Nei luoghi dei Martin

Da Alençon a Lisieux, un’alleanza per la famiglia

Da sinistra, Mariarosaria Petti, Giovanna Abbagnara, Padre Olivier Ruffray e Laurence, assistente del Rettore

di Giovanna Abbagnara

Da Alençon a Lisieux. Cronaca dell’ultimo giorno del nostro viaggio in Normandia. A colloquio con padre Olivier Ruffray il giorno dopo la notizia della firma di papa Francesco al miracolo per la canonizzazione di Luigi e Zelia Martin.

L’ultima tappa del viaggio che ci ha spinti nella terra dei Martin, ci conduce da Alençon a Lisieux. Percorriamo gli 80 km che separano le due cittadine, di corsa. Siamo in ritardo e il rettore del Santuario di Lisieux, padre Olivier Ruffray, ci attende per le 09.30. Durante il viaggio è naturale pensare a Luigi, al giorno in cui per amore delle figlie, con la morte nel cuore, ha dovuto lasciare Alençon e la casa condivisa con la sua sposa, per trasferirsi con le figlie a Lisieux. Nella valigia, non solo il ricordo di una grande storia d’amore ma la certezza di vivere in collocazione provvisoria. Un giorno, dopo aver accompagnato ogni figlia al matrimonio con lo sposo più bello, Gesù, avrebbe percorso l’ultimo tratto, il passaggio dalla morte alla vita eterna, verso la sua amata Zelia.

Intanto c’era un’altra quotidianità familiare da vivere ai Buissonnets. Quella che lo vede armonizzare la fortezza di un padre e la dolcezza di una madre. La fermezza di un uomo che non ha potuto conservare niente per sé ma ha dovuto lasciare tutto davanti all’altare dell’offerta: non solo la sposa amica che ha amato per la vita ma una ad una tutte le sue figlie. La vita di quest’uomo è certamente una parabola di fiducia e di obbedienza a Dio che ci lascia attoniti e commossi.

Nel rettorato di Lisieux, c’è ancora l’aria incandescente e frizzante che la firma di papa Francesco al riconoscimento del miracolo dei Martin, ha portato con sé. Padre Oliver conferma che la notizia lo ha trovato molto stupito. “Si attendeva la firma ma nessuno sapeva quando. Poi ieri mi ha telefonato un giornalista di Radio Vaticana per chiedermi un parere al riguardo ed io sorpreso e felice, ho cominciato a capire che era avvenuto qualcosa di importante”. Gli occhi lucidi, lo sguardo penetrante. Mi piace pensare che forse alla notizia della firma si sia recato di corsa al Carmelo che confina con la sede del Rettorato per rivolgere a Teresa, che serena riposa tra le mura del monastero, un sorriso di gioia. Ora forse l’instancabile giovane monaca, che aveva promesso di passare il suo cielo a fare del bene sulla terra, avrebbe avuto degli alleati in più, i suo santi genitori.

Padre Olivier ci ricorda subito il motivo di tanta gioia. Il miracolo riconosciuto da papa Francesco porta il nome di una bambina spagnola nata prematura e con gravi problemi. I medici riscontrarono alla neonata subito dopo la nascita, un’emorragia cerebrale di quarto grado che dava poche speranze per un avvenire normale, qualora la piccola fosse sopravvissuta. Consigliate dalle monache di un Carmelo vicino alla città, alle quali la famiglia si era rivolta per invocare Teresa d’Avila poiché Carmen era nata il 15 ottobre, tutta la famiglia, nonni e fratellino compresi, invocarono non solo la salvezza da morte, ma pure la guarigione completa della bimba attraverso una novena ai beati genitori di Santa Teresa di Gesù Bambino. “Da pochi mesi sono stato a Valencia” dice padre Olivier “e nella mia mente custodisco l’immagine bellissima di questa bambina che balla davanti alla cattedrale”. “Non solo Carmen sta benissimo ma è anche una bambina molto intelligente cresciuta con la coscienza che Dio le ha riservato una grazia particolare”, aggiunge ancora il rettore e ricordando un episodio divertente ma emblematico della piccola guarita, ha detto: “I genitori di Carmen mi hanno detto che la bambina desidera conoscere il medico che le ha salvato la vita su questa terra. Esprimendo di avere già chiaro che su di lei, solo Dio poteva operare”.

