Testimoni

“Per questo vale la pena vivere”: Vittorio e Rosalia: un figlio naturale, otto in affido

Vittorio Trancanelli

a cura di Giovanna Abbagnara

Oggi vogliamo riproporre ai nostri lettori la bellissima esperienza coniugale del servo di Dio Vittorio Trancanelli, medico e padre esemplare morto nel 1998 a soli 54 anni attraverso le parole di Rosalia Sabatini, la sposa amata. Un’esperienza ordinaria vissuta con straordinaria fiducia in Dio e nella consapevolezza di vivere la famiglia con un luogo di amore e di accoglienza.

“Quando io e Vittorio eravamo fidanzati pensavamo già ad un matrimonio cristiano, volevamo vivere con il Signore ed anche fondare la nostra vita su di Lui che è la Roccia. E su questa Roccia costruire la nostra casa e fare in modo che in ogni momento della nostra giornata Lui fosse con noi, nella nostra famiglia. Ci sembrava un sogno tutto questo, ma piano piano, con la lettura e la meditazione della Parola di Dio potevamo realizzarla. Così dopo il matrimonio e dopo la nascita di Diego decidemmo di mettere in pratica il Vangelo, nel versetto 5 del Vangelo di Matteo, capitolo 18: “Chi accoglie anche uno solo di questi bambini in nome mio, accoglie me”. E così diventammo genitori anche di Andrea e Paola, due fratellini, che venivano da Firenze. Sapevamo di due bambini piccoli, ma quando il giudice ci ha mandato a conoscerli in Istituto la suora ci ha chiesto di prendere una bambina somala di undici anni malata di diabete che doveva fare quattro insuline al giorno. Io ero un po’ titubante, perché non conoscevo la malattia, ma subito Vittorio disse che a quella avrebbe pensato lui. Non si smentiva mai, quando c’era da fare qualcosa per il Signore era sempre pronto. E così anche Nadia entrò nella famiglia. Le insegnò come doveva gestire la malattia e così piano piano divenne indipendente. Erano due anni che avevamo Nadia in affido che ci chiamarono in ospedale perché stava morendo una ragazza madre, un’infermiera che aveva avuto una figlia down, ed ora che era arrivata alla fine della sua vita era disperata perché non sapeva dove lasciare la figlia: “Non la mettete in istituto” ci implorava con quegli occhi così grandi e lucidi, ci stava chiedendo di prenderla nella nostra famiglia. Io e Vittorio abbiamo pregato prima di decidere e Alessandra si aggiunse alla nostra famiglia. Dopo un po’ di tempo che avevamo Alessandra è arrivato anche Luca di undici anni. Ogni volta che arrivava un figlio in affido Vittorio si dispiaceva per la grande povertà che trovava in questi bambini e mi diceva: “Cara Lia, è difficile, c’è da ricostruire l’umanità”. Allora io gli rispondevo: “Forza Vittorio tu sei un uomo giusto. Così dopo Luca sono arrivati due gemelli di otto anni. Non era passato un mese dall’inserimento dei bambini nella famiglia che Vittorio si ammalò e dopo tre mesi morì. Il Signore toglieva un pilastro della famiglia. Poco prima di morire Vittorio chiese di avere tutti i figli intorno al letto, era in ospedale in rianimazione. Parlò a tutti i figli dicendo: “Siate bravi, andate avanti”, e prendendomi la mano mi disse: “Per questo motivo valeva la pena di vivere, non per diventare qualcuno, fare carriera e i soldi”.

Rosalia Sabatini




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