Eutanasia

Doppia imputazione per Marco Cappato: non solo aiutò dj Fabo a suicidarsi, ma lo spinse a cercare una dolce morte

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(Foto: © ikontee - Shutterstock.com)

a cura della Redazione

Respinta la richiesta di archiviazione dell’indagine per Marco Cappato, il radicale che accompagnò dj Fabo a morire in Svizzera. Secondo il gip Luigi Gargiulo, sarebbero due i capi di imputazione da contestargli, tra cui anche quello di aver istigato Antoniani a cercare la morte assistita. In Italia l’eutanasia è ancora suicidio.

È stata respinta la richiesta di archiviazione delle indagini per Marco Cappato, l’esponente dei Radicali che lo scorso febbraio aveva accompagnato in una clinica vicino a Zurigo Fabiano Antoniani, 40 anni, tetraplegico e cieco per via di un incidente stradale, per praticare il suicidio assistito.

I pm Tiziana Siciliano e Sara Arduini, titolari delle indagini, lo scorso maggio avevano chiesto al gip Luigi Gargiulo l’archiviazione per Cappato. Ritenevano, infatti, che l’esponente dei Radicali, non aveva commesso alcun reato ma si era limitato ad aiutare una persona ad esercitare il diritto individuale e cioè il diritto alla dignità e, quindi, all’autodeterminazione che, in questo caso, prevale sul diritto alla vita.

Inoltre i pm nella loro istanza di archiviazione avevano proposto di interpellare la Consulta sulla compatibilità della norma “con i principi fondamentali di dignità della persona umana e di libertà dell’individuo, garantiti tanto dalla Costituzione italiana quanto dalla convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali”.

Ieri il gip ha respinto la richiesta di archiviazione e ha richiesto una doppia imputazione. Secondo il giudice di Milano, Cappato sarebbe responsabile non solo di aver aiutato dj Fabo a suicidarsi, ma di averlo anche spinto a ricorrere alla dolce morte. Nel suo decreto il giudice ritiene che Cappato sia responsabile del reato previsto dall’articolo 580 del codice penale per una duplice condotta in quanto, avendo prospettato a dj Fabo la possibilità di realizzare il suo desiderio di porre fine alla sua vita senza soffrire qualora si fosse rivolto a una struttura svizzera, non solo lo avrebbe aiutato a morire ma avrebbe rafforzato “l’altrui proposito di suicidio”.

A dare notizia che sarà imputato davanti alla Corte d’Assise è stato lo stesso Cappato nel primo pomeriggio di ieri con un tweet che è passato quasi inosservato per circa un’ora.

Ora la Procura avrà 10 giorni di tempo. Poi la richiesta di giudizio, l’udienza preliminare e infine il dibattimento davanti a una giuria composta da due giudici togati e 6 popolari.




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