07 agosto 2017

7 Agosto 2017

Un cuore che vede

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 14, 13-21)
In quel tempo, avendo udito [della morte di Giovanni Battista], Gesù partì di là su una barca e si ritirò in un luogo deserto, in disparte. Ma le folle, avendolo saputo, lo seguirono a piedi dalle città. Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, sentì compassione per loro e guarì i loro malati. Sul far della sera, gli si avvicinarono i discepoli e gli dissero: «Il luogo è deserto ed è ormai
tardi; congeda la folla perché vada nei villaggi a comprarsi da mangiare». Ma Gesù disse loro: «Non occorre che vadano; voi stessi date loro da mangiare». Gli risposero: «Qui non abbiamo altro che cinque pani e due pesci!». Ed egli disse: «Portatemeli qui». E, dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull’erba, prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli, e i discepoli alla folla. Tutti mangiarono a sazietà, e portarono via i pezzi avanzati: dodici ceste piene. Quelli che avevano mangiato erano circa cinquemila uomini, senza contare le donne e i bambini.

Il commento

Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, sentì compassione per loro e guarì i loro malati” (14,14). L’uccisione di Giovanni Battista è un preciso segnale, manifesta una crescente intolleranza nei confronti dei predicatori rivoluzionari. Gesù sceglie perciò di ritirarsi in un luogo deserto, lontano dalla folla (14,13). Un tempo di riposo e di intimità con i discepoli più stretti, un’occasione per istruirli e aiutarli a fare discernimento. Ma quando scende dalla barca trova già una folla numerosa che lo attende. L’evangelista usa tre verbi: vedere, sentire compassione e guarire. Il primo è anche quello più importante. Il desiderio di rimanere con i discepoli non chiude gli occhi, non impedisce a Gesù di vedere la folla. Sono gli occhi a guardare ma è il cuore che vede. Il suo sguardo si sofferma a lungo sulla folla, la scruta, egli legge oltre le apparenze, vede la sofferenza che ciascuno porta nel cuore. Il segno nasce dallo sguardo di compassione di Gesù che si accorge della stanchezza e della fame di chi lo segue, è un segno di condivisione con chi è privo del necessario per vivere.

Leggendo questo vangelo ho ripensato alle parole scritte da Giovanni Paolo II nella Novo millennio ineunte, al termine del grande giubileo. Rievocando l’esperienza di quell’anno tutto speciale il Papa scrive: “Il mio sguardo quest’anno non è rimasto soltanto impressionato dalle folle che hanno riempito Piazza san Pietro durante molte celebrazioni. Non di rado mi sono soffermato a guardare le lunghe file di pellegrini in paziente attesa di varcare la Porta Santa. In ciascuno di essi cercavo di immaginare una storia di vita, fatta di gioie, ansie, dolori; una storia incontrata da Cristo, e che nel dialogo con lui riprendeva il suo cammino di speranza (Novo millennio ineunte, 8). Il Papa non vede solo la folla, una vasta e in fondo anonima aggregazione di persone, ma vede un popolo in cui ogni persona ha una sua singolare individualità. E si sofferma su ciascuno. È questo lo stile di Gesù, lo stile di una Chiesa che non dimentica nessuno perché ama tutti.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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