Matrimoni omosex

Merkel: trentotto minuti per affossare la famiglia

Angela Merkel

di Gabriele Soliani

In prossimità delle elezioni anche per Angela Merkel i matrimoni omosex porterebbero coesione sociale e perfino la pace. Di quale pace parla la cancelliera? Non certo quella della famiglia e nemmeno dei bambini adottati dalle coppie gay o avuti con l’utero in affitto.

In soli trentotto minuti di dibattito il 30 giugno scorso il Bundestag tedesco ha equiparato le unioni omoerotiche al matrimonio naturale. La cancelliera Angela Merkel nei sondaggi è in affannoso svantaggio per le elezioni di settembre dove si presenta per la quarta volta. Il suo diretto rivale, il socialista Martin Schulz (che ebbe il famoso screzio col premier Berlusconi), confermato leader dei socialdemocratici (Spd), aveva espresso il suo sì al matrimonio omosex. La Merkel per non precludersi le successive alleanze elettorali con l’Spd, con i verdi e con i Linke dell’estrema sinistra, lunedì 26 giugno aveva detto di essere d’accordo con la proposta del matrimonio egualitario.

Non solo ma, se nel 2013 la Merkel aveva escluso l’adozione da parte delle coppie gay, adesso afferma invece che “dovrebbe essere possibile la piena adozione” (peraltro già legale in Germania per via giudiziaria). Con una frettolosa dichiarazione riparatrice nei confronti dei suoi elettori e deputati che rappresenta, la cancelliera Angela Merkel ha detto di avere votato “contro” poiché per lei “il matrimonio è tra uomo e donna”. Tuttavia sembra solo un espediente perché ha abbandonato l’opposizione “di principio” alle nozze gay, permettendo così ai suoi deputati della Cdu libertà di coscienza e di voto. Difatti ha aggiunto: “Spero che il voto di oggi non solo promuova il rispetto delle differenze, ma porti anche più coesione sociale e pace”.

In Germania dal 2001 sono in vigore le “unioni civili” dello stesso sesso, quelle alle quali si riferiva come modello da imitare l’allora segretario del Pd Pierluigi Bersani. Dopo sedici anni è arrivato anche il matrimonio omosex con relative adozioni di bambini e la gestazione per altri (o solidale) per le coppie di uomini che dovranno “affittare” un utero. Lo dicevamo da tempo: quando si accettano per legge le unioni civili arriverà anche il matrimonio egualitario. Le unioni civili infatti “preparano” e spingono, per sfinimento, la società civile ad accettare il matrimonio omosex con il continuo martellamento, e relativi piagnistei e vittimismo, dei mass media, delle manifestazioni di piazza e dei proclami mondialisti.

La Merkel però ha usato un doppio stile che fa riflettere. Intanto ha “tradito” i suoi elettori perché aveva loro garantito che il suo governo non sarebbe andato oltre le unioni civili. Chi l’ha votata ora non si sente più rappresentato. Poi l’ha fatto a fine mandato dove non è possibile nemmeno una crisi di governo, l’ha fatto quando nei sondaggi è in perdita per guadagnare voti, per far vedere che il suo partito è all’avanguardia dei tempi e per lasciare una traccia nei cosiddetti diritti civili.

Tutto questo lancia un’ombra di opportunismo e doppiezza. Che poi abbia detto che lei ha votato “no” lascia ancor più perplessi. È come quando si dice che “ha tirato il sasso e poi nasconde la mano”. Addirittura la Merkel ha sostenuto che i matrimoni omosex porterebbero coesione sociale e perfino la pace. Di quale pace parla la cancelliera? Non certo quella della famiglia e dei bambini adottati dalle coppie gay o avuti con l’utero in affitto.

Come leader di un partito che si dichiara cristiano fa ancor più effetto, così come i 75 deputati del suo partito che hanno permesso, sapendolo, l’equiparazione del matrimonio omosex con quello naturale. Senza questi voti probabilmente non sarebbe passata la legge discussa in trentotto minuti.

Alcune considerazioni finali sono però d’obbligo. In Europa i leader e i governi che hanno introdotto di forza i matrimoni egualitari sono stati sonoramente battuti alle elezioni: Zapatero in Spagna, il governo Croato, Cameron in Inghilterra, Hollande in Francia e lo stesso Renzi sconfitto al Referendum. Nel segreto dell’urna i cittadini si ricordano delle umiliazioni subite dalla famiglia, che nonostante tutto è il baluardo di difesa della società, e mandano a casa (come si dice) i leader che la feriscono.

 




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