4 marzo 2018

4 Marzo 2018

Piazza pulita

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 2,13-25)
Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!». I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: «Lo zelo per la tua casa mi divorerà». Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo. Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù. Mentre era a Gerusalemme per la Pasqua, durante la festa, molti, vedendo i segni che egli compiva, credettero nel suo nome. Ma lui, Gesù, non si fidava di loro, perché conosceva tutti e non aveva bisogno che alcuno desse testimonianza sull’uomo. Egli infatti conosceva quello che c’è nell’uomo.

Il commento

Si avvicinava intanto la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme” (2,13). Giovanni pone questa scena all’inizio del ministero pubblico, subito dopo le nozze di Cana (2, 1-11). Il primo evento avviene in una casa della Galilea, il secondo nel Tempio di Gerusalemme. Due avvenimenti in apparenza molto diversi, in realtà c’è uno stesso filo conduttore: annunciare che la nuova alleanza, promessa dai profeti, si compie nella persona di Gesù. A Cana di Galilea questo annuncio passa attraverso un segno, tanto prodigioso quanto nascosto. Nessuno se ne accorge, nessuno attribuisce a Gesù quel vino che fino all’ultimo rallegra la mensa nuziale. A Gerusalemme, invece, l’annuncio passa attraverso un gesto eclatante che gli attira le critiche di quei Giudei che si considerano gli unici custodi della Legge e dell’alleanza. L’evangelista annota che la scena del Tempio avviene in prossimità della festa di Pasqua, centro e cuore di quell’alleanza che unisce Dio al popolo eletto. Gesù entra nel Luogo santo con l’autorità degli antichi profeti che denunciano l’infedeltà di un popolo che intreccia religione e affari, il culto di Dio con le ambizioni personali. I gesti che Gesù compie sono piuttosto eloquenti ma più forti ancora sono le sue parole: “Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!” (2,16). Fin dall’inizio egli si rivela ben più grande di un profeta. Nessun profeta, infatti, presenta Dio come il “Padre suo”. Parole e gesti sono chiari: Gesù è venuto per restaurare l’alleanza, vuole restituire l’innocenza delle origini, intende ripulire la fede da tutte quelle incrostazioni che hanno fatto perdere l’antico splendore.

Il Vangelo ci invita a intensificare l’impegno di conversione. Vogliamo fare piazza pulita, togliere tutto ciò che impedisce di accogliere il Dio della vita e dell’amore. Con Sant’Agostino preghiamo così: “Angusta è la casa della mia anima perché tu possa entrarvi: allargala dunque; è in rovina: restaurala; alcune cose contiene, che possono offendere la tua vista, lo ammetto e ne sono consapevole: ma chi potrà purificarla, a chi griderò, se non a te?”.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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