07 Giugno 2017

7 Giugno 2017

Un altro mondo

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Marco (Mc 12,18-27)
In quel tempo, vennero da Gesù alcuni sadducei – i quali dicono che non c’è risurrezione – e lo interrogavano dicendo: «Maestro, Mosè ci ha lasciato scritto che, se muore il fratello di qualcuno e lascia la moglie senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello. C’erano sette fratelli: il primo prese moglie, morì e non lasciò discendenza. Allora la prese il secondo e morì senza lasciare discendenza; e il terzo egualmente, e nessuno dei sette lasciò discendenza. Alla fine, dopo tutti, morì anche la donna. Alla risurrezione, quando risorgeranno, di quale di loro sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie».
Rispose loro Gesù: «Non è forse per questo che siete in errore, perché non conoscete le Scritture né la potenza di Dio? Quando risorgeranno dai morti, infatti, non prenderanno né moglie né marito, ma saranno come angeli nei cieli. Riguardo al fatto che i morti risorgono, non avete letto nel libro di Mosè, nel racconto del roveto, come Dio gli parlò dicendo: “Io sono il Dio di Abramo, il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe”? Non è Dio dei morti, ma dei viventi! Voi siete in grave errore».

Il commento

Alla risurrezione, quando risorgeranno, di quale di loro sarà moglie?” (12,23). Il contesto è impregnato di polemica, siamo nella fase conclusiva del ministero pubblico di Gesù, il contrasto che oppone il Rabbi dalla Galilea ai capi religiosi diventa sempre più forte. Nell’episodio precedente erano i farisei e gli erodiani a metterlo alla prova circa la questione del tributo a Cesare (Mc 12,13-17), in questo brano sono i sadducei che lo interrogano sulla resurrezione. Gesù viene continuamente chiamato in causa, non può sottrarsi alle domande degli avversari. Egli accoglie e risponde anche quando si accorge che le domande non sono sincere. I sadducei non credono nella resurrezione dei morti e trovano nella Scrittura un appiglio per mostrare l’infondatezza di tale dottrina. La legge del levirato, data da Mosè (Dt 25, 5ss), appare in evidente contraddizione con la dottrina sulla resurrezione. Propongono un caso eclatante (12,20-23): una donna è data in sposa a sette fratelli e tutti muoiono senza lasciare figli. Se nessuno di loro può avanzare diritti, nel tempo della resurrezione di chi sarà moglie questa donna? La domanda sembra mettere in crisi la fede nella resurrezione. Ma Gesù smaschera l’errore e rimprovera i sadducei di non conoscere “le Scritture, né la potenza di Dio” (12,24). Proprio loro, che si credevano depositari della Rivelazione divina, vengono rimproverati di non conoscere la Scrittura. Gesù li accusa di voler comprendere l’eterno alla luce del tempo, l’invisibile a partire dal visibile, la Parola di Dio alla luce della ragione. L’esperienza di questa vita non può essere usata come un metro per misurare l’eternità. La resurrezione ci introduce in un altro mondo, cioè in un mondo che è altro rispetto a tutto quello che conosciamo. In questa vita la relazione affettiva tra l’uomo e la donna passa attraverso il matrimonio. Ma in quell’oltre misterioso, che solo Dio conosce, riceviamo la veste degli angeli. Non siamo in grado di dire come sarà. Possiamo solo fidarci di Colui che ha promesso.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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