Il prezzo dell’amore

Dalla croce il perdono si erge come luce su un cumulo di macerie

Crocifisso

Crocifisso ligneo del Santuario di S. Antonio di Padova a Polla (SA)

di Giovanna Abbagnara

Sulla croce Gesù continua ad avere lo stesso sguardo di tenerezza. Pur tra le difficoltà chiede al Padre di perdonare i suoi persecutori e pur conoscendo la vita dei malfattori chiede per chi lo riconosce la vita eterna, insegnando a noi tutti il prezzo dell’amore.

È il Venerdì Santo. Dopo essersi caricato della Croce e percorso la via del Calvario, Gesù arriva su una collina e lì viene crocifisso. Crocifisso in mezzo a due malfattori, mentre la folla resta a guardare indifferente, i capi del sinedrio lo deridono, i soldati tirano a sorte le sue vesti, e lo scherniscono. Il dolore del Figlio dell’Uomo è vissuto in una delle più atroci persecuzioni: la derisione, il disprezzo degli altri, la certezza di non essere creduto, abbandonato dagli amici di sempre. Il Giusto viene trattato come un malfattore. Gesù sperimenta la solitudine più profonda. Deriso da chi ami, da colui per cui stai donando la tua vita.

Quante volte anche noi sperimentiamo il disprezzo e la derisione proprio dalle persone che amiamo. Proprio loro, il mio sposo, la mia sposa, fanno dei nostri sentimenti oggetto di scherno, proprio loro sono pronti a farci battaglia pur di contrastare i nostri sogni, proprio loro cercano di piegare i nostri progetti ai loro bisogni personali. Il dolore più grande è sentirsi incompresi da coloro per cui stai dando la tua vita. È un dolore sordo che consuma le energie e spesso è la ragione latente per tante separazioni coniugali. Lì dove la stima lascia il posto alla critica e la cura per l’altro lascia il posto all’indifferenza.

In mezzo a questo mare di dolore, quando le parole servono solo ad essere lanciate come pietre, dove l’amore viene lapidato pur di salvare le proprie ragioni, emerge una parola di luce. La prima parola pronunciata da Gesù dalla cattedra della Croce è “perdono”. L’indifferenza, gli scherni, le risate beffarde, gli sputi non hanno il potere di spegnere l’amore. E il perdono si erge come luce su un cumulo di macerie. “Anche l’amico in cui confidavo, anche lui ha alzato contro di me il suo calcagno” (Sal 41). “Ti perdono anche se mi hai tradito, ti perdono anche se ti sei preso gioco di me”. Quanta dolcezza in quelle parole di Gesù: “Padre perdona loro”. Quanto amore per me, per ognuno di noi. Cristo ci insegna il prezzo del perdono. È altissimo. Significa decentrarsi, farsi da parte, morire. Morire all’orgoglio perché l’altro si senta rinato e rigenerato dal lavacro del mio perdono. Quanti matrimoni, quanti legami familiari potrebbero ricevere nuova vita da questa semplice parola: perdono! Il tradimento non è l’ultima parola. Perdono è invece la prima parola di una nuova vita, dove il dolore non scompare ma viene rivestito di una nuova armatura, quella che Cristo ci dona con la sua croce.

Anche i malfattori si fanno largo sulla scena della croce. Nessuno si cura di loro. Sono dei reietti. Dei morti che parlano. Il primo confonde la sua voce con quella del male intorno a lui: “Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!”. Come è facile lasciarsi cullare dalle voci del mondo! Confondiamo il nostro pensiero con quello degli altri. Il male ci schiavizza, ci imbruttisce e siamo pronti anche noi a lamentarci sempre di tutto e a inveire contro gli altri attribuendo loro la colpa delle nostre disgrazie, delle nostre difficoltà, del nostro non essere capaci di rialzarci dalla melma in cui siamo caduti. Il peccato all’inizio è dolce come il miele ma con il passare del tempo scava dentro una voragine in cui il male si accumula e ci allontana sempre di più dal Bene e dal Bello. Arriviamo a un punto di non ritorno. E quando pensiamo di essere oramai giunti alla fine, di aver toccato il fondo, di non avere nessuna altra speranza, ecco che girando per un attimo il volto incrociamo lo sguardo di Gesù. È lì. È lì insieme a noi. Ha mischiato il suo sangue al mio sangue di ladro e malfattore. Ha ricevuto le stesse frustrate e gli stessi miei sputi. È salito sulla croce con me. Non mi guarda dal basso. Non mi compatisce dall’alto. È accanto a noi, crocifisso anche lui.

In quante famiglie quando arriva il dolore, una malattia, la disabilità di un figlio, la morte di una persona cara sprofondiamo nella disperazione più nera e siamo pronti ad incolpare quel Dio che se ne sta inerme nell’alto dei cieli mentre questa umanità subisce la violenza della guerra, l’orrore della miseria, la brutalità del terrorismo. E ci chiediamo: dov’è Dio? E ci chiedono: “dov’è il tuo Dio”? L’altro malfattore incrocia lo sguardo di Gesù e i suo occhi lo riconoscono. “Non ha fatto nulla di male”. Lo sguardo di Gesù lo risana, lo perdona, lo riabilita alla relazione, lo salva. Sì, lo salva!

Oggi sarai con me in Paradiso”. In quell’oggi c’è la salvezza. C’è la chiave per entrare nella vita eterna. “Oggi per questa casa è venuta la salvezza” (Lc 19,9). “Oggi, se udite la sua voce, non indurite i vostri cuori” (Eb 3,15). È l’oggi rivestito di fede che ci permette di custodire il sì coniugale. Se teniamo gli occhi fissi su Gesù, ogni giorno possiamo custodire lo sguardo per la persona amata, per i figli, per i fratelli, per la comunità che ci è stata affidata. Fin ad accorgerci che nelle difficoltà Egli non ci ha lasciati da soli. Ma è proprio lì, pronto a donarci la mano per condurci oltre la soglia della morte. I malfattori fanno scelte diverse. Uno sceglie il male, l’altro riconosce il Bene. E noi cosa scegliamo oggi?

 




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1 risposta su “Dalla croce il perdono si erge come luce su un cumulo di macerie”

Forse è proprio questa la parola chiave dell’articolo: “scelta”. Bisogna scegliere tra bene e male e, sulla base di questa scelta, decidere se seguire o meno la strada insieme a Dio e a Suo Figlio. Non ci hanno lasciati soli, né lo faranno mai. Il dolore di Gesù deve guidarci, insegnarci, farci capire quanto ci ami nonostante tutti i nostri peccati; il suo amore per noi è infinito ed eterno e noi dovremmo imparare a comprenderlo e ad apprezzarlo in tutti i suoi aspetti, sia quelli più dolorosi che quelli più cupi. Dovremmo imparare tutti cosa vuol dire davvero “perdonare” e “pregare”: solo così saremo in grado di comprendere appieno il suo sacrificio e le nostre vite, vite che vanno migliorate, mai abbandonate, che devono essere ricche di perdono, carità e rispetto, non di malvagità, indifferenza e violenza. Non sarà il tradimento a vincere, ma proprio il perdono, che deve guidarci giorno dopo giorno durante la nostra strada, fino alla vita eterna. La strada più luminosa è proprio quella illuminata da Gesù e da Dio, quindi perché limitarsi a scegliere la flebile luce del male? Io scelgo il bene.

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