CORRISPONDENZA FAMILIARE

di don Silvio Longobardi

Solo i genitori possono aiutare i figli a scoprire il Vangelo come vita e non come una dottrina

19 Settembre 2016

genitore

Don Silvio scrive una lettera a una coppia di genitori che si prepara a vivere la Prima Eucaristia della loro bambina e sottolinea l’importanza che tutta la famiglia si prepari a vivere questo evento proprio in quanto chiesa domestica.

Carissimi Franco e Giovanna,

nell’ultimo colloquio mi avete chiesto suggerimenti per prepararvi alla Prima Comunione di Maria Pia e per integrare la proposta di catechesi che offre la parrocchia. Sono rimasto piacevolmente sorpreso da questa richiesta che esprime assai bene il nostro carisma domestico [del movimento ecclesiale “Fraternità di Emmaus”] e mi costringe a riflettere su questo aspetto non marginale della vita familiare.

Quello che vi apprestate a vivere deve essere fortemente segnato da una più viva e intensa partecipazione eucaristica. L’incontro con Gesù Eucaristia non riguarda solo Maria Pia ma coinvolge e interpella anche voi. Vostra figlia deve percepire che anche voi siete in cammino, insieme con lei. Anche per voi questo è tempo di conversione, un’occasione per scoprire la bellezza di questo sacramento, partecipare più frequentemente alla celebrazione eucaristica e gustare in modo nuovo la preghiera di adorazione. È un cammino che purifica e rinnova, dona la grazia di mettere Cristo al centro della propria vita e di ritrovarsi come famiglia più uniti attorno alla mensa del Signore.

La catechesi parrocchiale ha finito per esautorare la famiglia della sua naturale responsabilità educativa. Alla famiglia sembra che rimanga solo l’aspetto organizzativo. Molti genitori, anche quelli che fanno un cammino di fede, non hanno acquisito la coscienza di essere chiesa domestica, piccola comunità nella quale Dio opera. Accompagnare i figli significa vivere con loro le tappe più importanti della vita e vuol dire perciò crescere insieme a loro.

È necessario presentare la preparazione all’Eucaristia come un vero cammino di conversione, ovviamente adatto all’età dei destinatari. Un cammino che si fa insieme con la propria famiglia, chiesa domestica, e con gli altri fanciulli della stessa parrocchia. La catechesi deve educare i fanciulli a mettersi in ascolto della Parola, a vivere la comunione fraterna e a fare esperienza di carità, soprattutto a favore dei più deboli. Tutto questo ovviamente deve essere adattato alla loro età. Ma non dobbiamo pensare che sono troppo piccoli per capire queste cose.

Per fare questo cammino il ruolo della famiglia è assolutamente indispensabile. Solo i genitori possono aiutare i figli a scoprire il Vangelo come vita e non come una dottrina, come un’esperienza e non come un insieme di pratiche religiose. E solo loro possono aiutarli a tradurre il Vangelo nella vita, a capire cioè quali scelte bisogna fare e quali comportamenti occorre evitare. Per fare questo dovete però parlare di voi, di come il Signore è entrato nella vostra vita, del vostro primo incontro con Gesù  Eucaristia e delle altre scelte che avete fatto nel suo Nome.

Nelle prossime settimane vi darò altre e più precise indicazioni ma volevo scrivervi fin d’ora per invitarvi a mettervi in cammino. Vi ringrazio per la testimonianza di fede. Vi saluto con le parole di san Paolo: “Il Signore poi vi faccia crescere e abbondare nell’amore vicendevole e verso tutti, come è il nostro amore verso di voi” (1Ts 3,12).

Don Silvio




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1 risposta su “Solo i genitori possono aiutare i figli a scoprire il Vangelo come vita e non come una dottrina”

Vi ringrazio la risposta che avete dato. Io sono catechista e vorrei tanto che tutti i genitori ascoltassero le parole di questo articolo. Il Signore vi benedica,

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