Dopo questo scorcio meraviglioso di ricordi e immagini circa il miracolo, la nostra curiosità si mette in moto e chiediamo al rettore quali sono adesso i passi da fare. “Abbiamo formato una commissione unica tra la Diocesi di Séez e quella di Bayeux, tra il rettorato di Lisieux e quello di Alançon per cercare insieme le forme più opportune per canalizzare adeguatamente questo fiume di grazia per le famiglie del mondo che la canonizzazione dei Martin reca con sé”.

Ci congediamo dal rettore non prima di aver sostato per un momento davanti all’urna di Luigi e Zelia. Quella che gira il mondo intero e porta un messaggio di speranza e un’iniezione di fiducia a tutte le famiglie. È tempo di recarci anche noi da Teresa. Ma il racconto si conclude qui, sulla soglia dell’ingresso al Carmelo. Non è tempo più di dedicarci alla cronaca del nostro viaggio. Ora è tempo di dare la mano a Teresa e di vivere il nostro kairos.




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2 risposte su “Da Alençon a Lisieux, un’alleanza per la famiglia”

Anche a distanza di chilometri abbiamo atteso con la stessa trepidazione l’incontro con il rettore. Con lo stupore dei piccoli abbiamo accolto la notizia della firma del Papa per la canonizzazione e con il cuore colmo di gratitudine abbiamo lodato Dio per averci inserito in questo fiume di grazia. Anche questo è il piccolo grande miracolo che il Signore in una sperduta terra dell’agro.

KAIROS
Prima di tutto grazie per questa condivisione ,e la testimonianza del vostro viaggio nella terra dei nostri cari santi! Leggendo questo articolo , si rivive come se fossi sono stata presente a questo vostro viaggio!
Carissima Giovanna l’ultima frase mi colpisce che dici “Ora è tempo di dare la mano a Teresa e di vivere il nostro kairos.” Si e verissima , e io vorrei fermarmi su questa parola “Kairos” il suo significato nella piccola conoscenza. Il concetto di Kairos è una parola che nell’antica Grecia significa “momento giusto o opportuno” o “tempo di Dio.
E’ qundi Il tempo opportuno lo abbiamo già e giusto a vivere ogni attimo ogni presente”
Essendosi gia nel tempo di Dio , il tempo opportuno , l’attimo presente è un tempo di grazia di cui ringraziamo Dio per tanti segni che ci sta dimostrando attraverso questa santità degli sposi, oppure il tempo che siamo vivendo sia il tempo di quaresima, sia dell’anno di vita consacrata oppure ‘dell’anno di misericordia di Dio appena annunciata, oppure pellegrinaggio verso la sacra sindoni ecc … tutto è il Kairos… il tempo di Dio è il tempo nostro…
Il tempo si va costruendo di punto in punto , di momento in momento, di istante in istante ; c’è stato un inizio , c’è il presente, ci sarà una fine, tutto è un Kairos.
E’ il presente, perché il kairòs , noi non possiamo ne anticipare, neanche viverla solo ricordandolo come il passato. Il kairòs è il momento giusto, il presente . A volte ci dimentichiamo a vivere questo l’attimo presente , ci sfugge sempre che, il tempo che conta di più sia il presente, perché noi non sappiamo niente del domani allora ,tocca accogliere quest’opportunità di oggi rendendo grazie a Dio della nostra Storia.
Che Dio ci aiuta a prepararci meglio in questi speciali eventi!.
Auguri!

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