proteggere i bambini

Giusto proteggere le specie protette di animali, ma i bambini nel grembo materno chi li protegge?

di Gabriele Soliani

Presentato al Senato un Disegno di legge a tutela della flora e della fauna dell’ecosistema. Sono previsti da 2 a 6 anni di carcere per chi uccide un orso bruno o un’aquila reale: e per chi invece sopprime un embrione?

Al Senato è stato presentato un Disegno di legge chiamato delitti contro flora e fauna protette che sancisce il carcere a chi uccide specie protette.

Da 2 a 6 anni di carcere per chi uccide un orso bruno o un’aquila reale, oltre a una multa da 15 mila euro a 150 mila. Sono le principali misure previste da un disegno di legge sui reati contro flora e fauna presentato il 22 febbraio al Senato dalle senatrici Monica Cirinná (Pd), Loredana De Petris (gruppo misto, Si), Silvana Amati (Pd), Manuela Repetti (Gruppo Misto).

“Oggi con questo ddl introduciamo un miglioramento fondamentale a tutela del fragile patrimonio naturale del Paese, e ci impegniamo a farlo subito calendarizzare”, ha detto De Petris. “Chiederemo che il ddl sia incardinato in commissione Giustizia il più velocemente possibile – ha detto la senatrice Cirinnà – pensate che un rapace protetto catturato illegalmente in natura, come l’aquila del Bonelli, viene venduto a 20 mila euro, e l’ammenda fino ad ora era solo di 2 mila euro”.

Alessandro Polinori della ong animalista Lipu ricorda che: “Nel bacino del Mediterraneo, l’Italia è seconda solo all’Egitto per numero di uccelli catturati o uccisi illegalmente, con circa 8 milioni di esemplari”.

Per Antonino Morabito e Antonio Pergolizzi di Legambiente: “Questo ddl finalmente considera anche la flora e la fauna come appartenenti all’ecosistema, andando a completare la legge sugli ecoreati, la 68 del 2015, che puntava sui delitti di gestione illegale di rifiuti e scorie”.

Tutto il Creato è da proteggere e amare, come ci ricorda papa Francesco, ma è doveroso iniziare dal bambino nel grembo materno. Per non essere ipocriti e scandalizzarci dell’uccisione di un orso bruno dovremmo pensare anche alle migliaia di poveri embrioni umani usati per la fecondazione in vitro dei quali oltre l’80% va perduto, delle migliaia nei congelatori, e poi ancora dei bambini fabbricati e ceduti ai committenti e di quelli con la trisomia 21 che non sono fatti nascere.  Senza timori di smentite dobbiamo dire: prima i bambini e poi gli animali.

 




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