3 marzo 2018

3 Marzo 2018

Un uomo senza volto

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 15,1-3.11-32)
In quel tempo, si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». Ed egli disse loro questa parabola: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati. Si alzò e tornò da suo padre. Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Ma il padre disse ai servi: Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato. E cominciarono a far festa. Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo. Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso. Gli rispose il padre: Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato».

Il commento

Il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano” (15,13). La separazione ha il sapore della definitività, in apparenza non ci sono spazi per eventuali ripensamenti. Quel prendere le distanze è una ferita inferta alla comunione ed è peggiore di un atto di disobbedienza. È come dire: posso fare a meno di te, non voglio più avere a che fare con te. La tradizione spirituale chiama tutto questo alienazione che non significa solo allontanamento ma anche diventare diverso (alienus), estraneo, altro. Il rinnegamento della comunione non dona la libertà sperata ma conduce sulla via di una progressiva dissoluzione non solo dei beni materiali ma anche della propria identità: il giovane sperpera ogni cosa, spreca la sua vita inseguendo un piacere che lo lascia sempre più vuoto. Si ritrova solo, abbandonato da tutti. Un uomo senza volto. L’evangelista descrive questa condizione con una frase  emblematica: “Avrebbe voluto saziarsi con le carrube che mangiavano i porci; ma nessuno gliene dava” (15,16). Nella casa paterna egli poteva servirsi di tutti i beni del padre, ora invece non riesce ad avere neppure il cibo che viene dato agli animali. La fuga dalla comunione, nell’illusorio tentativo di acquistare l’indipendenza, conduce alla più angosciosa solitudine. Prima era figlio e poteva chiamare qualcuno padre. Ora invece è solo un single che non può contare su nessuno. “Tu cuore d’Adamo / più non sei / che un museo di carne”, scrive David Maria Turoldo. Non è forse questo l’esito di una cultura che esalta la libertà individuale a scapito della comunione?

In quel momento anche Dio appare lontano, troppo lontano per pensare di ritornare. In realtà, un Padre non abbandona i suoi figli. I figli possono andarsene, sbattendo la porta. Ma un Padre continua a seguirli con discrezione e attende il momento giusto per seminare una parola, aprire un varco nella prigione dei pensieri. Così accade al giovane della parabola, nel momento peggiore, quando tutto sembrava ormai perso, viene raggiunto da una luce: “Allora ritornò in sé e disse…” (15,17). È il primo passo di un’avventura nuova.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


Aiutaci a continuare la nostra missione: contagiare la famiglia della buona notizia

Cari lettori di Punto Famiglia,
stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).

CONTINUA A LEGGERE



ANNUNCIO

ANNUNCIO

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Per commentare bisogna accettare l'informativa sulla privacy.