10 luglio 2017

10 Luglio 2017

Come ottenere un miracolo

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 9, 18-26)
In quel tempo, [mentre Gesù parlava,] giunse uno dei capi, gli si prostrò dinanzi e disse: «Mia figlia è morta proprio ora; ma vieni, imponi la tua mano su di lei ed ella vivrà». Gesù si alzò e lo seguì con i suoi discepoli.
Ed ecco, una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni, gli si avvicinò alle spalle e toccò il lembo del suo mantello. Diceva infatti tra sé: «Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello, sarò salvata». Gesù si voltò, la vide e disse: «Coraggio, figlia, la tua fede ti ha salvata». E da quell’istante la donna fu salvata.
Arrivato poi nella casa del capo e veduti i flautisti e la folla in agitazione, Gesù disse: «Andate via! La fanciulla infatti non è morta, ma dorme». E lo deridevano. Ma dopo che la folla fu cacciata via, egli entrò, le prese la mano e la fanciulla si alzò. E questa notizia si diffuse in tutta quella regione.

Il commento

Ed ecco, una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni, gli si avvicinò alle spalle e toccò il lembo del suo mantello” (9,20). Il racconto ci fa incontrare una donna sola e schiacciata sotto il peso di una malattia che, stando al racconto di Marco (5,26), l’ha ridotta in miseria. La donna vive dunque una situazione intollerabile che probabilmente ha generato rabbia e delusione. L’accenno ai dodici anni fa pensare ad una lotta che dura da troppo tempo e che, ad un certo punto, ha lasciato il posto prima alla delusione e poi alla rassegnazione. Come accade a molto ammalati cronici, la donna è entrata in quella camera buia in cui non c’è più posto per la speranza. Nella vita di questa donna si accende improvvisamente una luce. Evidentemente ha sentito parlare di Gesù come di un Rabbì che compie prodigi. Decide allora di tentare un’ultima carta. Il racconto lascia intravedere la condizione psicologica di questa donna. Non ha il coraggio di parlargli di persona né può avanzare la sua richiesta in pubblico. Non può dire a nessuno quale male l’affligge. Non è una questione di timidezza o di pudore. Stando alle severe regole della Legge quella malattia causava un’impurità cultuale (Lv 15,25): quella donna non può accostarsi a nessuno né può toccare la veste di alcuno. Per questo s’intrufola clandestinamente tra la folla che circonda Gesù, alle sue spalle, e tocca il suo mantello. È spinta da una fede sincera e audace che la fa ragionare in questi termini: “Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello, sarò salvata” (9,21). Ha una tale fiducia da credere che un piccolo gesto è sufficiente per rubare il miracolo. Questo modo di fare ricorda le parole con cui Charles Péguy si rivolge a Maria: “Ce ne han dette tante, o Regina degli apostoli, / abbiamo perso il gusto per i discorsi / non abbiamo più altari se non i vostri / non sappiamo nient’altro che una preghiera semplice”. E ottiene così la guarigione dei figli. Sì, basta una preghiera semplice per strappare i miracoli.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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