Storie

Gli occhi di Omar continuano a brillare

di Silvia Sanchini

Ho scelto di dare voce a Karima, una giovanissima mamma tunisina che ha trovato in una comunità per madri e bambini un posto sicuro dove crescere il suo Omar. Nonostante le difficoltà del passato, Karima non smette di sognare per il futuro.

Omar è tutta la mia vita, il mio mondo, il mio amore. Ha 4 anni e, anche se lo sto crescendo in una comunità per mamma e bambino, penso di essere una brava mamma.
Credo soprattutto di aver fatto la scelta giusta quando ho deciso di farmi aiutare, anche se in quel momento mi sentivo una fallita. Mio marito mi aveva lasciata, non voleva più saperne di me. In fondo avevamo solo 18 anni quando ci siamo sposati, 19 anni quando è nato Omar. Tutto è accaduto troppo in fretta.
In Tunisia non ho più nessuno, i miei genitori sono morti qualche anno fa. Ho un fratello, ma vive a Parigi… là ha trovato casa e lavoro e sono felice per lui. Non voglio essere un peso. Così quando ci sentiamo al telefono, gli racconto che qui tutto va bene.
Da qualche anno vivo in Italia ed è qui che ho conosciuto quello che è diventato mio marito.
Ero davvero giovane e ingenua. Non mi ero accorta che dietro a quel bel viso, a quegli occhi neri profondi, a quelle spalle grandi e rassicuranti si nascondeva invece un uomo violento e prepotente.
Ho capito di aver bisogno di aiuto quando mi sono accorta di essere sola al mondo. Lo so che non è così e che ho Omar, ora ne sono certa. Però in quel momento, quando Tarek ci ha cacciati di casa sbattendoci la porta in faccia e dicendo che non voleva più saperne né di me né di nostro figlio, mi è crollato il mondo addosso. Abbiamo dormito per un po’ a casa di amici e conoscenti, cambiando casa quasi ogni giorno.
Ma ho capito che così non potevamo andare avanti, che Omar meritava di più. Ho chiesto aiuto, prima al Consultorio e poi mi hanno indirizzata nella comunità dove abito ora.
Siamo diverse mamme qui e Omar può crescere in mezzo ad altri bambini, che vengono un po’ da tutto il mondo, e questo mi piace molto. E vorrei trovare un lavoro. Se avessi un lavoro potrei davvero essere libera, prendere un appartamento in affitto per me e Omar, crescerlo, essere una vera famiglia.
Nonostante il dolore, la solitudine e la violenza di cui sono stati spettatori, gli occhi di Omar continuano a brillare. E quando li guardo, capisco che è per lui che non posso arrendermi. È per lui che non posso smettere di sperare e di sognare. Lo devo a Omar, e un po’ anche a me stessa.




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