Prepararsi alla Pentecoste

Educare non “secondo me” ma secondo lo Spirito, cosa significa per un genitore?

Doni dello Spirito Santo

di Giovanna Pauciulo

Cosa significa per una famiglia vivere secondo lo Spirito? Alla vigilia della Solennità di Pentecoste proponiamo una lettura dei doni dello Spirito in chiave familiare perché i genitori possano sentire di avere nel compito educativo un alleato straordinario.

Papa Francesco nell’Esortazione post sinodale Amoris Laetitia, parlando ai genitori dice che accanto al bisogno di far maturare delle abitudini occorre proporre ai figli uno stile di vita che via via li coinvolge e li motiva perché altrimenti anche il buon esempio da solo non basta. Possiamo avere dai figli la risposta  “per te va bene così” oppure ottenere che i figli si comportano e agiscono in un determinato modo solo quando sono in nostra presenza o avvertono il nostro giudizio, ma per se stessi, se devono scegliere da soli usano un altro codice di comportamento. La virtù non è una semplice abitudine, ma è l’attitudine costantemente rinnovata di scegliere il bene.

Per quanto spetta ai genitori, sorretti dalla forza dello Spirito, è necessario adoperarsi per suscitare nei figli l’attesa dell’avvento dello Spirito perché possa portare a compimento  il bene che Dio ha seminato nei loro cuori. Ogni umano concepimento, sia quello del primo istante della vita sia tutti quelli che nel compito educativo i genitori attuano, sono atti creativi di Dio, nei quali si compie ogni volta questa Parola: “Mandi il tuo Spirito, sono creati, e rinnovi la faccia della terra” (cfr Salmo 104,30).

San Paolo scrive che il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé (Gal 5, 22). Le virtù non sono opere, ma frutto: in tal modo sembra dire che amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, ecc. non sono opere dell’uomo, atteggiamenti o iniziative che nascono da lui e trovano in lui la sua forza, ma sono gli effetti prodotti in noi dalla grazia dello Spirito. Il fatto stesso che si parla di frutto e non di frutti, sottolinea maggiormente che una è la fonte da cui scaturisce una vita ricca di ogni virtù. L’invito che i genitori possono rivolgere ai figli e cioè di camminare secondo lo Spirito significa chiedere loro di custodire l’unità con lo Spirito.

Un sistema educativo per educare ad una vita virtuosa suggerito dalla Pentecoste  è accogliere e educare ai doni dello Spirito.

Amore

La lista delle virtù si apre significativamente con l’amore. Lo Spirito effonde nei nostri cuori l’amore di Dio (Rm 5,5), cioè Dio stesso che è Amore (1Gv 4,7). Questa presenza di Dio in noi diventa una sorgente da cui sgorga una vita nuova, comunica una forza che ci permette “ogni mattina di risorgere e sognare sempre impossibili itinerari”. Per il genitore si tratta di testimoniare al figlio la certezza che Dio provvede e non manca di accompagnare e di donare le energie necessarie quando ci sembra di perdere in realtà l’amore vince.  L’amore è l’elemento che più di ogni altro distingue l’essere umano: “amo, dunque sono”. L’amore potenzia ogni nostra attitudine, ogni aspetto della nostra personalità. L’amore infatti “scaccia il timore” (1Gv 4,18) e ci rende perciò audaci: chi ama non calcola, non traccia più il confine tra il possibile e l’impossibile. Testimoniare al figlio una vita donata significa educare a fare della vita, di tutta la vita, un dono per tutti. Quando parla dell’amore Gesù non fa distinzione e non pone limiti e condizioni, come noi siamo soliti fare. Il fatto che l’amore sia un dono significa che esso viene da Dio e non può dunque rimanere legato alle emozioni, sempre mutevoli. Se l’amore fosse solo un sentimento non potremmo ad esempio amare i nemici.

Dio ama non costringe, propone non impone, ecco una dinamica educativa che può usare il genitore per educare all’amore. Tutto ciò che è fatto per costrizione non è gradito a Dio. È l’amore che deve imporre la sua dolce legge e invitare ciascuno a limitare le sue pretese e a rinnegare il proprio io. In famiglia ci si può esercitare perché qui l’amore non si nutre di eventi straordinari ma si manifesta nelle piccole cose.

Gioia e pace

La gioia dello Spirito non è una condizione psicologica, una particolare emozione che in determinate circostanze invade la nostra esistenza: la gioia è il volto luminoso della fede, nasce dalla certezza che Dio accompagna i nostri passi, in tutti i giorni, anche in quelli di pioggia e di oscurità. Quando i figli sono piccoli ci si attarda a suscitare in loro un sorriso, ogni piccola smorfia, espressione soprattutto, quando sono  neonati, ci fa gioire perché si sembra che ci sorridano. Ecco il genitore è chiamato a suscitare il sorriso, perché è il segno di chi rende grazie, di chi si sente amato, pensato e corrisponde, a partire dalla espressione del volto. Ad una suora che aveva chiesto di andare a visitare i poveri, in un momento in cui il suo volto appariva triste, Madre Teresa dice: “Non andarci. Torna a coricarti. Con un volto così non si può andare a trovare i poveri” .

La perfezione della gioia è la pace perché essa costituisce il segno interiore della grazia, cioè di una vita nuova. Una situazione di stabilità interiore, una vita riconciliata che diventa segno di riconciliazione. Nella vita familiare la pace si manifesta nella serenità con cui si affrontano gli eventi, anche quelli più imprevisti; nella capacità di perdonarsi reciprocamente per sanare ogni ferita, nel rifiuto di ogni inutile competizione e di ogni tentativo di prevalere sull’altro. La pace si coltiva dove si accetta “Cristo, nostra pace” (Ef 2,14) come unico Maestro.

Un sistema educativo impostato sui primi tre doni (Amore, gioia e pace) dovrebbe essere la premessa per sperimentare gli altri.  Amore, pace e gioia  fanno riferimento all’azione dello Spirito nel cuore di ciascuno. Gli altri doni, invece, possono essere letti come il riflesso di questa grazia, un’espressione di questa nuova vita interiore: la pazienza, la benevolenza, la bontà, la fedeltà, la mitezza e il dominio di sé e indicano la modalità con cui il cristiano è chiamato a vivere la sua fede nelle concrete vicende storiche in cui il Regno di Dio si manifesta e cresce. Ecco perciò che rappresentano una traccia per i genitori che educano alla fede.  

Un progetto educativo pur bene impostato si scontra con tante resistenze, interiori ed esteriori, vi sono le debolezze proprie di ciascuno e i condizionamenti sociali, le incomprensioni, le sollecitazioni e le tentazioni del maligno che continuamente provocano la nostra fede. Di fronte a queste difficoltà, che in alcuni momenti possono apparire molto superiori alle nostre forze, è necessario chiedere umilmente il dono della fedeltà e della mitezza e del dominio di sé.

Cari genitori, l’alleanza con lo Spirito Santo non toglie la fatica del nostro compito, ma ricolma di una certezza che mai abbandona il credente: Abbà, Padre! La certezza di essere figli vince ogni paura e permette di affrontare ogni avversità. La nostra paternità e maternità come riflesso di quella divina è una progressiva crescita in cui i doni dello Spirito e le virtù che abbiamo ricevuto trovano sempre più spazio nelle scelte fino a diventare uno stile di vita. Non dobbiamo mai dimenticare però che gli impegni scaturiscono da una vita spirituale che viene continuamente plasmata dalla grazia.




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