Tempo di Pasqua in famiglia

2 Maggio 2017

2 Maggio 2017

La casa del Pane

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 6,30-35)
In quel tempo, la folla disse a Gesù: «Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: “Diede loro da mangiare un pane dal cielo”».
Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero. Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo».
Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane».
Gesù rispose loro: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!».

Il commento

Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!” (6,35). Gesù invita la folla a cercare il cibo che dura per sempre (6,27) e subito dopo spiega che questo pane lo può dare solo il Figlio dell’Uomo. A Lui, dunque, dobbiamo guardare, Lui solo ha la vita e può comunicare la vita. Emerge qui l’assoluta centralità del Figlio, sul quale il Padre “ha messo il suo sigillo” (6,27). Se tutto passa attraverso Gesù, il primo passo da fare – quello decisivo – consiste nel credere in Lui (6,29), cioè nel riconoscere Gesù come il Signore della vita. Tutto nasce dalla fede.  Nella misura in cui ci uniamo a Lui, riceviamo la vita. La manna che ha nutrito il popolo nel deserto era solo un segno della mano provvidente di Dio (6,32). Il simbolo viene ora sostituito dalla realtà. Nella prima alleanza Dio dona la manna, nella nuova alleanza Dio dona se stesso, è Lui, infatti, il Pane della vita (6,35). Gesù non si limita a darci il pane, diventa Lui stesso il Pane. Egli comunica la vita donando la sua vita! È questa la via che anche noi dobbiamo percorrere.

Un inno liturgico ricorda che siamo frumento di Cristo e invita a pregare così: “In pane trasformaci, o Padre” (Comune dei Pastori). Per diventare pane dobbiamo lasciarciimpastare dallo Spirito. Il pane non è fatto per essere visto o ammirato ma per essere mangiato, scompare per diventare cibo. In questa immagine c’è tutto il senso del nostro vivere: siamo fatti per diventare pane sbriciolato nelle mani di Dio, consumati per diventare cibo. Chi vive così, risponde pienamente alla sua vocazione. Tutto questo passa attraverso l’Eucaristia, è questa la nostra quotidiana Betlemme (in ebraico Bet lechem significa “casa del pane”): chi entra in questa casa, non solo avrà sempre il pane necessario per riempire di vita l’esistenza terrena ma riceverà la grazia di diventare lui stesso pane per i fratelli, il pane della comunione e della gioia, il pane della vita e della speranza. È una grazia da chiedere con umiltà.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).

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