Gioco d’azzardo

Il parroco contro il gioco d’azzardo. Intere famiglie completamente distrutte

slot-machine

di Ida Giangrande

La Chiesa è da sempre, schierata in prima linea nella lotta contro il gioco d’azzardo. A Tor de Schiavi, quartiere romano, il parroco locale lancia la campagna Non giocarti la vita per sensibilizzare soprattutto i giovani.

I numeri parlano chiaro, la dipendenza dal gioco d’azzardo è un fenomeno sempre più diffuso e redditizio per la criminalità organizzata. Si calcola che nel 2016 il flusso denaro proveniente da slot machine e sale da gioco è cresciuto dell’8% rispetto all’anno precedente, raggiungendo la quota record di 95 miliardi. La patologia sembra non conoscere grossa differenza di età o sesso, a giocarsi letteralmente la vita sono padri di famiglia, anziane nonnine e ragazzi poco più che adolescenti. Il fenomeno parte fin da bambini ed è incoraggiato anche dall’uso frequente di giochi su smartphone e tablet. Come se non bastasse oggi basta entrare in una tabaccheria qualsiasi per trovare una slot machine e a poco serve leggere scritte del tipo: “Attenzione! Il gioco potrebbe indurre dipendenza patologica!”. La storia di intere famiglie è stata completamente distrutta da questo tipo di patologia, se non ci sono soldi da giocare, li si chiede in prestito ad uno strozzino e la strada verso il collasso è, spesso irrimediabilmente, aperta. La Chiesa è da sempre schierata in prima linea nella battaglia contro il gioco d’azzardo, lo dimostra bene don Maurizio Mirilli, parroco nel quartiere romano di Tor de Schiavi che ha lanciato da pochi giorni la campagna: “Non giocarti la vita”. “Da quando sono parroco qui – ha dichiarato don Maurizi – ho affrontato una decina di casi. Naturalmente sono tanti di più, perché coloro che escono allo scoperto sono la minoranza. Ce ne sono tantissimi altri che avrebbero bisogno di essere aiutati, ma che invece rimangono nel nascondimento perché c’è tanta vergogna”. Complice il bisogno di evadere da una vita asfissiante e il miraggio di un facile guadagno, il piacere del gioco prende facilmente il sopravvento e diventa compulsivo, un bisogno irrefrenabile che può distruggere completamente i sacrifici di una vita. Non è tutto, negli ultimi tempi denuncia don Maurizio, è aumentata vertiginosamente la presenza di slot machine. Se ne vedono ovunque, nei bar, nelle tabaccherie, nelle sale giochi abitualmente frequentate da adolescenti. “In questi ultimi anni, molti esercizi commerciali, molti bar, a volte anche per affrontare i loro problemi economici, si affidano alle slot machine per avere un guadagno piuttosto facile. Il fenomeno sta dilagando, per cui sotto casa chiunque è tentato da queste macchinette. Addirittura ci sono locali in cui, 24 ore su 24, si può andare a giocare, anche di notte”. C’è bisogno di affrontare il problema coinvolgendo le istituzioni che devono farsi promotori di una rieducazione sociale volta al senso di responsabilità. “Come tutte le dipendenze, l’approccio deve essere duplice: da un lato, ovviamente, ci deve essere l’aspetto repressivo, il controllo. Bisogna evitare di avere queste macchinette sotto casa. C’era stata la proposta di legge che diceva che queste slot dovevano essere almeno a 500 metri di distanza dalle scuole, dalle chiese, ecc. Poi purtroppo, questa legge non è passata”. Dall’altro lato invece secondo don Maurizio è necessario tenere lontani i bambini dai giochi il più possibile: “I genitori sin da bambini devono aiutare i ragazzi a evitare di crescere anche con i giochi sul cellulare, per esempio. C’è infatti questa tendenza, purtroppo, di alcuni genitori, di fare la ricarica telefonica per far giocare i bambini e i ragazzi online. Proprio lì inizia la dipendenza, perché dal gioco banale poi si passa facilmente al gioco ripetitivo, continuativo, davanti alle slot machine”.




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