25 gennaio 2018

25 Gennaio 2018

Sospinti dalla grazia

di don Silvio Longobardi

Dagli Atti degli Apostoli (Dagli Atti degli Apostoli)
In quei giorni, Saulo, spirando ancora minacce e stragi contro i discepoli del Signore, si presentò al sommo sacerdote e gli chiese lettere per le sinagoghe di Damasco, al fine di essere autorizzato a condurre in catene a Gerusalemme tutti quelli che avesse trovato, uomini e donne, appartenenti a questa Via.
E avvenne che, mentre era in viaggio e stava per avvicinarsi a Damasco, all’improvviso lo avvolse una luce dal cielo e, cadendo a terra, udì una voce che gli diceva: «Saulo, Saulo, perché mi perséguiti?». Rispose: «Chi sei, o Signore?». Ed egli: «Io sono Gesù, che tu perséguiti! Ma tu àlzati ed entra nella città e ti sarà detto ciò che devi fare».
Gli uomini che facevano il cammino con lui si erano fermati ammutoliti, sentendo la voce, ma non vedendo nessuno. Saulo allora si alzò da terra, ma, aperti gli occhi, non vedeva nulla. Così, guidandolo per mano, lo condussero a Damasco. Per tre giorni rimase cieco e non prese né cibo né bevanda.
C’era a Damasco un discepolo di nome Ananìa. Il Signore in una visione gli disse: «Ananìa!». Rispose: «Eccomi, Signore!». E il Signore a lui: «Su, va’ nella strada chiamata Diritta e cerca nella casa di Giuda un tale che ha nome Saulo, di Tarso; ecco, sta pregando, e ha visto in visione un uomo, di nome Ananìa, venire a imporgli le mani perché recuperasse la vista». Rispose Ananìa: «Signore, riguardo a quest’uomo ho udito da molti quanto male ha fatto ai tuoi fedeli a Gerusalemme. Inoltre, qui egli ha l’autorizzazione dei capi dei sacerdoti di arrestare tutti quelli che invocano il tuo nome». Ma il Signore gli disse: «Va’, perché egli è lo strumento che ho scelto per me, affinché porti il mio nome dinanzi alle nazioni, ai re e ai figli di Israele; e io gli mostrerò quanto dovrà soffrire per il mio nome».
Allora Ananìa andò, entrò nella casa, gli impose le mani e disse: «Saulo, fratello, mi ha mandato a te il Signore, quel Gesù che ti è apparso sulla strada che percorrevi, perché tu riacquisti la vista e sia colmato di Spirito Santo». E subito gli caddero dagli occhi come delle squame e recuperò la vista. Si alzò e venne battezzato, poi prese cibo e le forze gli ritornarono.
Rimase alcuni giorni insieme ai discepoli che erano a Damasco, e subito nelle sinagoghe annunciava che Gesù è il Figlio di Dio. E tutti quelli che lo ascoltavano si meravigliavano e dicevano: «Non è lui che a Gerusalemme infieriva contro quelli che invocavano questo nome ed era venuto qui precisamente per condurli in catene ai capi dei sacerdoti?».
Saulo frattanto si rinfrancava sempre di più e gettava confusione tra i Giudei residenti a Damasco, dimostrando che Gesù è il Cristo.

Il commento

Saulo allora si alzò da terra ma, aperti gli occhi, non vedeva nulla. Così, guidandolo per mano, lo condussero a Damasco” (9,8). Siamo abituati a pensare all’apostolo Paolo come a un uomo combattivo e coraggioso che ha messo la sua vita al servizio di Dio, un uomo che ha percorso con intraprendenza i sentieri dell’impero romano per portare ovunque il Vangelo di Cristo, un apostolo coraggioso, un uomo dotato di grande intelligenza, un maestro impareggiabile, insomma un testimone insuperabile. Nella liturgia odierna, invece, egli appare come l’umile discepolo, l’uomo che si è arreso alla grazia, ha permesso alla luce di Dio di entrare nella sua vita. La liturgia oggi non ci offre l’immagine di un uomo che conquista i popoli con la spada della Parola ma di un discepolo che ha bisogno di essere preso per mano. È vero, è stato testimone diretto di un evento straordinario ma, dopo i primi giorni di confusione, avrebbe potuto pensare che si trattava di una crisi di nervi o di una tempesta emotiva e così ritornare alla vita di prima, alle sicurezze che aveva raggiunto, al prestigio che aveva acquisito. E invece Saulo decide di ricominciare daccapo. Con tutti i rischi del mestiere. L’esperienza di Paolo ricorda che nessuno può diventare apostolo se prima non è stato discepolo, nessuno può annunciare la misericordia se non ha fatto lui stesso esperienza del perdono di Dio. potrà mettersi in cammino solo chi si lascia fermare da Dio.

La parola conversione non indica il passaggio dall’incredulità alla fede ma quell’esperienza che ha aperto gli occhi di Saulo e gli ha permesso di aprirsi alla grazia e di riconoscere la verità in tutta la sua pienezza. Questo cammino riguarda ciascuno di noi. Se vogliamo raggiungere una fede adulta dobbiamo accettare la fatica del cammino e impegnarci a fare dell’intera esistenza un continuo cammino di conversione. Non basta la buona volontà, occorre essere sospinti dalla grazia che ogni giorno invochiamo e accogliamo come un bene essenziale.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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