CORRISPONDENZA FAMILIARE

di don Silvio Longobardi

L’amore di un genitore non si divide ma si moltiplica

16 Novembre 2015

gravidanza

La nascita di un figlio è un miracolo straordinario. Una gioia incontenibile, ma qual è il punto di vista di un papà? Cosa percepisce il suo sguardo di uomo? Ce lo racconta il nostro amico Giovanni attraverso la semplice testimonianza della sua terza paternità.

Carissimo Don Silvio,

Noi lo sappiamo che sarai particolarmente impegnato nel nuovo incarico e allora come facciamo di solito, ti scriviamo con il desiderio di offrirti un momento di pausa, un ristoro nelle fatiche della tua pienissima giornata. Vorremmo arrivare, poi, ai tanti fratelli che condividono come noi questa strada che umilmente proviamo a percorrere nel sentiero di Dio con il piccolo grande desiderio di diventare Santi.

La storia della piccola Francesca Teresa parte da lontano, da quando timidamente, durante le festività natalizie, abbiamo chiesto di aprirci alla vita. Se per Agnese era un sì maturato da tanto tempo, da parte mia era un ‘ni’ un po’ incomprensibile. “Dio aprirà una via dove sembra non ci sia…” il canto esprime bene quello che è accaduto, il Padre ha deciso di trasformare il nostro timido “sì” per donarci miracolosamente una nuova vita. È stato straordinario vedere come anche i nostri cuori sono cambiati. Sin dal primo momento, infatti, tutte le paure che custodivamo si sono dissolte, volate via.

Appena scoperto il dono di una nuova creatura, c’era da parlarne anche con i fratellini più grandi Salvatore e Viviana. Avevamo tante paure soprattutto per la reazione della più piccola Viviana; ed invece questa novità è stata accolta con grandissima gioia. Ci sono state tante perplessità, la più particolare e forse anche la più esaustiva è stata espressa proprio da lei, Viviana. Una sera prima di andare a letto chiese a sua madre Agnese se il suo amore, con l’arrivo della neonata, sarebbe diminuito per lei perché in fondo bisognava dividerlo in tanti spicchi come una torta. Io naturalmente a questa domanda sono andato in panico (la sintomatologia è semplice, sudorazione esagerata e lingua retratta). Agnese, invece, le ha ricordato che l’amore per ogni figlio non si divide ma si moltiplica. Ora la risposta è stata stupenda, ma io? Mi sono domandato: non possiamo provare a dividere per cinque la torta in modo che ci sia un po’ di spazio anche per me?

Sul nome, poi, abbiamo miracolosamente trovato subito un punto d’incontro. Certo questa soluzione pacifica non è dovuta al fatto che la dolce Agnese volesse assecondare il mio desiderio di chiamare questa nuova creatura affidataci Francesco/a, ma perché il nuovo Papa ha scelto di chiamarsi così. Per noi è stata una conferma, quando dalla finestra di piazza San Pietro, mentre tutta la famiglia era in ginocchio in preghiera ad attendere la sua uscita dalla finestra, è stato pronunciato quel nome “Francesco”, e siamo stati certi che quello doveva essere il suo.

Come è difficile per noi raccontarti tutte le emozioni che abbiamo provato nelle tante visite a cui ci siamo sottoposti nei questi nove mesi: ecografie di routine, ecografia morfologica, flussimetria, visita anestesiologica, colloquio per la donazione cordone ombelicale, sono solo alcune delle tante indagini, ma era stupendo leggere la novità di questo dono. Spesso i dottori restavano sorpresi, quando di fronte ai nostri sguardi commossi scoprivano che non era il nostro primo figlio, ma bensì il terzo. Chissà se anche loro sanno che l’amore non si divide ma si moltiplica?

Gli ultimi giorni sono stati veramente intensi, le contrazioni andavano e venivano e sembrava che il travaglio non volesse proprio avviarsi. Francesca Teresa il primo ottobre, giorno di Santa Teresa di Gesù Bambino non è voluta nascere, nonostante le continue contrazioni. La mattina del 2, alle ore 5.20, Agnese mi chiama dolcemente e dice la fatidica frase: “andiamo”. Tu pensavi che mi sarei fatto prendere dal panico, e invece ho fatto colazione con calma, mi sono vestito e mentre la dolce Agnese pensava che non fosse possibile mangiare tutte quelle cose a quell’ora (una banana, due fette di ciambellone, uno yogurt e un caffè) siamo andati in ospedale.

