Pasqua di Resurrezione

È l’amore il senso della Pasqua

di fra Vincenzo Ippolito

È l’amore il senso della Pasqua, della Pasqua di Gesù e della nostra Pasqua, come l’amore è il segreto di ogni passaggio, di ogni trasformazione nella vita dell’uomo. Solo chi è disposto ad abbandonare l’uomo vecchio e si lascia raggiungere dalla buona notizia può trasformare il talamo del suo cuore da letto di morte a travaglio di vita nuova. Il commento al Vangelo della Solennità di Pasqua (Anno B).

Dal Vangelo di Giovanni (20,1-9)

Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro.

Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!».

Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò.

Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti.

Il commento

È l’amore di Dio che rinnova e trasforma la vita e la celebrazione della Pasqua di Gesù ne è il segno più chiaro. Addormentatosi nell’abbraccio della croce, figura di quello tenerissimo del Padre, il Figlio di Maria si è svegliato, si è ridestato dal sonno della morte richiamato alla vita dalla voce del Padre, la voce dell’amore che strappa dal buio degli inferi il suo Amato, donandogli la luce della sua Presenza. L’amore rinnova le forze, rianima la debolezza, riaccende i desideri, illumina gli occhi, fa fremere il cuore, motiva le azioni, rallegra l’anima, riempie la mente, risveglia i sentimenti, ridona al sangue di scorrere nelle vene per alimentare e nutrire la vita. Questo fa l’amore del Padre in Gesù: l’amore riversato nel corpo esanime del Crocifisso dona la vita senza fine che è propria di Dio solo. È questo il miracolo dell’amore di Dio, che noi gustiamo anche nelle nostre relazioni, perché in noi abbiamo una fiamma della sua essenza, una scintilla della sua natura amante ed amata. L’amore rinnova tutto e con la Pasqua di Gesù la creazione conosce un nuovo inizio. L’evangelista Giovanni questo lascia intendere con le prime battute del Vangelo della liturgia odierna. Si tratta del primo giorno della settimana – è la prima volta che si utilizza questa espressione nel quarto Vangelo – quasi a dire che senza la resurrezione di Gesù non c’è vita nuova, senza l’esperienza della morte trasformata in vita dallo Spirito dell’amore non si può rinascere dall’alto (cf. Gv 3), senza la Pasqua non si conosce l’acqua viva che zampilla in eterno ed estingue la sete dell’uomo (cf. Gv 4). Sì, senza la luce di questo nuovo Giorno, rimaniamo nella notte del peccato, nella cecità dell’incomprensione (cf. Gv 8), siamo pecore che non conoscono quanto è grande la conoscenza del bel Pastore per noi e quanto è preferibile stare nel suo gregge e vivere di Lui e rimanere con Lui.

Gesù con la sua resurrezione, sperimenta un nuovo giorno, una vita nuova, un corpo nuovo, un aspetto totalmente nuovo – per questo i suoi non lo riconoscono – che è il segno della trasformazione in Lui della potenza del Padre, ricco di misericordia per Lui e, attraverso di Lui, per tutti gli uomini. Ma il Risorto vuole che la sua comunità partecipi alla sua vita ritrovata e chiama, accendendo nei discepoli il desiderio di Lui, perché l’esperienza del sepolcro vuoto rianimi il ricordo delle sue parole e prepari la gioia di incontrarlo vivo e vero nel suo nuovo corpo che lo rende Signore in eterno.

Ogni discepolo deve fare esperienza della Pasqua di Gesù e deve risorgere con Lui lasciandosi animare dall’amore che il Maestro nutre per Lui da sempre. La prima, quella che la tradizione definisce discepola dei discepoli è la Maddalena. È una donna a ricevere l’annuncio della resurrezione perché l’amore sceglie i piccoli e li fa grandi nel suo Regno, l’amore sceglie gli umili e coloro che non hanno voce perché riacquistino la dignità che l’uomo non riconosce e disprezza. Gesù al cuore di Maria che combatte ancora tra il buio dell’incredulità e la luce della fede, dona il segno del sepolcro che ella interpreta come morte, quanto, invece, è il talamo della vita rifiorita.

Quante volte anche nella nostra famiglia, i segni della vita e dell’amore sono letti come morte e questo porta a scappare dal talamo del dialogo e del dono, spinti più dai preconcetti e dall’apparenza che dalla volontà di andare a fondo nelle cose? Maria scappa perché non comprende la realtà, non sa legare i fatti alle parole del Maestro, il sepolcro vuoto alla sua promessa seminata nei solchi della sua vita pubblica. Anche a noi capita così: la promessa dell’amore si dimentica dinanzi ad una vita che sembra nascondere il dono. La Maddalena annuncia il trafugamento della salma del Maestro, non la vita del Signore che continua in eterno! Quante volte siamo annunciatori di morte e non testimoni della speranza della vita? Quante volte corriamo come Pietro e Giovanni verso il sepolcro e tante situazioni vengono cambiate da Dio che si rivela come il compagno di viaggio della nostra famiglia, l’amico dei nostri giorni tristi, il Viandante che sostiene il nostro andare anche nella fuga, lontano da Lui e dal suo amore. Pietro e Giovanni corrono animati da una parola: le nostre parole generano la corsa, spingo alla gara nell’amore, conducono a scrollarsi di dosso la polvere degli anni perché il Signore ci rinnovi? Si corre e non c’è chi è più agile e veloce, ma l’amore sa attendere, sa mettersi da parte per far entrare l’altro. Questo fa l’amore vero che profuma di resurrezione e di vita ritrovata: fa spazio all’altro, corre per arrivare ultimo, giunge prima per far strade al passaggio dell’altro che, superandoci, taglia il traguardo.

È l’amore il senso della Pasqua, della Pasqua di Gesù  e della nostra Pasqua, come l’amore è il segreto di ogni passaggio, di ogni trasformazione nella vita dell’uomo. Tutto ricomincia e si rinnova con l’amore nella vita di Gesù e nella nostra storia. Il rinnegamento e la defezione, la solitudine e la fuga dei discepoli sono spazzate via dalla acqua del nuovo Mar Rosso, il fiume d’amore che esce dal costato trafitto del Crocifisso. È il mistero dell’amore di Dio che riversato in noi opera la prodigiosa trasformazione della morte, di ogni morte del cuore, in vita senza fine.




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