Unioni civili

Dietro la maschera delle unioni civili, la trappola delle adozioni gay

unioni civili

di Peppe Iannicelli

Riforma della pubblica amministrazione, dissesto idrogeologico, esodati, pensioni da fame, ritardo su infrastrutture, tecnologie, fonti energetiche, queste le problematiche sul tavolo del Parlamento, ma il Legislatore concentra tanta attenzione ad un tema della cui utilità mi permetto di dubitare profondamente: le unioni civili.

Ci sarebbe da occuparsi della riforma della pubblica amministrazione, del dissesto idrogeologico, degli esodati e delle pensioni da fame, del ritardo su infrastrutture, tecnologie, fonti energetiche. Invece il Parlamento ritiene di doversi occupare di unioni civili trascurando questioni ben più cruciali. Chi non vuole sposarsi non si sposi, con tutti i pro e i contro della sua scelta; ma non faccia perdere tempo al Parlamento ed alla Società.

Due adulti consenzienti, etero o omosessuali che siano, hanno diritto di organizzare come meglio credono la propria vita. Non mi permetto minimamente di metter in discussione questa premessa. E la legge italiana consente tale libertà di scelta.

L’ordinamento laico deve garantire che tale organizzazione di vita sia liberamente decisa e praticata, specialmente a tutela del soggetto economicamente, socialmente, psicologicamente più debole.

Matrimonio o convivenza: tertium non datur

Chi vuole un vincolo più solido e stabile con i relativi oneri e garanzie ha l’opzione del matrimonio. Chi non vuole tali vincoli può scegliere la libera convivenza che in qualsiasi momento può concludersi. Libero ognuno, liberi tutti; o sposati o conviventi: tertium non datur. Non riesco proprio a comprendere quali valori, quali principi, quali tutele si possano aggiungere a queste due opzioni basilari con una legislazione sulle unioni civili?

I diritti civili che invocano tutti quelli impegnati in questa dispendiosa battaglia parlamentare, a discapito della povertà delle famiglie dilaniate dalla crisi economica, sono già in gran parte previsti dal Codice Civile. Non c’è certamente bisogno di creare una terza via confusa e contraddittoria tra il matrimonio e la libera convivenza. Cosa proibisce a due conviventi di metter in comune il proprio patrimonio, di definire la successione post mortem a favore dell’altro, di assistere o esser assistiti in caso di bisogno fisico e/o spirituale?

Chi non vuole legami scelga serenamente la convivenza, chi crede a vincoli più impegnativi si sposi. Non si può immaginare di avere allo stesso tempo la libertà della convivenza e le garanzie del matrimonio proprio come insegnavano i Latini: cuius comoda, eius incomoda.

L’amore vero è impegnativo

L’amore vero è esigente, totalizzante. Non ammette deroghe alla responsabilità nei riguardi dell’altro anche quando la passione finisce per spegnersi. Chi non vuole questi vincoli non li assuma, non prenda impegni e non pretenda che altri li prendano per lui. Sappia valutare ciascuno con la propria coscienza personale e sociale. Che fondatezza può avere una dichiarazione d’amore che non diventa al momento opportuno un matrimonio?

Con le unioni civili la messa in comune di due vite diventa una sorta di mutuo, un patto di convenienza più che di convivenza.

Il pasticcio delle unioni civili rischia di creare soltanto danni e confusione a discapito del partner più debole.

Quando poi, attraverso le unioni civili si cerca di ratificare in modo surrettizio le adozioni gay bisogna metter in campo ogni energia politica, culturale, sociale per scongiurare tale pericolo.

Finché parliamo della vita di due adulti che non volendo sposarsi non si capisce bene quale tutela pretendano dalla Legge è un conto. Le adozioni gay sono però un’altra cosa in quanto coinvolgono un minore debolissimo a causa dell’età.

No alle adozioni gay: tuteliamo i minori

Nel nostro ordinamento la tutela del minore è un fondante valore riconosciuto dalla Costituzione. E non credo proprio che le adozioni gay riconoscano tale diritto. Un diritto, senza dubbio alcuno, preminente rispetto al desiderio di genitorialità degli omosessuali, alcuni dei quali ritengono di poter fare tutto e meglio da soli.

Madre Natura è molto chiara: due donne o due uomini non possono generare da soli. Le adozioni gay non possono diventare una scorciatoia per aggirare questa sacrosanta verità. Le adozioni gay finirebbero per legittimare anche pratiche aberranti come l’utero in affitto che considero una mortificante crudeltà.

Come si può definire civile una società che costringe una donna, a causa del bisogno economico, a portare in grembo la vita per nove mesi sapendo che il neonato le sarà strappato via al momento della nascita? Una vera e propria barbarie.

Le adozioni gay sottendono l’idea che un bambino possa avere due mamme e due papà. Come si può immaginare che la sua mente possa elaborare una simile situazione certamente non naturale? Quale confusione di ruoli educativi si viene a determinare? Quale modello di sessualità matura in questo ambito? Quando il ragazzino adolescente avrà i primi tremiti nei riguardi della compagna di banco non penserà di esser anormale avendo sempre avuto come riferimento sessuale due papà o due mamme?




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