Pastorale familiare

Un vaso di creta che custodisce un tesoro

Famiglia

@ ConstantinosZ - Shutterstock.com

di Luciana e Umberto Parigi

Secondo i recenti dati Svimez in materia di disoccupazione, disagio sociale e povertà, la Basilicata vive il rischio della disgregazione e dello spopolamento. La riflessione lucida dei delegati regionali dell’Ufficio di pastorale familiare della Basilicata.

Papa Francesco ha chiesto la partecipazione di tutta la Chiesa ad una riflessione approfondita sulla famiglia. Il secondo questionario, preparatorio al Sinodo ordinario, è stato una seconda consultazione straordinaria, che in 46 domande ha delineato l’antropologia della famiglia, indicando una nuova fisionomia alla svolta pastorale, più volte tratteggiata da Papa Francesco, all’insegna dell’accoglienza e della misericordia. Quello che emerge è uno sguardo rinnovato sulla famiglia: si avverte più rispetto e misericordia verso le situazioni di difficoltà, comprese quelle che sono ancora troppo marginali nella prassi delle nostre comunità.

La speranza nella precarietà

La precarietà nella quale oggi è immersa la famiglia emerge prepotente dalla situazione che si sta prospettando, quella cioè della rottura del vincolo che per generazioni si era mantenuto saldo, quello dell’unione tra sessualità, matrimonio e procreazione. Infatti, non sono ormai più rari i casi in cui si decide di vivere la sessualità sganciata dal matrimonio e dalla procreazione, spogliando il matrimonio dell’aspetto sponsale, così come fare figli senza il matrimonio, o fare famiglia con la scelta deliberata di non fare figli: sembra di camminare su macerie fumanti. Le altre sfide che la precarietà ci pone le possiamo cogliere nella mancanza di fede, responsabile della grande crisi morale; nella denatalità, specchio di una negazione dell’apertura alla vita, nella disoccupazione, che aggrava le situazioni già pesanti della povertà distruggendo spesso anche la dignità delle persone. Tutte questioni, che insieme a tante altre, interrogano le nostre comunità e ci sollecitano a dare risposte coerenti e credibili, soprattutto interpellano direttamente la pastorale familiare, poiché si inseriscono, con tutto il loro carico di sofferenza e di disagio, nel cuore delle dinamiche familiari, compromettendone spesso l’equilibrio. Dove invece, la cura pastorale della coppia e della famiglia si è aperta alla fantasia creativa dello Spirito Santo, sono state scritte pagine nuove nell’ossatura della comunità cristiana: ecco perché il Sinodo ha creato un’attesa densa di speranza. Occorrerà allora un nuovo investimento formativo per far crescere le “piccole chiese domestiche in uscita”, come ci chiede il Santo Padre. Infatti la famiglia, come chiesa domestica, vive continuamente il mandato affidatole dal Signore Gesù di annunciare, celebrare e servire il Vangelo del matrimonio e della famiglia. Messaggio sottolineato sia del Beato Paolo VI che da San Giovanni Paolo II nel discorso di Puebla nel 1979 dove dichiarò che “la futura evangelizzazione dipende in gran parte dalla chiesa domestica”.

Il desiderio di famiglia

Nelle sintesi dei questionari delle nostre diocesi, oltre alle altre osservazioni, viene ribadita l’importanza della preparazione alla vita matrimoniale, a partire dall’annunciare in modo nuovo la bellezza della famiglia e del sacramento delle nozze: e di come esso si presenti come un fragile vaso di creta che custodisce un grande tesoro. Chi ha il privilegio e il delicato compito di accompagnare i fidanzati al matrimonio, raccoglie continuamente il desiderio di famiglia che i giovani dichiarano di avere. Dunque, per spezzare la cultura del provvisorio occorrerà ricostruire, attraverso una comunità cristiana viva, la vera cultura dell’incontro: si tratta di tornare al “principio”, alla coppia sponsale che ha generato l’umanità e a quel flusso di amore che ha la Trinità come sorgente e la famiglia come spazio diffusore. Bisognerà prendersi cura della sponsalità e della genitorialità, non solo nell’ordinarietà, ma anche nella fase della crisi. Significa allora costruire reti di relazioni capaci di ricreare fraternità intorno a noi, senza paternalismi, ma con lo stile del “buon samaritano”. Dove c’è una buona alleanza tra presbiteri e sposi questo accompagnamento funziona. Il matrimonio cristiano non è un fardello di regole e precetti da rispettare ma è una grazia, un dono. La stessa parola accoglienza dovrà farsi carne nell’accostarsi, con le dovute premure, a chi ha vissuto il fallimento del matrimonio, che non può esaurirsi solo nella decisione “Eucarestia si o no”. Accompagnare, secondo Papa Francesco, equivale a togliersi i sandali nella terra sacra dell’altro, standogli vicino. Allora la misericordia diventa una verità alla quale credere noi per primi. La Chiesa deve essere casa per tutti: in essa tutti devono potersi sentire a casa e come in famiglia.




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