Era l’alba di questo nuovo giorno, in macchina abbiamo recitato il Rosario che ha accompagnato questo breve viaggio. Agnese alle 6.15 era già in sala travaglio con monitoraggio attaccato.

Il parto è stato difficile, come tutti i parti di Agnese, ma straordinario, non so trovare le parole per raccontartelo. Il travaglio che sembrava si fosse già avviato la sera, si era interrotto ed era ripartito la mattina, interrompendosi di nuovo… alla fine lo hanno indotto con i farmaci, che provocano contrazioni violentissime. Dopo alcune ore hanno fatto anche l’anestesia peridurale, ma la piccola ha deciso di venire alla luce velocemente, non dando il tempo all’anestetico di agire. E’ nata tra atroci sofferenze di Agnese, che pensava di non farcela. Quando l’ostetrica, di nome Francesca, ci ha detto che c’eravamo, l’emozione è stata enorme, Agnese ha raccolto tutte le sue forze per quelle spinte finali ed ecco venir fuor Francesca Teresa,  una polpettona di quasi quattro chili, con due giri di cordone intorno al collo e il viso un po’ sofferente. Mi ricordo di essermi spesso soffermato a pensare al fatto che lei, in quello stato di angelica esistenza, priva di ogni peccato e innocente come una colomba bianca, in fondo rappresentava l’incarnazione di Dio nella nostra vita. Non so trovare le parole, ma davvero sembrava che il nostro Dio, che avevamo sempre sentito, adesso era lì e potevamo toccarlo.

Era bellissimo guardare Agnese, la sua gioia di vedere la piccolina, l’emozione di averla poggiata sulla pancia e non più dentro: io e lei ci guardavamo negli occhi, le lacrime scendevano copiose. Adesso potevano farle quello che volevano, tirar fuori la placenta, pulizia dell’utero, punti di sutura, iniezioni….. lei aveva la sua principessa addosso, e quello le bastava.

Francesca Teresa è nata in quel giorno, festa dei Santi Angeli Custodi, e così si è accaparrata tutta la prima settimana di ottobre di feste in suo onore.

Se noi eravamo impegnati nel parto, nonna Rosalia ha dovuto gestire i bimbi. Anche le loro reazioni sono state straordinarie: Viviana dalla gioia nel tragitto da scuola a casa ha camminato saltellando come un canguro. Le sue urla di gioia insieme a quelle di salvatore sono bastate a fare capire ai nostri vicini che la piccola era nata. Quando poi ci siamo rivisti tutti insieme in camera, sguardi carichi di emozione, abbracci, baci…e i pianti sono stati interminabili.

Adesso siamo a casa, la piccola ci ha fatto cambiare i nostri ritmi ed ha chiamato tutti ad un lavoro straordinario: papà deve accompagnare e riprendere i bimbi a scuola e nelle attività extra-scolastiche, mamma impegnata nella produzione di latte e nel trovare un equilibrio fra notte e giorno, Salvatore e Viviana alle prese con giochi più calmi che non prevedano grida estreme e, soprattutto, a coccolare la sorellina riempiendola di carezze e di attenzioni.

Carissimo don Silvio, ci consegniamo umilmente nelle mani della Vergine Maria certi che, come sempre, non ci farà mancare la grazia di accompagnare la nostra piccola esistenza, e che ci darà la luce e la forza nei momenti di debolezze. Un enorme abbraccio Giovanni, Agnese, Salvatore, Viviana e Francesca Teresa.




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2 risposte su “L’amore di un genitore non si divide ma si moltiplica”

Anche se in un momento molto problematico della mia vita familiare, questa lettera mi ha fatto ricordare con grande emozione i giorni bellissimi della nascita delle mie due figlie e mi ha fatto sfiorare il desiderio di una nuova vita. Grazie per avermi regalato questo momento.

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