IVG

E se per IVG intendessimo “Invece vorrei giocare”?

Io invece vorrei giocare

di Ida Giangrande

La voce di un bambino che si oppone all’aborto, la vita contro la morte. “Invece vorrei giocare” l’ultima pubblicazione di Laura Cairoli. A colloquio con l’autrice.

Chi è Laura Cairoli?

Una persona che non finisce mai di imparare, un’appassionata della vita.

“Invece vorrei giocare”, perché questo titolo e come nasce il desiderio di scrivere questo libro?

È la risposta di un bimbo al comando di lasciare la propria vita. “Ivg, interruzione volontaria di gravidanza” gli viene intimato. “Ivg, invece vorrei giocare”, risponde. L’idea nasce in realtà dal desiderio di portare in scena un testo su questo tema. Il libro è arrivato dopo. Rispetto all’originale mancano molti personaggi, ma si tratta di scene mimate o coreografate e perciò difficilmente traducibili in un libro vero e proprio. Il sogno di realizzare lo spettacolo c’è sempre.

È una pubblicazione con una forma letteraria molto particolare: il componimento poetico si fonde alla narrazione…

Sono sempre stata affascinata dalla poesia: la poesia è diretta, perché ha la capacità di spiegarsi con un numero minimo di parole, ma è al contempo profonda, perché richiede tempo per essere compresa: ogni volta che rileggi una vera poesia ci scopri una sfumatura in più. La poesia è capace di esprimere chiaramente idee, sensazioni e messaggi senza derubarli dei loro segreti. Le parti narrate sono in realtà dei monologhi, cioè parole pensate per diventare vive in scena.

Il no all’aborto è solo una questione affettiva?

Una questione affettiva, per quanto importante, è sempre relativa. La soppressione di una vita non lo è, anche se si cerca di farla passare per tale.

Non si può naturalmente convincere chi rifiuta di ammettere l’evidenza, e cioè che nel grembo di una mamma cresca un bimbo. Non ho mai visto una donna dare alla luce una sedia o un coniglio e nemmeno dare l’annuncio della propria gravidanza dicendo che aspetta “un feto” o peggio ancora “un pugno di cellule”, ma se ne può mostrare dettagliatamente l’evidenza scientifica, dalla quale non ci si può svincolare.

Vede, oggi noi pensiamo con orrore alle modalità con cui venivano considerati e trattati gli schiavi nel passato, quando la schiavitù era legale, e ci ripugnano e ci scandalizzano le giustificazioni di allora.  Ci sembra impossibile che l’uomo fosse tanto arretrato da non riconoscersi nello schiavo che aveva di fronte e sul quale poteva anche avere diritto di vita o di morte. Anche oggi esistono lo sfruttamento e la schiavitù, ma nessuno si sognerebbe di legalizzarli o di farne “un trofeo di modernità”. Mi chiedo allora con quale artificio si potrà ancora giustificare a lungo l’aborto alla luce delle sempre più moderne strumentazioni tecnologiche per effettuare esami ed ecografie.

Evidenza scientifica e maternità come mette in relazione le due cose?

Mi sono documentata accuratamente prima e durante la stesura di questo testo. Come affermato dalla dottoressa Maria Del Pilar Calva Mercado e da altri numerosi medici, è scientificamente provato che lo zigote dispone di una individualità genetica completa e individuale. Che il suo sviluppo avviene progressivamente, attraverso un processo continuo e ininterrotto, dalla concezione alla morte, e che, nonostante la intima relazione instaurata con il corpo della madre, l’embrione non è parte di esso. Madre e figlio differiscono, infatti, sia dal punto di vista genetico che immunologico. Che nel grembo di una mamma si sviluppi un essere umano sin dal concepimento è dunque evidenza scientifica, che in grembo a una donna cresca “un pugno di cellule” è un malfermo gioco di parole sul quale si regge un’errata metonimia, come ho cercato di spiegare nel testo.

“Signora Legge” si legge in uno dei componimenti. All’indomani dell’approvazione della legge sul biotestamento, cosa direbbe lei ai legislatori?

Come si dice in un famoso film “la legge è il supremo biglietto omaggio”. Ora non manca che la pubblicità giusta per tentare di convincere tutti dell’indiscutibile bontà di questa scelta.

Una parola alle donne che domani andranno ad abortire…

Care sorelle, se foste consapevoli del tesoro inestimabile che custodite nel vostro grembo e della dignità del vostro compito di madri, lottereste come leonesse per proteggere quel bimbo dalla più piccola ombra di male.

 




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