31 ottobre 2017

31 Ottobre 2017

Ad occhi chiusi

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 13,18-21)
In quel tempo, diceva Gesù: «A che cosa è simile il regno di Dio, e a che cosa lo posso paragonare? È simile a un granello di senape, che un uomo prese e gettò nel suo giardino; crebbe, divenne un albero e gli uccelli del cielo vennero a fare il nido fra i suoi rami».
E disse ancora: «A che cosa posso paragonare il regno di Dio? È simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata».

Il commento

A che cosa è simile il regno di Dio?” (13,18). È questo l’annuncio che accompagna fin dall’inizio la predicazione di Gesù (4,43), ed è questa la parola che egli consegna ai missionari del Vangelo (10,9). È dunque inevitabile che un giorno uno dei discepoli ponga la domanda: quando verrà il regno e come si manifesterà? I discepoli vedevano che la predicazione di Gesù incontrava non solo difficoltà e resistenze ma una tenace opposizione. Gesù risponde con un’immagine sorprendente: “Il Regno di Dio è simile ad un granellino di senape” (Lc 13,19). Non delude le attese ma non illude chi coltiva pretese. Non ritira la promessa ma dice chiaramente che l’opera di Dio appare come una piccola e insignificante realtà nella storia umana, cresce poco alla volta, diventa arbusto e poi albero. Gesù invita a non lasciarsi abbagliare dalle apparenze, a non cercare il successo mondano. Ma dice anche che il Vangelo non è condannato a restare un piccolo seme, al contrario assicura che diventerà un albero grande. Questa crescita tuttavia avviene secondo la legge della gradualità. Il Vangelo non s’impone con forza, né si nutre di violenza. Il cammino storico avviene nella piccolezza, fino al punto da apparire perdente.

L’insegnamento evangelico invita a seminare la Parola con fiducia e speranza. Questo stile è ben diverso dall’ottimismo ingenuo di chi non si arrende dinanzi all’insuccesso perché crede che il domani sarà migliore. La speranza evangelica non è fondata sul desiderio e sull’impegno dell’uomo ma sulla certezza che Dio costruisce la sua storia anche attraverso gli eventi contrari. Dio è sempre all’opera, è capace di trasformare il male in bene e conduce tutto e tutti verso il fine ultimo. La speranza non ci fa vedere nella croce la conclusione tragica delle nostre attese, ma ci fa vivere anche la croce come una tappa di una storia che Dio riveste di amore. “Sperare non significa cominciare a vedere la luce, ma confidare a occhi chiusi” (S. Josemaria Escrivà, Solco, 91). Questa speranza è un dono che lo Spirito concede solo a quanti lo chiedono con umiltà.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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