21 ottobre 2017

21 Ottobre 2017

Ad alta voce

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 12,8-12)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Io vi dico: chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anche il Figlio dell’uomo lo riconoscerà davanti agli angeli di Dio; ma chi mi rinnegherà davanti agli uomini, sarà rinnegato davanti agli angeli di Dio.
Chiunque parlerà contro il Figlio dell’uomo, gli sarà perdonato; ma a chi bestemmierà lo Spirito Santo, non sarà perdonato.
Quando vi porteranno davanti alle sinagoghe, ai magistrati e alle autorità, non preoccupatevi di come o di che cosa discolparvi, o di che cosa dire, perché lo Spirito Santo vi insegnerà in quel momento ciò che bisogna dire».

Il commento

Chi mi rinnegherà davanti agli uomini, sarà rinnegato davanti agli angeli di Dio” (12,9). Il Vangelo di oggi ci consegna una parola forte che ci sveglia bruscamente dal torpore. Prima di proclamarla, dovremmo dire: tenetevi forte! Fateci caso, queste parole non appartengono alla predicazione ordinaria, anzi sono accuratamente trascurate. Spesso infatti si confonde la misericordia, che riveste l’uomo peccatore e gli ridona la dignità perduta a causa del peccato, con l’accoglienza indiscriminata che mette tra parentesi il peccato. Nella lista dei peccati che abitualmente confessiamo non c’è la testimonianza della fede. La pagina evangelica, invece, ricorda che nel giorno del giudizio è prevista una dura condanna per coloro che nella vita pubblica rinnegano Cristo e/o mettono tra parantesi la fede. Questa parola è rivolta ai discepoli e ricorda che il giudizio sarà più severo nei confronti di chi ha conosciuto la verità. C’è un legame molto stretto tra la vita ordinaria e l’eternità, tra la testimonianza che oggi diamo e il giudizio finale. La confessione della fede è un dovere ineludibile, un impegno da cui dipende la possibilità stessa di partecipare all’eterna gioia. Riconoscere Cristo significa annunciare con gioia e convinzione di essere tra coloro che seguono Gesù, non aver paura di manifestare la gioia di appartenere a Lui. Viceversa, rinnegare è fare come Pietro nella lunga notte della passione quando afferma con decisione di non conoscere Gesù (Mt 26,72) e di non far parte del gruppo dei suoi discepoli (Lc 22,58). Gesù pone il rinnegamento di sé come l’indispensabile premessa della sequela (Lc 9,23). Chi non è disposto a rinnegare se stesso, finirà inevitabilmente per rinnegare Cristo. I numerosi martiri che hanno fatto risplendere la fede a prezzo della vita ci invitano a uscire dal nascondimento. Sospinti dalla loro testimonianza anche noi diciamo dinanzi a tutti e ad alta voce: “Io so in chi credo! Gesù Cristo è vivo! Non è un’idea […]. Io lo amo. Io lo adoro. Io lo seguo senza condizioni. Darei la mia vita per Lui” (Giovanni Paolo II, 20 febbraio 1984).



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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