Equilibrio familiare

Padri amici: perché un figlio ha bisogno del “no” del padre per crescere

di Giovanna Pauciulo

In famiglia non è possibile che tutti facciano tutto. Nella dinamica dei ruoli che sostanzia la famiglia di un equilibrio speciale ma anche molto delicato, un compito importante è sicuramente affidato alla madre, ma è di vitale importanza anche il ruolo del padre.

Nella società di oggi sembra che l’identità maschile e quella femminile si stiano progressivamente sbiadendo fino a confondersi e, io direi, ad annullarsi. Con esse, purtroppo, anche le distinzioni educative tra padre e madre si affievoliscono sempre di più, spesso si confondono, talvolta si oppongono addirittura. La conclusione è il disorientamento dei figli.

Proviamo dunque a recuperare l’armonia dell’alleanza educativa, proviamo a riassettare la strada, sgombrandola, dove è necessario, da ciò che non serve.

Non c’è dubbio che nella maggior parte delle famiglie oggi vi è una maggiore apprensione, che talvolta genera un’ansietà forse eccessiva nei confronti dei figli e delle scelte che essi compiono. Ma queste preoccupazioni sono orientate nella giusta direzione? Molto spesso lo sguardo dei genitori non è plasmato dalla fede, essi sono preoccupati più della salute fisica che di quella spirituale e si lasciano prendere più dalle inquietudini materiali che da quelle morali. È necessario chiedere ai genitori credenti di avere occhi nuovi per accompagnare i loro figli sulla via che conduce alla pienezza della gioia.

In una famiglia non è possibile che tutti facciano tutto. Nell’alleanza coniugale è necessaria una definizione specifica dei ruoli genitoriali. Ancora una volta il modello di riferimento è la Sacra Famiglia. Nella dinamica dei ruoli che sostanzia la famiglia di un equilibrio speciale ma anche molto delicato, un compito importante è sicuramente affidato alla madre, ma è di vitale importanza anche il ruolo del padre.

La paternità, come ci insegna san Giuseppe, non deve essere confusa o appiattita sulla maternità. Il padre non deve diventare un mammo. Pur aiutando e supportando la propria sposa, egli deve conservare la propria identità.

È vero oggi i padri sono più presenti, ma vorrei evidenziare qualche rischio. Anche cronologicamente oggi il padre è presente fin dall’inizio nell’avventura genitoriale, pensiamo a coloro che scelgono di essere presenti in sala parto ad esempio. Io direi che tutto ciò è importante, ma non è possibile valutare la presenza del padre dal tempo che egli dedica a cambiare i pannolini, o a giocare con i bambini. Il dibattito sull’assenza o presenza del padre non può risolversi riflettendo sulla presenza fisica del padre quanto piuttosto sulla necessità di stabilire un codice paterno educativo. Cioè i padri che possono e devono far tutto, sostenendo le madri e/o sostituendosi alle madri, sono chiamati a custodire la propria identità. Il codice paterno ha la funzione di consegnare le regole della vita sociale, i limiti entro i quali muoversi e, in questo senso, anche gli spazi di libertà consentiti. I papà oggi sono molto più legati da una relazione di fiducia e affetto con i loro figli. Ma questa dimensione relazionale non deve confondere i ruoli. Meglio non essere troppo papà amici soprattutto nell’adolescenza. Il papà amico non deve essere il modello scelto per distinguersi dagli errori del passato. L’abilità paterna si manifesterà proprio nella capacità di tenere insieme la carica affettiva e quella normativa. Il figlio ha bisogno del “no” del padre perché la sua crescita si ordini sulla realtà, rallentando così la corsa adolescenziale del “tutto è possibile”.

Alcune forme di depressione giovanile, di non curanza nei confronti della crescita sono riconducibili proprio a un deficit di resistenza da parte del padre. Tenere vivo l’interesse e il desiderio di crescere richiede un padre, anche simbolico, che permetta di congedarsi dall’infanzia. Il “no” è in funzione della crescita del figlio per permettere a lui di trovare la propria strada. Sotto questo aspetto dice il prof. Andreoli commentando un’indagine Eurispes per delineare la figura del papà di oggi: “Il padre deve incarnare l’autorità – e precisa – attenzione alle parole: autorità non c’entra nulla con autoritarismo, che è una modalità violenta. Per guadagnarsi l’autorità dei figli, per essere ascoltato, per accompagnarli nel cammino di crescita, il papà deve possedere tre caratteristiche. La prima è che deve esserci, anche quando è fisicamente lontano da casa, deve far sentire il suo sguardo e la sua attenzione sulla famiglia. Poi deve essere coerente: un padre che cambia idea, che prima sgrida e poi fa finta di nulla, non è attendibile agli occhi del figlio. Infine, un padre dovrebbe avvertire il bisogno di suo figlio come qualcosa che caratterizza la sua esistenza di uomo adulto, ogni padre dovrebbe pensare tutti i giorni a quanto vuole bene ai suoi figli e interrogarsi sulla relazione che sta instaurando con loro”.

Direi, perciò, che non possiamo definire il manuale del padre presente, ma certo è importante che il padre ci sia e si metta accanto alla giusta distanza dal figlio e dalla madre, una distanza non affettiva ma educativa, questo per consegnare un’eredità, per donare il segreto prezioso del vivere, per essere quell’elemento conflittuale che permette ai figli di tirar fuori tutte le loro risorse e di farcela. Un padre non deve aver paura di dare le regole chiare, adeguate, contestuali e da una certa età in poi anche negoziate, questo servirà ai figli per diventare uomini e donne autonomi e responsabili.




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