18 agosto 2017

18 Agosto 2017

Il giardino di Dio

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 19, 3-12)
In quel tempo, si avvicinarono a Gesù alcuni farisei per metterlo alla prova e gli chiesero: «È lecito a un uomo ripudiare la propria moglie per qualsiasi motivo?».
Egli rispose: «Non avete letto che il Creatore da principio li fece maschio e femmina e disse: “Per questo l’uomo lascerà il padre e la madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una sola carne”? Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto».
Gli domandarono: «Perché allora Mosè ha ordinato di darle l’atto di ripudio e di ripudiarla?».
Rispose loro: «Per la durezza del vostro cuore Mosè vi ha permesso di ripudiare le vostre mogli; all’inizio però non fu così. Ma io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, se non in caso di unione illegittima, e ne sposa un’altra, commette adulterio».
Gli dissero i suoi discepoli: «Se questa è la situazione dell’uomo rispetto alla donna, non conviene sposarsi».
Egli rispose loro: «Non tutti capiscono questa parola, ma solo coloro ai quali è stato concesso. Infatti vi sono eunuchi che sono nati così dal grembo della madre, e ve ne sono altri che sono stati resi tali dagli uomini, e ve ne sono altri ancora che si sono resi tali per il regno dei cieli. Chi può capire, capisca».

Il commento

È lecito a un uomo ripudiare [apolûsaila propria moglie per qualsiasi motivo?”  (19,3). Il verbo greco apolúō ha un significato positivo, significa liberarelasciar andare. Significa anche sciogliere il legame, cioè divorziare. In questo caso significa liberarsi di qualcuno, allontanare una persona ormai divenuta ingombrante. È come dire: tu non conti più nulla per me, non sei più nulla, non appartieni più al mio orizzonte esistenziale, non hai più cittadinanza nella mia vita. Non si tratta di una persona estranea incontrata per caso ma di quella donna scelta come compagna per la vita. Nella mentalità del tempo, solo l’uomo poteva fare questo passo. I farisei danno per scontato che il divorzio sia lecito, cioè un diritto riconosciuto. Si limitano a chiedere quali motivi lo rendono lecito. Nella tradizione rabbinica vi erano diverse scuole di pensiero. Alcuni ritenevano che anche le banali ragioni di ordine pratico potevano bastare per allontanare la donna. Altri, più rigorosi, esigevano motivi di una certa gravità. La Legge mosaica permetteva il ripudio (Dt 24, 1-4) ma non dava indicazioni più cogenti. I farisei chiedono a Gesù di esprimere la sua posizione su un tema controverso ma restano nella cornice del divorzio. Possiamo immaginare la loro sorpresa nell’ascoltare la risposta di Gesù: “l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto” (19,6). A giudizio del Maestro non c’è alcun motivo che renda lecito il ripudio. Anzi, aggiunge che questa scelta contrasta con il progetto originario di Dio e sfigura l’opera che l’Onnipotente stava realizzando. Il matrimonio, infatti, non è cosa privata, non è terra di nessuno; è il giardino di Dio, lo spazio umano in cui, più che altrove, il Creatore modella l’umanità. Se è Lui a unire l’uomo e la donna, ogni attentato alla comunione e ogni rottura della comunione coniugale rappresenta oggettivamente uno sfregio all’opera di Dio. Il matrimonio è cosa sacra, appartiene a Dio. Padre, Tu sei la sorgente dell’amore e Tu solo puoi custodire l’amore. Dona agli sposi di accoglierti nella loro casa come Maestro e Signore.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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