Testimonianze

Desideriamo abitare con gioia questo mondo nuovo

La bellezza di questa famiglia rende caldo il cuore, come quando guardi una vecchia foto che ti strappa un sorriso. Abbiamo provato a catturare l’immagine dei coniugi Invernizzi, accerchiati dai loro figli. Erano lì in Piazza San Pietro lo scorso 4 ottobre in occasione della veglia di preghiera che preparava al Sinodo Straordinario sulla Famiglia. Come si fa con tutte le foto, si prova a scovare ogni particolare, ricercare la luce e le ombre che creano quella magia che attira il nostro sguardo. Questi sono i coniugi Marco e Margherita che, vincendo ogni timidezza, hanno raccontato la loro storia familiare.

Marco: Siamo Marco e Margherita, viviamo a Novara, in Piemonte e siamo sposati dal 26 aprile di 17 anni fa. C’è chi dice che “l’amore non esiste”, ma noi crediamo che la vita abbia senso pieno solo se ci si lascia attraversare dall’Amore ricevuto, e lo si ridona intorno a sé. Per questo tra le letture del nostro matrimonio inserimmo un brano della Lettera agli Ebrei: “Non dimenticate l’ospitalità; alcuni, praticandola, hanno accolto degli angeli senza saperlo”. Era quella la nostra strada per essere felici.

Margherita: Desideravamo una famiglia numerosa, ma ci avevano detto che per me sarebbe stato molto difficile ottenere una gravidanza. Nonostante questo eravamo certi che le parole che abbiamo appena ascoltato: “Siate fecondi e moltiplicatevi” (Lette durante la veglia, ndr), erano scritte anche per noi, così pensammo all’affido familiare. Subito dopo il matrimonio demmo disponibilità al comune della nostra città e un anno dopo arrivò da noi una ragazza di 15 anni. Nel frattempo era nato anche il nostro primo figlio, Riccardo.

Marco: Affrontammo questo affido con entusiasmo: fu una esperienza breve, molto importante per noi, ma anche molto difficoltosa nella gestione. Si è conclusa dopo solo quattro mesi con un po’ di sofferenza, e questo ci ha spinto a domandarci se davvero avevamo capito ciò che il Signore ci stava chiedendo. Così lasciammo che il tempo spiegasse. L’anno successivo, a maggio, nacque Francesco, due anni dopo arrivò Martino, e poi tre bimbi di sole 10 settimane di gestazione sono volati in Cielo a farci da angeli custodi.

Margherita: A dieci anni dal nostro matrimonio, le tante cose belle che avevamo vissuto, ma anche le sofferenze che portavamo nel cuore stavano lì a confermare che le nostre vie non sono le Sue vie, e questo a volte ci disorienta, ma ci permette di cogliere la differenza tra i nostri progetti e il sogno grande di Dio su di noi.

Marco: Desideravamo altri figli, ma le tre gravidanze interrotte pesavano su questa scelta. Abbiamo lasciato fare al Signore, non per santità, ma per fragilità e debolezza, e Lui ci ha ripagati. Ad aprile del 2008, infatti, è nato Tommaso. Sono seguiti anni intensi di attività pastorale in parrocchia e in diocesi, anni ricchi in cui credevamo diavere ricevuto tutto il possibile e che ora toccasse a noi, in qualche modo, “ricambiare”.

Margherita: Ma Lui nonvuole nulla in cambio se non la nostra fiducia e il nostro abbandono. Nel 2010 ci viene improvvisamente proposto di frequentare il Master in Scienze del Matrimonio e della Famiglia. I tempi sono stretti, le iscrizioni stanno per chiudere e noi abbiamo molte perplessità, ma il nostro parroco di allora ci spinge a buttarci in questa avventura. Così iniziano tre anni di studio e di periodi di convivenza con altre famiglie. Anni intensi, in cui gli insegnamenti teorici diventano vita vissuta e le amicizie che si vanno costruendo, ci mostrano la ricchezza e la fecondità del bene, anche nelle condizioni apparentemente più ordinarie e semplici.

Marco: Questi anni ci hanno insegnato che la forza della famiglia, sta proprio nella sua debolezza, nel suo essere a volte aggredita, nelle sue ferite e nelle sue lacrime. È questo, crediamo, il nostro offertorio: fatiche quotidiane, relazioni che si costruiscono solo bruciando energie, pensieri e preoccupazioni. Ed è questo che il Signore sa trasformare in pane, in ricchezza, in danza, superando di gran lunga i nostri piani.

Margherita: Ed eccoci alla fine degli studi, quasi un anno fa. Discussione della tesi il 25 ottobre e poi, come se l’invito fosse già scritto, il 26 e 27 ottobre l’incontro di Papa Francesco con le famiglie, nell’anno della fede. Amici della nostra parrocchia ci raggiungono ed insieme viviamo due giorni di preghiera, amicizia e festa proprio in questa piazza.

Marco: Qui Vincenzo e Grazia di Lampedusa, parlano della loro casa accogliente e di come la vita di chi arriva sulla loro isola li interpelli. Tornati a casa le loro parole hanno un’eco forte in noi. Ci ricordiamo della campagna “Bambini in alto mare” che propone l’affido di minori non accompagnati sbarcati da questi viaggi della speranza.

Margherita: Ci ricordiamo anche del progetto di affido familiare, che continuava ad interpellarci, come Chi sta alla porta e bussa. Parliamo con i ragazzi, sapendo che nessuna decisione è solo nostra, e diamo disponibilità, ma il progetto non si concretizza. Noi siamo sereni, stiamo bene, organizziamo le vacanze estive, e forse, a questopunto, siamo più appagati che fecondi. Ma il Signore vede e, come solo Lui sa fare, non ci lascia soli.

Marco: Una mattina al lavoro arriva a Margherita una telefonata, è un amico, volontario in ospedale. Ci dice che una bimba di sette mesi cerca una famiglia affidataria, e chiede se conosciamo qualcuno a cui proporre questa avventura. A pranzo ne parliamo, abbiamo timore, dubbi, ma i nostri figli ci ridonano con le loro parole franche da adolescenti, ciò che noi avevamo scelto nel giorno del nostro matrimonio: “Non dimenticate l’ospitalità; alcuni, praticandola, hanno accolto degli angeli senza saperlo”. E così la piccola arriva da noi, ed ora è qui figlia del cuore. E la nostra famiglia non si ricorda nemmeno com’era quando lei non c’era.

Margherita: La vita accolta in realtà ha ridato vita a noi, che avevamo tutto e stavamo per addormentarci. Non sappiamo più se noi abbiamo accolto lei, o se lei ha accolto noi, le nostre “lotte” educative, la nostra fatica nel costruirci famiglia, il nostro bisogno di saperci affidare. Per questo oggi non possiamo che dire grazie perché, come ci ricorda il Santo Padre Francesco, la mano del Signore ha “ampliato l’orizzonte della nostra esistenza, e ha generatoper noi un mondo nuovo”. E ora questo mondo nuovo desideriamo abitarlo con gioia.

Marco e Margherita Invernizzi

 




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