno come cameriera in un locale di striptease.

Nonostante questo Trevor è un bravo ragazzo, molto introverso e molto più maturo della maggior parte dei suoi amici e a volte di sua madre, tanto che è lui a prendersi cura di lei. Un giorno, a scuola, il nuovo insegnante di scienze sociali rivolge alla classe di Trevor una domanda: cosa il mondo si aspetti da ognuno di loro. Assegna agli alunni il compito di cercare un metodo per migliorare il mondo e soprattutto di cercare il modo di metterlo in pratica. Trevor è un sognatore e vuole svolgere il suo compito al meglio, così da quel momento inizia a pensare a un modo per migliorare il mondo in cui vive. Il ragazzo innanzi tutto decide di fidarsi del mondo che lo circonda e inizia a compiere buone azioni, chiedendo a chi le riceve di compiere a loro volta un importante favore a tre persone differenti.

Il primo cui Trevor decide di “passare” il favore è un tossicodipendente che ospiterà in casa propria e che per sdebitarsi aggiusterà il motore della jeep di Arlene, che a sua volta decide di fare finalmente pace con la madre anch’essa alcolizzata che non vede da tre anni. Il seme è stato piantato, e piano piano il metodo di Trevor a macchia d’olio si espande a sua insaputa raggiungendo altre città, tanto che un giornalista inizia a interessarsi a questa specie di catena dell’altruismo risalendo di favore in favore per arrivare al fondatore del movimento. Fare qualcosa per gli altri e non per se stessi: è questa la logica di Trevor, il suo metodo, infatti, prevede che non si può restituire al favore, ma che vada passato: un modo per coinvolgere più persone, ma anche per triplicare il numero di persone coinvolto di volta in volta. Il motore di tutto però è la gratuità con la quale il ragazzo compie le buone azioni, non per sentirsi superiore agli altri o per prendersi meriti, ma semplicemente per aiutare le persone a fare qualcosa che on possono fare da sole.

Le buone azioni di Trevor continuano e a trarne benefici questa volta, sono la madre e il professor Simonet dei quali capisce l’estremo bisogno d’affetto riuscendo non solo a farli incontrare, ma anche a farli innamorare l’uno dell’altra.

Mentre la vita del ragazzo scorre tranquillamente, il giornalista che stava cercando di ricostruire a ritroso la successione delle buone azioni riesce ad arrivare al ragazzo. Le parole dell’undicenne nell’intervista fattagli dal giornalista sono incredule; Trevor non riesce a farsi capace del potere che il suo “passa il favore” ha avuto anche al di fuori di Las Vegas: “È come la tua grande occasione di riparare qualcosa che non è la tua bicicletta, ma puoi riparare una persona”. Quello che quindi sottolinea il protagonista, è proprio l’opportunità che ognuno di noi ha del fare del bene, non è facile coglierle, ma se si riesce a farlo tutti possono trarne vantaggi. Passare il favore implica anche molto coraggio di voler davvero cambiare le cose e di volersi fidare degli altri.

Alla fine dell’intervista, il piccolo Trevor decide di passare il suo terzo favore accorrendo in soccorso del suo amico Adam coinvolto in una rissa. Il coraggio dimostrato, ha purtroppo un prezzo molto alto, e il ragazzo rimane ucciso accoltellata dai bulli. L’insegnamento finale è in perfetta linea con quello cristiano e ricorda che anche in una città come Las Vegas ci sono persone pronte a dare la vita per i propri amici.

Scheda di riflessione

La scuola di oggi forse non sprona abbastanza gli studenti a elaborare pensieri propri, ma sempre più spesso si limita a insegnare fredde nozioni. In che modo invece si possono incoraggiare i ragazzi ad andare oltre la mera lezione scolastica, e a vivere la scuola come un momento per crescere e formarsi prima di tutto come persone prima che come studenti?

Il progetto di Trevor si basa molto sulla gratuità del gesto: quando noi porgiamo un favore, lo facciamo davvero gratuitamente? O ci aspettiamo di essere ringraziati e lodati per il bene fatto? Trevor alla fine del film, dà la vita per salvare il suo amico Adam, voleva fare del bene e invece viene ucciso. È un sacrificio inutile il suo? Come ci saremmo comportati noi nella situazione di Trevor?

Il compito del professor Simmonet rende partecipi in prima persona i suoi alunni che devono pensare ad un modo per rendere il mondo un posto migliore. Ci sentiamo partecipi del mondo? Cosa facciamo per renderlo migliore? Riusciremmo a mettere in pratica il progetto di Trevor?




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