Gender

Perché per un bambino è importante avere una mamma e un papà? L’ideologia gender esiste?

di Ida Giangrande

Cos’è più giusto appiattire le diversità o insegnare a rispettarle? A rispondere oggi è Massimo Gandolfini, sposo, padre, medico e portavoce del “Comitato Difendiamo i Nostri Figli”.

La sua esperienza come medico e come padre di sette bambini adottati, ha molto da dire a quanti sostengono che un bimbo potrebbe facilmente adattarsi ad un contesto omogenitoriale. Cosa vivono i bambini? Cosa cercano nelle figure genitoriali? Perché sostanzialmente c’è bisogno di assicurare loro una madre e un padre?
Un bimbo abbandonato è già segnato da un’esperienza molto difficile da poter affrontare ed accettare: la ferita di essere stato rifiutato ed allontanato dalla sua mamma e dal suo papà. Questa ferita può trovare una risposta benefica e riparativa solo se gli si dà l’opportunità di incontrare una “nuova mamma ed un nuovo papà” che lo accolgono e si prendono cura di lui. Ogni bambino compie nei primi anni della sua vita un processo di strutturazione della sua personalità che, attraverso tappe specifiche, lo porta a strutturare il suo “io”. Un elemento imprescindibile è la binarietà delle figure genitoriali, verso le quali il bimbo compie un processo di strutturazione “identificativa” nei confronti del genitore del suo stesso sesso ed uno di “strutturazione diversificativa” nei confronti del genitore dell’altro sesso. Questo accudimento familiare, differenziato e diversificato, rappresenta l’ambiente più vantaggioso per la strutturazione pienamente armonica della personalità di ogni bambino. La differenza biologica, cioè la corporeità donna/uomo, veicola il significato simbolico della differenza antropologica genitoriale, mamma/papà e il differenziato prendersi cura – mediato anche da ormoni diversi, ossitocina per la madre, testosterone per il padre – modella l’ambiente di crescita più idoneo per il figlioletto. Si comprende bene, di conseguenza, che se una delle due figure genitoriali è assente – come le coppie omogenitoriali – certamente non si crea il miglior ambiente per la “buona” crescita psicologica del bimbo. Al momento non abbiamo ancora un “follow up” sufficiente per dare una sicura valutazione degli esiti dell’omogenitorialità sui bimbi, ma penso che fra un paio di decenni vedremo risultati non incoraggianti. E questo – sia detto con grande chiarezza – dando per scontato l’atteggiamento positivo ed amoroso degli “omogenitori”. Al di là dell’impegno e della buona volontà delle persone coinvolte, rimane il dato oggettivo neuro-biologico che non può essere surrogato.

La “teoria del gender” in due parole…
Non è semplice sintetizzare in due parole una teoria che affonda le sue radici negli anni ‘50, si è sviluppata negli anni ‘70 e ‘80, fino a giungere ai nostri giorni, con modifiche ed implementazioni varie. Il caposaldo fondamentale è rappresentato dalla diversità di significato che si applica ai termini “sesso” e “genere”. Per la ideologia gender, il sesso è un mero dato biologico, ininfluente nella costruzione della personalità e del ruolo sociale maschio/femmina. Il “genere” è una libera scelta individuale di appartenenza, che può anche essere opposta al sesso biologico, che nasce dalla “percezione” di sé che il soggetto esperisce. In questo senso, quindi, non è stabile e fisso (come il sesso) ma continuamente variabile e modificabile nel tempo. Per questa ragione si parla anche di “sesso fluido”, o di “terzo sesso” o di genere “queer” (J. Butler). Con grande efficacia papa Francesco ha definito il gender uno “sbaglio della mente umana”.

Livellare e appiattire le diversità tra uomo e donna, servirà davvero a combattere la discriminazione?
Sono fermamente convinto che diversità non significa diseguaglianza. Si può e si deve essere diversi e, al medesimo tempo, uguali in dignità, valore, significato. Donna e uomo sono assolutamente differenti, portatore ciascuno di una sua ben precisa specificità – genetica, ormonale, fenotipica, psicologica, sentimentale – e contemporaneamente sono assolutamente uguali in valore e dignità. Del resto, lo stesso movimento femminista richiede che si superi l’appiattimento dell’egualitarismo, promuovendo l’esaltazione delle specificità del femminile vs maschile.

