Aborto

Aborto in Irlanda: diritti, anzi “pretese”, individuali ad ogni costo

di Gabriele Soliani

Mentre la città di Dublino si prepara all’Incontro mondiale delle famiglie del 2018, nel resto del Paese si parla già di apertura legale all’aborto e di famiglie omosessuali. Una guerra di diritti in cui sono dimenticate vere e proprie piaghe sociali come l’alcolismo dilagante.

La prima nazione dell’Europa occidentale a legalizzare l’aborto fu la Gran Bretagna nel 1967, giusto 50 anni fa. Già nel primo dopoguerra i Paesi comunisti dell’est legati all’URSS come Ungheria, Polonia, Bulgaria e Romania legalizzarono l’aborto nel 1956, la Cecoslovacchia nel 1957. Sulle orme dell’URSS, che lo legalizzò nel 1919 subito dopo la rivoluzione. Anzi fu uno dei primi provvedimenti della rivoluzione comunista. Dunque l’Inghilterra fece da capofila persino agli USA che legalizzarono l’aborto in tutti gli Stati federali nel 1973, ed anche alla Jugoslavia di Tito che lo legalizzò nel 1970. Un triste primato che ancora continua e porta i suoi frutti.

Il cardinale Vincent Nichols, arcivescovo di Westminster e primate di Inghilterra e Galles, lo ricorda durante la Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles insieme a quella della Scozia. Nel 2015 nel Regno Unito sono stati effettuati quasi 200 mila aborti. La legge britannica permette l’aborto di un figlio disabile fino a poco prima della nascita. Il cardinale Vincent Nichols dice che questo “è in forte contrasto con la protezione e il rispetto mostrato alle persone che presentano disabilità dopo la loro nascita… e quindi, si auspica una riflessione più ampia per una “maggiore protezione” dei bimbi disabili ancora nel grembo materno attraverso una nuova legislazione”.

Sappiamo che più l’aborto è permesso e ampliato nella sua applicazione più viene compressa l’obiezione di coscienza. Infatti il medico obiettore mette in crisi la deriva abortista che si avvita su se stessa e non ha più freni. Così accade anche in Inghilterra dove aumenta l’irritazione “nei confronti di chi fa obiezione di coscienza riguardo all’aborto”. La Conferenza episcopale in modo garbato chiede la necessità di un’ampia discussione sull’inviolabilità della coscienza personale. Si spinge oltre dicendo che sul fronte dell’aiuto alle donne in gravidanza bisogna fare di più. Dopo milioni di aborti la cultura della vita e la coscienza sono come appannate e indifferenti alle pur minime richieste. Ma bisogna insistere…

Poco lontano i vescovi irlandesi tornano a ribadire “la sacralità e la dignità di ogni vita umana, dal momento del concepimento alla morte naturale, come valore per tutta la società”. Così dice il comunicato finale diffuso il 4 ottobre al termine della plenaria autunnale a Maynooth della Conferenza episcopale irlandese. In primo piano durante i lavori c’è il recente annuncio dato dal Premier Leo Eric Varadkar di promuovere un referendum nel 2018 per rimuovere l’articolo 40.3.3 della Costituzione, aprendo la strada alla legalizzazione dell’aborto nel Paese. Nel comunicato i vescovi ribadiscono quanto già affermato nel corso delle audizioni tenute nell’ambito della “Citizens’ Assembly” e nella loro relazione “Two Lives, One Love” (“Due vite, un amore”) diffusa lo scorso dicembre, vale a dire che: “La vita umana ha inizio al momento del concepimento; che la vita del bambino non ancora nato è uguale a quella di sua madre; e che il diritto alla vita è il diritto umano fondamentale antecedente a tutti gli altri diritti umani”. 

Ricordiamo che il prossimo anno si terrà l’Incontro mondiale delle famiglie a Dublino dal 21 al 26 agosto 2018, la consultazione dei giovani irlandesi organizzata dalla Conferenza episcopale in preparazione al Sinodo dei vescovi del 2018 sui giovani.

L’Irlanda nel 2018 sarà al centro di questi temi importanti: famiglia e difesa della vita e…non a caso si parla già di “famiglie” (cioè anche quelle omosessuali approvate con Referendum il 23 maggio 2015 col 62,1% dei voti) e di apertura legale all’aborto. Già sono in movimento le lobbies abortiste e Lgbt con i loro denari per fare pubblicità a tappeto ma a nessuno però interessa per esempio la piaga… dell’alcolismo sempre più diffusa nel Paese, che distrugge giovani, famiglie, sanità ed economia. Diritti, anzi “pretese”, individuali ad ogni costo.

 




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