Briciole di Vangelo - Tempo di Pasqua

11 aprile 2018

11 Aprile 2018

Dall’io al tu

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 3,16-21)
In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio. E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».

Il commento

Dio ha tanto amato il mondo da dare [édōken] il suo Figlio unigenito” (3, 16). Questa parola rivela il volto e lo stile di Dio, tutto è riassunto in due verbi: amare e donare. Possiamo anche dire: amare vuol dire donare. L’autentico amore non si accontenta di condividere le parole e le cose ma si traduce nel dono. E non semplicemente nel donare qualcosa ma se stessi. Quando leggiamo che Dio Padre [o Theòs] ha donato il suo Figlio, vuol dire che ha donato se stesso. Il Padre, il Figlio e lo Spirito, infatti, sono Tre volti dell’unico Dio. donando il Figlio, il Padre dona se stesso. In greco troviamo il verbo dídōmi che significa anche consegnare ed appare più volte nei racconti della passione. Questo donare di cui parla l’evangelista perciò non va inteso in forma generica ma ricorda che l’amore vero non fugge anzi giunge fino al dono della vita. È questa la testimonianza di Gesù ed è questa la parola che consegna ai discepoli, “Non c’è amore più grande che dare la vita per gli amici” (Gv 15,13). Se dunque vogliamo vivere l’amore nella sua verità, dobbiamo passare dalla logica del bisogno a quella del dono. L’amore non è la risposta ad un bisogno ma il luogo in cui l’uomo impara a donare se stesso, fino alla fine. Quando si ama non ci preoccupiamo tanto di verificare se e cosa ricevo dagli altri, ma se e cosa sono disposto a donare. Si attua così un passaggio, faticoso ma essenziale, dall’io al tu. Se non siamo capaci di spezzare le catene dell’io, non potremo mai entrare nella stanza del tu. L’amore vero si misura con la gratuità. Quando parliamo di amore tutti sono chiamati in causa ma in primo luogo appaiono gli sposi, testimoni privilegiati di quell’amore che Dio ha manifestato sulla croce (Familiaris consortio, 13). Questo passaggio dal cercare se stessi al donare se stessi è il punto di arrivo di un lungo cammino. Ma non è mai un traguardo acquisito, al contrario è una battaglia che ogni giorno ricomincia. Ogni volta con la stessa fatica e lo stesso entusiasmo. È questa la via della santità.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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