Si può ignorare l’influenza del corpo nella ricerca della propria identità di genere? Quali sono i condizionamenti che il sistema biochimico esercita sulla sessualità?
Per rispondere a questa domanda servirebbe un libro di qualche centinaio di pagine. Cercando di essere sintetici, l’essere umano è sessuato in ogni sua cellula. Il patrimonio cromosomico/genetico è il determinante biologico fondamentale della sessuazione. La presenza del cromosoma sessuale Y modella il sesso maschile, e la sua assenza modella il fenotipo femminile. Il medium ormonale – androgeni per i maschi, estrogeni per le femmine – modella organi ed apparati secondo le caratteristiche della differenza sessuale. Gli studi neurobiologici più recenti hanno ormai dimostrato che perfino il nostro cervello è in buona parte “sessuato”, con differenze di ordine strutturale e funzionale.

In una società come la nostra, posso ancora permettermi di dire che sono contraria alla teoria del gender senza che nessuno si senta offeso per questo?
Penso che stiamo vivendo in un grande equivoco, non so se voluto o inconsapevole. Si è creato un “cortocircuito” per cui opporsi all’ideologia gender significa attaccare o offendere le persone omosessuali. In realtà si tratta di due argomenti assolutamente diversi: un conto è l’omosessualità, un conto è l’elaborazione di una teoria che si propone di stravolgere l’umano e l’antropologia fondamentale della persona. Conosco molte persone omosessuali che sono in profondo contrasto con l’ideologia dell’identità di genere “a scelta”, “alla carta”. Chi cerca di contrastare il gender non è “omofobo”, è semplicemente una persona di buon senso, che si oppone a quell’atteggiamento che va tanto di moda oggi per cui i bimbi “non hanno un sesso” e devono essere educati ad autodeterminarsi verso un genere a scelta. Pensiamo al caos, affettivo e cognitivo, a cui si espone un bimbo della scuola d’infanzia o della scuola elementare, quando viene indottrinato secondo il gender: la personalità si frattura, l’identità di sé si liquefa e l’angoscia esistenziale comincia a navigare dentro una piccola persona che non ha difese, che è fragile e dannosamente malleabile.

Parliamo del “bus della libertà”. Una libertà evidentemente negata considerando gli ultimi avvenimenti dove è stato esplicitamente impedito al bus di viaggiare…
Il “bus della libertà” è un esempio concreto della realtà culturale e politica che stiamo vivendo: è negata la libertà di dire le cose più ovvie del mondo, senza offendere neppure lontanamente chiunque, se questa non è allineata con il pensiero unico dominante. Dato che l’indottrinamento sull’identità gender è il nuovo dogma della nostra società, ogni voce dissenziente deve essere annullata. Questa strategia è tipica delle dittature: il bavaglio a chiunque osi dire qualcosa di non perfettamente allineato alla propaganda del “regime”. Oggi il regime è ancora più subdolo, perché non utilizza più le armi della violenza brutale e, quindi, ben riconoscibile, ma quelle della menzogna ideologica, eretta a sistema, con il valore di combattere ogni discriminazione. Quanta demagogia e falsità sta dietro a questa parola! Speriamo che tutti ci accorgiamo che i primi e veri discriminati – pensate al mondo della comunicazione ed informazione, ove ci è di fatto proibito ogni accesso – sono coloro che osano sostenere la vita, la famiglia, il diritto/dovere dei genitori di educare i figli. Chi ardisce dire che i bimbi hanno bisogno di mamma e papà è un seminatore di divisioni, che erige muri, che fa “hate speech”, discorsi d’odio. Proprio come veniva trattato, qualche decennio fa, chi osava dire che non esiste il primato della razza o che la dittatura del proletariato era solo un angoscioso bagno di sangue.

