15 Giugno 2017

15 Giugno 2017

Non si cammina da soli

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 5, 20-26)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Io vi dico: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.
Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non ucciderai”; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna.
Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono.
Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo!».

Il commento

Chiunque si adira con il proprio fratello… chi poi dice al fratello… se tu presenti la tua offerta all’altare e ti ricordi che tuo fratello… va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello” (5, 22…24). È Gesù che parla, è sua la Parola che traccia la via da seguire. Ed è una parola autorevole che rilegge in modo nuovo le antiche parole della Legge: “Ma io vi dico” (5,22). Il primo passo della fede è quello di mettersi in ascolto e accogliere con umile disponibilità la Parola. Il secondo è quello di accettare la sfida della relazione e viverla nella logica di una comunione che abbatte ogni barriera. Questo cammino, Gesù lo sa bene, presenta non poche difficoltà. E tuttavia, egli chiede di considerare gli altri non come estranei ma come fratelli, non come avversari ma come compagni di viaggio, non come ostacoli ma come sostegno. In pochi versetti il vocabolofratello [adelphós] ricorre quattro volte, un’insistenza più che significativa, un modo per ricordare il legame che unisce coloro che appartengono alla comunità cristiana. Nel NT questo vocabolo infatti non fa riferimento genericamente al prossimo ma al battezzato, a colui che condivide la stessa fede in Dio, lo stesso amore per Gesù Cristo e che ha ricevuto lo stesso Spirito. Essere fratelli è un legame oggettivo, non dipende dalla simpatia o dall’avere la medesima sensibilità. È la fede che ci rende fratelli. Ed è la carità che ci fa vivere come fratelli e ci fa sperimentare la gioia di cui parla il salmista: “Ecco, com’è bello e com’è dolce che i fratelli vivano insieme!” (Sal 133,1).

La comunione fraterna è sicuramente la sfida più difficile ma è anche quella decisiva. Chi rifiuta di camminare per questa via, rinuncia a vivere la fede. “Non si cammina mai da soli ma in compagnia” (Benedetto XVI). Ma tutto nasce dall’incontro con Gesù Cristo: solo se lo sguardo è rivolto a Lui saremo in grado di accogliere la sfida della comunione e impareremo a fare dell’amicizia un segno di quella storia profumata dalla presenza di Dio.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).

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