24 luglio 2017

24 Luglio 2017

Credere per vedere

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 12, 38-42)
In quel tempo, alcuni scribi e farisei dissero a Gesù: «Maestro, da te vogliamo vedere un segno».
Ed egli rispose loro: «Una generazione malvagia e adultera pretende un segno! Ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona il profeta. Come infatti Giona rimase tre giorni e tre notti nel ventre del pesce, così il Figlio dell’uomo resterà tre giorni e tre notti nel cuore della terra.
Nel giorno del giudizio, quelli di Nìnive si alzeranno contro questa generazione e la condanneranno, perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona! Nel giorno del giudizio, la regina del Sud si alzerà contro questa generazione e la condannerà, perché ella venne dagli estremi confini della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone!».

Il commento

Maestro, da te vogliamo vedere un segno” (12,38). Ad una prima lettura questa richiesta, avanzata da scribi e farisei, appare legittima, anzi potrebbe essere interpretata come un gesto di fiducia nelle potenzialità di Gesù. Ma gli interlocutori sono gli stessi che seguono con crescente diffidenza la predicazione del Rabbì di Nazaret, quelli che lo ritengono un bestemmiatore (Mt 9,3) e lo criticano perché mangia con i pubblicani (9,11), quelli che lo accusano di agire per conto del principe dei demoni (9,34). Insomma, sono quelli che hanno già chiuso il loro cuore. Da dove nasce dunque la domanda, espressa con il rispetto dovuto ad una persona che gode di autorità? Fanno capire che sono pronti a cambiare opinione se egli mostrerà un segno, cioè se compirà un miracolo così evidente da azzerare tutti i loro dubbi. In realtà non si tratta di una semplice richiesta ma di una pretesa. Non chiedono con umiltà ma pretendono di dettare l’agenda a Dio, vogliono essere loro a decidere quando e come Dio si manifesta. Chiedono di vedere per credere, in realtà è vero il contrario: chi crede vede, chi crede riceve occhi nuovi per vedere quello che umanamente resta nascosto. Chi si fida di Dio, riceve una luce che gli permette di andare al di là delle apparenze. La risposta di Gesù è durissima e non lascia spazio ad alcuna forma di dialogo: non solo li accusa di essere icona di una “generazione malvagia e adultera” (12,39) ma annuncia che la loro immotivata chiusura prepara una dura condanna nel giorno del giudizio (12, 41-42).

Quante volte anche noi poniamo condizioni, in modo esplicito o implicito, promettiamo qualcosa a condizione di ricevere quello che chiediamo. La fede non è un contratto ma una resa incondizionata. Non ci rende clienti che possono esigere qualcosa ma ci fa sperimentare la gioia di essere figli che sanno di poter contare sulla presenza amorevole di Dio. I santi non hanno chiesto favori e privilegi ma hanno accolto con gratitudine tutto e solo quello che Dio voleva donare. Su questa strada vogliamo camminare anche noi.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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