27 Agosto 2016

27 Agosto 2016

Non voglio perdere nessun giorno

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 25,14-30)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:
«Avverrà come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì.
Subito colui che aveva ricevuto cinque talenti andò a impiegarli, e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone.
Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con loro.
Si presentò colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne portò altri cinque, dicendo: “Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”.
Si presentò poi colui che aveva ricevuto due talenti e disse: “Signore, mi hai consegnato due talenti; ecco, ne ho guadagnati altri due”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”.
Si presentò infine anche colui che aveva ricevuto un solo talento e disse: “Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso. Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra: ecco ciò che è tuo”.
Il padrone gli rispose: “Servo malvagio e pigro, tu sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l’interesse. Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. Perché a chiunque ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche quello che ha. E il servo inutile gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”».

Il commento

Chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno” (25, 14-15). La parabola rimanda alla creazione, a quel versetto in apparenza così semplice ma anche così gravido di conseguenze: “Facciamo l’uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza, e domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo” (Gen 1,26). L’essere immagine di Dio rende l’uomo capace di dominare sull’intera creazione. È questo il talento che abbiamo ricevuto e mettere a servizio di tutti. Se dimentica questo dono e Colui dal quale lo ha ricevuto, l’uomo diventa incapace di mettere a frutti tutti gli altri doni. Se dimentica di essere dono, l’uomo non può diventare un dono. La parabola evangelica intende descrivere il rapporto che Dio instaura con l’uomo e pone l’accento da una parte sulla fiducia di Dio e dall’altro sulla libertà e la responsabilità della persona. Colui che ha consegnato i suoi beni ai servi, manifestando così una incondizionata fiducia in loro, tornerà un giorno per verificare se e come hanno usato i talenti ricevuti: “Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con loro” (25,19). È questo il passaggio fondamentale della parabola che invita i discepoli a non vivere con superficialità, cercando un benessere egoistico e illusorio.

Consumata dalla malattia e senza più alcuna realistica speranza di guarigione, santa Zelia scrive alla cognata: “Occorre assolutamente che non perda il poco tempo che mi resta da vivere: sono dei giorni di salvezza che non ritorneranno mai più, ne voglio approfittare” (LF 213, 15 luglio 1877). Seguendo una testimonianza così luminosa, chiediamo anche noi la grazia di non sciupare nessuno dei giorni di questa vita. Lo chiediamo con una preghiera del poeta indiano Tagore (1861-1941: “Dammi Signore, la forza di sopportare serenamente gioie e dolori. Dammi la forza di rendere il mio amore utile e fecondo. Dammi la forza di elevare il mio pensiero sopra le meschinità della vita di ogni giorno. Dammi la forza di arrendere con amore la mia forza alla tua volontà”.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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