In compagnia dei santi Luigi e Zelia

La santità di Luigi e Zelia ha molto da dire ai consacrati

don Silvio Longobardi

La peregrinatio dei Santi Martin continua e genera incontri ricchi di grazia. Nella lettera di oggi, don Silvio ci consegna la gioia dell’incontro con tante comunità religiose, con i seminaristi e i sacerdoti diocesani: “Accogliete Teresa di Lisieux come sorella spirituale e i suoi Santi genitori come vostri genitori nella fede”.

Cari amici,

non è facile scegliere quali aspetti raccontare della peregrinatio, tanti e diversi sono i luoghi e le persone che incontriamo. Oggi vorrei soffermarmi sulla vita religiosa. Non c’è tappa in cui non abbiamo incontrato suore e frati: dalle Suore Missionarie di Gesù Eterno Sacerdote che abbiamo incontrato a Varallo Sesia (Vercelli) ai religiosi Stimmatini che ieri sera hanno accolto il reliquiario nella parrocchia del Sacro Cuore di Bellizzi (Salerno). Senza dimenticare le Figlie di santa Maria della Provvidenza, la comunità religiosa fondata da san Luigi Guanella che hanno riservato alle reliquie un’accoglienza particolarmente ricca di calore e fede.

Ad Assisi (25-29 aprile) il vescovo, mons. Domenico Sorrentino, ha affidato tutta l’organizzazione della peregrinatio alle Suore Carmelitane Messaggere dello Spirito Santo, una comunità giovane e piena di vita nata in Brasile una trentina di anni fa, che hanno fatto il possibile e l’impossibile per coinvolgere la Chiesa locale ed hanno seguito con attenzione tutti gli incontri previsti in agenda. La loro testimonianza, unitamente a quella dei Frati che seguono lo stesso carisma, anch’essi presenti nella diocesi di Assisi, è stata per me una vera grazia, un segno e una conferma che la vita religiosa non è affatto in declino ma si manifesta in forme antiche e sempre nuove.

A Roma siamo stati accolti dai Carmelitani Scalzi ai quali è affidata la parrocchia san Pancrazio. Il sorriso cordiale e contagioso di p. Ernesto, polacco come tutti gli altri frati di quella comunità religiosa, era il segno visibile di una fede semplice e ingenua, quella che vorremmo sempre incontrare quando entriamo in una casa religiosa. La celebrazione eucaristica è stata presieduta dal Padre Saverio Cannistrà, 58 anni, Superiore generale dell’Ordine carmelitano, che ha saputo tratteggiare sapientemente il cammino spirituale compiuto dai santi Luigi e Zelia mettendo in evidenza la loro interiore docilità alla grazia e ai suggerimenti dello Spirito. Un’omelia da riascoltare.

A Matera e Potenza abbiamo incontrato il carisma francescano, sono stati i figli del Poverello di Assisi che ci hanno accolto con il nostro prezioso carico ed hanno fatto di tutto per amplificare l’annuncio della santità coniugale. Grazie al loro generoso impegno, oltre a tante famiglie, abbiamo incontrato sia i seminaristi lucani che i postulanti francescani dell’Italia Meridionale, una tappa importante e significativa che ha offerto a questi giovani la possibilità di confrontarsi dal vivo con la vocazione coniugale. P. François-Marie Léthel, un religioso carmelitano docente di teologia, afferma che “non tutti i teologi sono santi ma tutti i santi sono teologi”. Ed è proprio così! La santità vissuta è una pagina di teologia che illustra, meglio di tante altre parole, la natura della fede e il senso stesso della vita cristiana. L’incontro con i seminaristi è stato concluso da una coppia di sposi che, dopo aver ricordato la propria esperienza, ha lasciato ai giovani un invito e un appello: “Parlateci della santità, non abbiate paura di chiedere agli sposi una vita degna di Dio, non abbiate paura di proporre una fede matura e impegnata non solo nei sentieri del servizio ma anche in quelli della preghiera”.

Luigi e Zelia, ho detto ai giovani seminaristi, non sono mai andati in un seminario ma avrebbero voluto farlo perché desideravano ardentemente avere un figlio sacerdote e missionario. Li ho invitati perciò ad accogliere Teresa di Lisieux come sorella spirituale e i suoi Santi genitori come i propri genitori nella fede.

Incontri come questi rispondono ai suggerimenti di Papa Francesco che nell’Amoris laetitia chiede di offrire “una formazione interdisciplinare più ampia sul fidanzamento e il matrimonio” che non si ferma solamente alla dottrina”. La santità coniugale di Luigi e Zelia (e degli altri sposi che la Chiesa propone come modelli di vita evangelica) e la testimonianza degli sposi rappresentano certamente un elemento significativo della loro formazione al sacerdozio. Non a caso, la nostra peregrinatio termina nel seminario di Ars, la città dove san Giovanni Maria Vianney, da tutti conosciuto come il Santo Curato d’Ars, ha svolto il suo ministero di presbitero e di parroco.

Abbiamo portato il reliquiario dei santi Luigi e Zelia anche al monastero santa Chiara di Potenza, ad oggi l’unico monastero in tutta la Basilicata. Abbiamo trovato una comunità numerosa e ricca di giovani monache, in barba a tutti coloro che lamentano la crisi vocazionale. Non è stata l’unica tappa monastica della peregrinatio: ad Assisi abbiamo fatto sosta presso le Clarisse di san Quirico e quelle di santa Colette, ci siamo recati anche presso le Monache Benedettine. A Roma non potevamo non entrare, sia pure per un tempo assai breve, nel piccolo monastero delle carmelitane polacche situato nei pressi del Teresianum. Ogni volta che passo la soglia del monastero è per me come un dovere, pensando che tutte le figlie di Luigi e Zelia hanno scelto proprio la vita monastica.

Sono solo pochi frammenti di un’esperienza molto più ampia. Ma bastano a far comprendere tutto il bene che cerchiamo di seminare. Affido questo ministero al buon Dio e alle vostre preghiere perché possa portare frutti abbondanti. Un caro saluto a tutti.

Don Silvio




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