Unioni civili

Matrimoni gay: calo dal 2015 al 2016 e si divorzia il 7% in più rispetto a quelli etero

matrimonio gay

(Foto: © Ivonne Wierink - Fotolia.com)

di Gabriele Soliani

Si comincia a ridiscutere delle unioni civili alla Camera dei Deputati. C’è da aspettarsi le solite schermaglie, ma ci sono dati che parlano chiaro e cerchiamo di considerarli. Nei Paesi Bassi, c’è stato un crollo dei matrimoni gay. In Svezia i matrimoni gay finiscono in divorzio nei primi sei anni, il 7% in più rispetto a quelli eterosessuali. In Romania sono state raccolte due milioni firme a difesa della famiglia naturale.

L’Ufficio Centrale di Statistica dei Paesi Bassi (Cbs) ha controllato il numero e la durata dei “matrimoni” gay dal 1 aprile 2001, anno in cui furono legalizzati nei Paesi Bassi, fino ad oggi. Ci sono dati interessanti.

La prima evidenza è che c’è un crollo delle richieste di “matrimoni” gay. Quelli maschili sono passati da 1.339 del 2001 a 647 del 2015. Quelli femminili da 1.075 nel 2001 a 748 nel 2015.

Dal 2003 a oggi si “sposano” più le lesbiche che i maschi omosessuali. Questo giustifica anche il maggior numero di divorzi tra le coppie di sole donne che tra coppie gay maschili. I divorzi al femminile sono più numerosi ma anche  più elevati in percentuale. Il 30% delle coppie di donne che si sono “sposate” nel 2005 dopo dieci anni hanno chiesto il divorzio, contro il 15% delle coppie maschili e contro il 18% delle coppie eterosessuali. Queste coppie di sole donne in definitiva hanno una probabilità doppia di divorziare rispetto a tutte le altre coppie. Un’altra ricerca scientifica dal titolo “The Demographics of Same-Sex Marriages in Norway and Sweden”, pubblicata su Demography del 2006, informa che in Svezia il 30% delle “nozze” gay in rosa finiscono in divorzio entro 6 anni, rispetto al 20% dei “matrimoni” gay maschili e al 13% di quelli eterosessuali.

In Italia Giuseppina La Delfa, la “fondatrice” ed ex presidente di Famiglie Arcobaleno, e la “moglie” Raphaelle Hoedts hanno ottenuto dalla Corte d’Appello di Napoli la trascrizione di due sentenze del tribunale civile di Lille nelle quali veniva riconosciuta l’adozione incrociata dei due figli delle donne (nati biologicamente da ciascuna delle due).

Le due donne si erano sposate in Francia ma sono residenti in provincia di Avellino e i Comuni di residenza, Serino e Santo Stefano del Sole, si erano rifiutati di trascrivere i certificati di nascita dei due bambini. Facendolo, infatti, avrebbero dovuto riportare sui documenti la doppia maternità.

L’anno scorso in seguito a un ricorso delle due “spose”, la Corte d’Appello aveva riconosciuto come valido il loro matrimonio omosex ed ora ha riconosciuto anche l’adozione. I giudici hanno inoltre condannato i Comuni a pagare un risarcimento di cinquemila euro, e «questo – ha dichiarato Maria von Kaenel, presidente delle famiglie arcobaleno– servirà da monito per altri che volessero agire in modo discriminatorio contro le famiglie arcobaleno». La sentenza ha effetto immediato, ma l’amministrazione locale potrebbe fare ricorso in Cassazione. L’Obiezione di coscienza in Italia ….. esiste ancora e la Costituzione parla chiaro. Per la Legge gli “affetti” sono scelte personali che non riguardano lo Stato.

Intanto anche la Romania si  muove per difendere, nella Costituzione, il matrimonio naturale fra uomo e donna.  In meno di due mesi sono state raccolte due milioni di firme (che rappresentano il 10% della popolazione) per proteggere costituzionalmente la famiglia naturale. È una iniziativa di liberi cittadini per promuovere un emendamento costituzionale a difesa della famiglia naturale. I sostenitori del referendum cercano di prevenire “interpretazioni” dell’articolo 48 della Costituzione rumena che riconosce la Famiglia “fondata sul matrimonio libero tra coniugi, l’uguaglianza di questi e il diritto e il dovere dei genitori di assicurare la crescita, l’educazione e l’istruzione dei bambini”. Ovviamente anche in Romania il referendum vuole specificare che per “coniugi”  si intendono “un uomo e una donna”. Il percorso sarà lungo e complicato perché dovrà passare sia al Congresso che al Senato con una maggioranza dei 2/3 dopo il referendum. E poi dovranno sopportare l’aggressione mediatica e le campagne intimidatorie dell’Unione Europea  con minacce che potranno arrivare al taglio dei fondi strutturali previsti per il paese. Questo è lo stile della democratica e civile Unione Europea.

Per difendere la famiglia naturale e i figli occorrono sacrifici e determinazione.




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3 risposte su “Matrimoni gay: calo dal 2015 al 2016 e si divorzia il 7% in più rispetto a quelli etero”

Non ho niente da eccepire sull’articolo, ma il titolo dice una cosa non vera: da quali numeri si deduce che i gay si divorziano 7 volte di più degli etero? divorziano il 7 % di più! Non i sembra la stessa cosa.
Una informazione fatta in questo modo è contro producente.

Chiediamo scusa ai nostri lettori per l’errore nel titolo, frutto di una momentanea distrazione come chiarisce bene il contenuto stesso dell’articolo e ringraziamo di cuore per la segnalazione.

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