31 gennaio 2018

31 Gennaio 2018

Nessun miracolo

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Marco (Mc 6,1-6)
In quel tempo, Gesù venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono.
Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?». Ed era per loro motivo di scandalo.
Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità.
Gesù percorreva i villaggi d’intorno, insegnando.

Il commento

Partì di là e venne nella sua patria” (6,1). Gesù lascia Cafarnao e ritorna a Nazaret dove incontra una folla curiosa e scettica. Il bilancio della visita è racchiuso in queste parole: “E lì non poteva [edýnato = non era capace] compiere nessun prodigio” (6,5). Una conclusione triste e … drammatica, una parola sempre attuale che dovrebbe far tremare anche i discepoli più convinti. Il verbo dynamai significa essere capace, avere potere. L’evangelista afferma che quel giorno e in quel luogo, cioè proprio a Nazaret, la sua città, Gesù non è capace di compiere miracoli e di manifestare così quell’amore che fa nuove tutte le cose. L’incredulità della gente rappresenta un oggettivo impedimento all’opera salvifica. La storia della salvezza passa attraverso la nostra fragile umanità, Dio non solo si serve di noi ma ci chiede di partecipare attivamente e di collaborare con Lui attraverso una fede carica di ingenua fiducia. Come quella di Giàiro che crede anche alle cose impossibili. Il buon Dio non ci chiede di fare i miracoli ma di credere che Lui è capace di farli. Molte volte ci lamentiamo degli ostacoli che incontriamo lungo il cammino ma quante volte noi stessi diventiamo un ostacolo per Dio e per gli altri…

La scena tuttavia presenta anche le sue piccole luci. Se la maggioranza della gente resta chiusa nelle proprie ragioni, c’è sempre un piccolo gruppo che accoglie con fede la presenza di Gesù. Per questo, l’evangelista aggiunge: “impose le mani a pochi malati e li guarì” (6,5). Una parola carica di speranza e sempre attuale, ricorda che anche nel contesto di una generale diffidenza, alcuni malati sperimentarono la potenza salvifica e furono guariti. Forse perché ebbero fede o, più probabilmente, perché Dio non si ferma dinanzi alle nostre debolezze e dona gratuitamente anche quello che non meritiamo. In fondo, la misericordia è il calice traboccante dell’amore di Dio. Gesù non vuole lasciare Nazaret senza lasciare almeno una traccia di quel Dio che compie opere meravigliose. Oggi vogliamo rendere grazie a Dio per quello che ci ha dato e chiedere la grazia di vincere con una più grande carità l’ostinata chiusura dei fratelli.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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