27 Giugno 2017

27 Giugno 2017

Una perla preziosa

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 7, 6. 12-14)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le calpestino con le loro zampe e poi si voltino per sbranarvi.
Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge e i Profeti.
Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che vi entrano. Quanto stretta è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e pochi sono quelli che la trovano!».

Il commento

Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci” (7,6). È una di quelle parole che facciamo più fatica a comprendere perché non corrispondono alla mentalità del nostro tempo. Gesù invita i discepoli a custodire gelosamente la verità, non possiamo comunicare a tutti e senza la dovuta attenzione quelle parole che svelano i misteri più santi. Così facendo non solo rischiamo di sminuire il valore della Parola ma otteniamo l’effetto contrario, chi ci ascolta si fa beffe di noi o addirittura si rivolge contro di noi. Evidentemente Gesù non invita a nascondere quella Parola che altrove comanda di annunciare “dai tetti” (Mt 10,27). Egli chiede piuttosto di non sbandierare la verità con superficialità ma di agire con prudenza. L’apostolo Paolo ricorda che “l’uomo lasciato alle sue forze non comprende le cose dello Spirito di Dio” (1Cor 2,14). Nella mentalità giudaica cani porci sono animali impuri. I cani, commenta san Giovanni Crisostomo, fanno pensare a coloro che sono “induriti nel male”; i porci, invece, a coloro che sono “immersi nei vizi”. Non possiamo ignorare che nel mondo c’è il male. Il peccato costruisce muri di incomprensioni. Non tutti sono pronti ad accogliere il Vangelo. I contadini sanno che prima di gettare il seme, occorre arare il terreno. Ci sono situazioni in cui la testimonianza della carità è la prima e forse l’unica parola da dire. Nei primi secoli solo i battezzati potevano partecipare alla liturgia. Anche i catecumeni, cioè coloro che si preparavamo al battesimo, dovevano uscire dopo l’ascolto della Parola. I santi misteri non potevano essere celebrati davanti a tutti! Non si tratta di escludere qualcuno ma di custodire la bellezza e il valore della liturgia. E chi voleva entrare in quello spazio sacro doveva prima imparare il linguaggio della fede.

Non possiamo chiedere agli altri quello che noi stessi non siamo disposti a fare. Oggi chiediamo la grazia di accostarci alla Parola con purezza di cuore e di accoglierla come una perla (Mt 13,45), più preziosa e più importante di tutti gli altri beni.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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