Stop al gender nelle scuole” c’è scritto sulla fiancata del bus arancione. Eppure c’è chi sostiene che il gender non solo non esiste, ma che non sia entrato nelle scuole…
In Italia, grazie all’enorme lavoro che il nostro Comitato, in collaborazione con altre associazioni culturali, ha svolto in ogni angolo del Paese, le cose sono un po’ cambiate. Non c’è quasi più nessuno – salvo gli ideologi incalliti, irrecuperabili – che affermi che l’ideologia gender non esiste. Del resto, abbiamo sempre detto che basta fare una ricerca, anche superficiale, in Internet e si trovano, purtroppo, migliaia di citazioni bibliografiche sul tema. Oggi si veicola un messaggio più attenuato, ipocrita e tranquillizzante allo stesso tempo: il gender esiste, ma non c’è dentro il mondo scolastico/educativo. Bugia! Perché – purtroppo – sono un centinaio i casi che abbiamo documentato di progetti scolastici che – nascondendosi dietro la nobile etichetta di “lotta alla violenza, al bullismo, al femminicidio” – propugnano percorsi educativi alla costruzione libera del proprio genere, indipendentemente dalla sessuazione biologica. Penso sia utile che riporti brevemente un recente caso concreto. In una scuola milanese si è tenuto un corso intitolato “Chi mi piace?”, ove si insegnava che: “M+M=omosessuale; M+F=eterosessuale; M+M/F=bisessuale. Quale ti piace?”. Ecco il gender servito su un piatto d’argento! Stiamo lavorando con grande determinazione perché si stabiliscano strumenti amministrativi perché questo non accada, soprattutto all’insaputa dei genitori, cui spetta in primis il diritto di conoscere e decidere circa i propri figli (art. 30 della nostra Costituzione). Lo strumento che stiamo proponendo è il “consenso o dissenso informato preventivo” da parte dei genitori. Deve finire il tempo della “colonizzazione ideologica” nelle nostre scuole.

Quando si parla di adozioni omogenitoriali, differenze di genere e utero in affitto si risolve tutto chiamando in causa l’amore che tutto può e tutto giustifica. Cosa sentirebbe di dire a queste persone?
L’amore è certamente un ingrediente importantissimo nella relazione genitori-figli. Ma non è tutto. E non può supplire tutto o surrogare tutto. Come ho detto all’inizio, ci sono ingredienti strutturali di grande importanza, come la corporeità binaria (femmina/maschio) che veicola la personalità binaria (donna/uomo), la rappresentazione mentale delle figure genitoriali che il sistema di rispecchiamento elabora molto prima della cognizione cosciente, la conoscenza sensoriale (aptonomia) che il bimbo esperisce nel rapporto diretto con mamma e papà. Due mamme o due papà, potranno anche dare un grande amore al bimbo, ma non potranno mai sostituire la corporeità mancante. La personalità del neonato-infante è una tavoletta di cera e molto dipende da chi e come vi incide sopra. Circa l’utero in affitto – che oggi si tenta di rendere culturalmente e socialmente accettabile utilizzando la consolidata tecnica dell’ipocrisia semantica cambiando il linguaggio: gestazione per altri! – vorrei essere molto chiaro: è una pratica di sfruttamento per denaro del corpo di una donna, rendendola schiava di volontà altrui, mettendo a rischio la sua salute e – in casi sempre più numerosi – la stessa vita, negando il fondamentale diritto del bimbo di conoscere ed avere la “sua” mamma. Lo trovo indegno di una società civile, tanto quanto lo fu lo schiavismo.

Ci sono in calendario altre iniziative del “Comitato Difendiamo i Nostri Figli”?
Il nostro Comitato è sempre attivo. Stiamo lavorando con vari interlocutori, dal MIUR all’UNAR, alle segreterie delle forze politiche. Vogliamo dare al Popolo del Family Day una opportunità di scelta di partiti che assumano nella loro agenda di governo i nostri valori antropologi – vita, famiglia, natalità, libertà educativa – dando concreta rappresentanza nella prospettiva dell’ormai prossimo confronto elettorale. Comunque, un altro Family Day ci sembra sempre più necessario e vicino, qualora le nostre istanze venissero disattese.




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1 risposta su “Perché per un bambino è importante avere una mamma e un papà? L’ideologia gender esiste?”

L’esempio di un papa’che vive sulla sua pelle l’esperienza meravigliosa e faticosa dell’adozione puo’essere lo specchio migliore per pensare a quanto la questione dell”utero in affitto sia contro la natura della persona.Faccio tanti in bocca al lupo al dott.Gandolfini per il suo impegno e per il Comitato,sperando in una nuova edizione del”Bus della liberta'”

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