Si può trasmettere la fede in gravidanza?

gravidanza

C’è un linguaggio tra i genitori e il bambino nel grembo materno frutto di ricerche scientifiche e studi prenatali attraverso cui passa anche la trasmissione della fede. Vediamo come.

Cosa c’entra il tempo della gravidanza con la trasmissione della fede? Ebbene sì, cari mamma e papà, i futuri genitori cominciano fin dal momento del concepimento a svolgere il compito di trasmettere la fede per ricevere un alleato nel giorno del Battesimo del bambino e cioè lo Spirito Santo.

Vorrei cominciare subito col dire che la gravidanza non è una malattia. Oggi invece, sempre di più parliamo di gravidanza come di un evento da medicalizzare. Avevo 40 anni quando restai incinta della mia quarta figlia. Il ginecologo ad ogni visita leggeva a me e a mio marito statistiche che, in base ai miei esami, indicavano le probabilità di malformazioni nel nascituro. Noi abbiamo sempre rifiutato di fare indagini prenatali invasive e il giorno della nascita di Maria Lucia, vidi mio marito sciogliersi in un pianto di liberazione e di gioia. Avevamo vissuto tutta la gravidanza con il respiro corto, certo avevamo tanta fiducia in Dio ma anche tanta umana paura di cosa poteva essere questa bambina. Con quel ricordo nel cuore oggi vi dico: la gravidanza è il tempo della fede. Non possiamo dare solo spazio alla biologia della riproduzione. Per i genitori cristiani un figlio è un dono che forma, genera, fa genitori. All’atto del concepimento si generano due nuove creature: il figlio e i genitori.

Per valutare lo sviluppo neurologico e psicologico del bambino durante la gravidanza, gli scienziati hanno concentrato la loro attenzione sulla memoria fetale. Gli studi sui nuovi nati e sui prematuri hanno evidenziato come i bambini nel grembo materno presentino già una memoria funzionante. Benedetta scienza! Questa è un’informazione scientifica che sostiene l’impegno a prenderci cura della vita spirituale di nostro figlio fin dalla gravidanza.

In passato si pensava che solo dopo la nascita, il bambino imparasse a usare gli organi di senso. Oggi invece studi e osservazioni mostrano come già durante la vita intrauterina il nascituro maturi le proprie capacità sensoriali. Il feto “sente” prima con la pelle attraverso i pori e poi dal 6° mese di gestazione anche tramite l’udito: l’apparato uditivo completa la sua maturazione tra il 2° e il 5° mese. La percezione degli stimoli, prima per via tattile e poi uditiva, permette lo sviluppo dei processi di orientamento, conoscenza e interazione con il mondo esterno. E allora, in ordine a queste potenzialità del bambino nel grembo materno perché non scegliere di aumentare la partecipazione a momenti di preghiera comunitari durante la gravidanza? Questi momenti potrebbero abituare il bambino a familiarizzare con uno stile di vita cristiano.

Attraverso il liquido amniotico, il nascituro impara a percepire i gusti e i sapori del cibo che mangia la mamma. Sicché i ricercatori ci dicono che dalla 12° settimana il feto può ingoiare e impara a riconoscere quei sapori (odore e gusto) tipici presenti nel liquido amniotico che ritroverà poi nel colostro. Mentre leggevo i risultati di quest’ultima ricerca pensavo al bene che può fare al nascituro in termini di familiarità il nutrimento eucaristico che la mamma si preoccupa di ricevere più spesso in gravidanza o l’effetto del profumo di incenso che sa di eternità.

La gravidanza è spesso pensata solo la femminile. Non vorrei cadere in questo errore. Il bambino ha bisogno del padre già durante questo periodo. Ha bisogno di sentirlo vicino per ricevere da lui quel nutrimento affettivo, emotivo, relazionale e intellettivo necessario alla sua crescita e alla sua maturazione. Sulla base degli stessi studi scientifici sulla memoria funzionante del nascituro, non solo la madre ma anche il padre può comunicare con il bambino attraverso il suono, il canto o la parola: perché il nascituro riconosce la sua voce. Un’altra modalità di comunicazione che il papà può mettere in atto è quella tattile. Il piccolo reagisce alle pressioni della mano sul pancione. In questo modo padre e figlio iniziano a percepirsi e a dialogare intensamente, scambiandosi emozioni e informazioni molto profonde. Il bagaglio affettivo ed emozionale che può essere consegnato al figlio dal padre durante la gravidanza è davvero enorme. Le carezze sul pancione, la forza della voce paterna, la pace che la vicinanza del padre trasmette alla madre sono tutti elementi che rappresentano un background importante per lo sviluppo della dimensione spirituale…la voce di Dio, la sua tenerezza, la sua pace. Un linguaggio d’amore fatto di sensi che ci svela la bellezza della spiritualità e prepara il cuore ad un dialogo con Dio.




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Giovanna Pauciulo

Sposa e madre di tre figli, insieme al marito Giuseppe è referente della Pastorale Familiare per la Campania, ha conseguito il Master in Scienze del Matrimonio e della Famiglia presso il Pontificio Istituto Teologico Giovanni Paolo II. Conduce su Radio Maria la trasmissione “Diventare genitori. Crescere assieme ai figli”. Collabora con Punto Famiglia su temi riguardanti la genitorialità e l’educazione alla fede dei figli. Con Editrice Punto Famiglia ha pubblicato: Vivere la Prima Eucaristia in famiglia (2018), La Prima Comunione di nostro figlio (2018).

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