CORRISPONDENZA FAMILIARE

di don Silvio Longobardi

Il bambino non ancora nato: un essere senza voce

22 Gennaio 2018

gravidanza, vita, mamma

foto: @Syda Productions - Shutterstock.com

La corsa alle elezioni è cominciata. I big della politica si sfidano a colpi di scoop. C’è chi promette meno tasse e chi maggiori diritti agli animali, ma il grande assente è ancora una volta lui: il bambino nel grembo.

Cari amici,
certamente lo avete notato, tra gli argomenti più svariati che riempiono le pagine dei giornali e il confronto della politica, non c’è posto per il bambino non ancora nato. Non è tema da campagna elettorale, non appartiene ai nodi critici della vita sociale. Tutti hanno diritto ad essere ascoltati, tutti meno lui. I quotidiani a diffusione nazionale, in collaborazione con i siti specializzati, dedicano ogni giorno (!) uno spazio sempre maggiore per raccontare storie commoventi che hanno per protagonisti gli animali. Ma nessuno parla di questi bambini, concepiti e buttati via come un panno sporco. Scusate la crudezza delle parole. Tutti sono pronti a dire “Io sono Charlie”, per manifestare solidarietà alle vittime della strage islamista, ma nessuno s’identifica con questi piccoli martiri, uccisi dalla paura e dall’egoismo di chi difende a denti stretti il suo benessere.

Eppure… siamo stati tutti bambini non ancora nati, siamo passati tutti per la stessa strada. Se siamo nati, lo dobbiamo ad una madre che ci ha teso le braccia ancora prima di vedere il nostro volto, ci ha amati senza chiedersi se eravamo sani o malati. Una madre non misura la vita. Ama e basta. Alcuni anni fa Andrea Bocelli ha raccontato che, durante la gravidanza, la madre aveva saputo che il bambino avrebbe avuto delle malformazioni ma scelse di accogliere la vita. Senza questa madre coraggiosa non avremmo avuto quella voce che incanta e commuove.

Un piccolo consiglio. Ai volontari per la vita, a quanti fanno conferenze per annunciare la dignità di ogni vita, ho sempre suggerito di mettere in bell’evidenza il faccione di un bambino. Più tardi, durante il colloquio o nel corso della relazione, rivelare il suo nome e spiegare che non avremmo mai visto il suo volto se un giorno qualcuno non avesse parlato con la mamma e non l’avesse convinta ad accogliere quella vita che già pulsava nel suo grembo. Quanti bambini sono nati grazie ad un colloquio, grazie al fatto che qualcuno ha avuto il coraggio di dire a quella madre impaurita che quel bambino non era una minaccia ma una risorsa, non era un peso ma un dono.

Quando si parla in astratto del diritto alla vita, possiamo dare l’impressione che facciamo una battaglia ideologica, come se difendessimo un principio scritto sulla carta. Non è così, cari amici, e non lasciamoci ingabbiare da quelli che ci accusano di fare crociate. Dobbiamo dire ad alta voce che qui si tratta di bambini che chiedono solo di nascere. Una legge che delibera la soppressione di un innocente, una legge che paga i medici per uccidere bambini, non è molto diversa, anzi è peggiore di quelle leggi razziali che 80 anni fa hanno decretato che alcuni essere umani avevano meno diritti di altri. Non possiamo piangere dinanzi ai bambini che arrivano sui barconi e passare indifferenti dinanzi alla strage deliberata di quei bambini che hanno l’unico difetto di essere ancora troppo piccoli per parlare e gridare la loro voglia di vivere.

Se di queste cose non si parla, se questi argomenti sono diventati tabù, dipende anche da noi. Dipende dall’ignavia di una comunità civile che segue la cultura dominante; e di una comunità ecclesiale che non fa abbastanza e, in alcuni casi, appare piuttosto rassegnata, lasciando così spazio ad una cultura sempre più prepotente che ieri presentava l’aborto come una triste necessità, oggi come un diritto e domani come un dovere. Non lasciatevi ingannare da quelli che dicono che l’aborto c’è sempre stato e che in mancanza di una legge, tornerebbe l’aborto clandestino. Anche l’ingiustizia c’è sempre stata, anche la guerra ha sempre accompagnato il cammino dell’umanità, ieri come oggi, ma non mi pare di incontrare gente rassegnata a subire le ingiustizie e i conflitti.

Rialziamo la testa, questi non sono temi da sacrestia, sono argomenti da portare nelle piazze. Senza timore di spendere tempo, energie e denaro. Ricordate che la salvezza dell’umanità passa attraverso la salvezza dei bambini. Un caro saluto a tutti.

don Silvio




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1 risposta su “Il bambino non ancora nato: un essere senza voce”

ciao don silvio,
sono una giovanissima studentessa di una scuola di Pistoia. Ho letto in classe il suo articolo e sono convinta che veramente ci vorrebbe maggior controllo sulla vita nascente. Oggi purtroppo è molto facile abortire o prendere farmaci che procurano l’aborto. Io personalmente ho avuto tante amiche che hanno abortito di età tra i 14 e i 15 anni e con la complicità delle mamme che pur di nascondere l’accaduto hanno fatto abortire le loro figlie. In particolare ricordo la storia di una ragazza che dopo aver abortito ha avuto dei gravi problemi psicologici che attualmente le porta con sé. Per questo motivo penso che sia veramente importante una campagna informativa sia da parte dello stato che della chiesa, quest’ultima dovrebbe attivarsi con maggiore sensibilità e informazione sull’importanza della vita nascente. L’aborto è davvero una grande piaga sociale. In classe abbiamo letto qualche pagina del libro di oriana fallaci giornalista e scrittrice fiorentina che pur essendo atea ci fa comprendere molto bene tutto il dramma del aborto. Io sono stata educata da persone che hanno sostituito i miei genitori e mi hanno fatto da sempre capire l’importanza del rapporto sessuale e del rispetto che devo avere verso il mio corpo. Oggi sono una ragazza di 18 anni consapevole del valore che si deve dare a tutte le cose che si fanno nella vita, in particolar modo ai rapporti con il sesso opposto. Per questo motivo ribadisco l’importanza del fidanzamento e delle scelte che vengono fatte.
Ringrazio il buon dio per avermi donato persone accanto che mi hanno educata ai veri valori. La frase che maggiormente nella sua lettera che mi ha colpito è stata UNA MADRE NON MISURA LA VITA. AMA E BASTA ED è COSI CHE DEVE ESSERE PER OGNI DONNA.

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