22 Giugno 2017

22 Giugno 2017

Elogio della precarietà

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 6, 7-15)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Pregando, non sprecate parole come i pagani: essi credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima ancora che gliele chiediate.
Voi dunque pregate così:
Padre nostro che sei nei cieli,
sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno,
sia fatta la tua volontà,
come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano,
e rimetti a noi i nostri debiti
come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori,
e non abbandonarci alla tentazione,
ma liberaci dal male.
Se voi infatti perdonerete agli altri le loro colpe, il Padre vostro che è nei cieli perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli altri, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe».

Il commento

Dacci oggi il nostro pane quotidiano” (6,11). Il brano che oggi la liturgia ci dona ci conduce nel cuore del discorso della montagna, il Mistero di Dio ha il volto buono di un Padre che veglia sull’umanità e si preoccupa di non far mancare l’essenziale e di condurre tutti alla meta. La versione di Matteo è più radicale di quella lucana (Lc 11, 1-4): stando al primo evangelista possiamo chiedere soltanto il pane di OGGI, senza neppure accennare al domani. Luca invece invita a chiedere il pane di “ogni giorno”, la preghiera abbraccia un tempo più ampio e suggerisce l’idea che non venga mai a mancare il pane. Gesù ci insegna a chiedere il pane quotidiano, cioè quello che serve per l’oggi. Non è possibile fare scorte. Ogni giorno dobbiamo chiedere il pane di ogni giorno. La condizione dell’uomo sulla terra è quella della precarietà. Il Padre nostro ci insegna a pregare come poveri che hanno sempre bisogno di tutto. La richiesta invita il credente a non credersi mai autosufficiente, al contrario egli deve imparare che non può bastare a se stesso perché ha continuamente bisogno di Dio. Chi accetta di vivere così volge continuamente lo sguardo a Dio. Molti cristiani hanno paura della precarietà e fanno di tutto per non aver bisogno della Provvidenza. Il Padre nostro, invece, ricorda e insegna la necessità di coltivare la fiducia nella Provvidenza.

Nel riferire la frase di una persona stimabile che aveva avanzato dubbi sulla presenza amorevole di Dio, santa Zelia scrive: “Lo so bene io che il buon Dio si occupa di me: me ne sono accorta molte volte in vita mia ed ho molti ricordi a questo riguardo che non si cancelleranno mai dalla mia memoria” (LF 156). San Giovanni Calabria (1873-1954) si definiva così: “Sono un povero servo agli ordini della Divina Provvidenza. Il mio compito consiste nel tenere sempre fisso lo sguardo ai cenni della volontà di Dio ed obbedirgli prontamente”. Oggi chiediamo la grazia di restare umili servi che vivono aggrappati ai fili invisibili della Provvidenza.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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