Briciole di Vangelo - Tempo di Pasqua

22 aprile 2018

22 Aprile 2018

L’unico e buon Pastore

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 10,11-18)
In quel tempo, Gesù disse: «Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. Il mercenario – che non è pastore e al quale le pecore non appartengono – vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; perché è un mercenario e non gli importa delle pecore. Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore. Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio».

Il commento

Il buon pastore dà la propria vita per le pecore” (10,11). L’immagine del buon Pastore annuncia che in Gesù si compie la promessa dei profeti, Dio viene e si prende cura del suo popolo. L’aggettivo buono [kalós] indica Colui che compie perfettamente il suo compito, in contrasto con quei cattivi pastori che hanno abusato dell’autorità di Dio, cercando il proprio vantaggio e non quello delle pecore. Presentando Gesù come il buon Pastore l’evangelista intende anche dire che è l’unico Pastore, non ce ne sono altri. Lui solo svela l’amore di Dio per l’umanità attraverso il dono totale di sé (10,11). Gesù non fugge dinanzi al pericolo, come fa il mercenario (10,12-13). Al contrario è pronto a donare tutto, anche la vita. Questo accade perché le pecore sono sue, vi è un legame di reciproca appartenenza tra il Pastore e il gregge (10,14). Dobbiamo leggere queste parole nella cornice della Pasqua dove la missione di Gesù si compie proprio attraverso la morte. Se Gesù è l’unico Pastore, tutti gli altri – vescovi e preti – possono chiamarsi tali solo a condizione di essere così uniti a Lui da diventare una sua viva immagine. Gesù, l’unico Pastore, si presenta attraverso il volto, le parole e i gesti di uomini, fatti di carne e perciò radicalmente incapaci di rivelare l’immagine vera del Pastore. C’è dunque una sproporzione innegabile tra la grandezza della vocazione e la connaturale debolezza dell’uomo. Le parole del Vangelo sono una forte provocazione per noi presbiteri e invitano alla preghiera.

Signore Gesù, Tu ci chiami a stare con Te per essere come Te, segno e immagine di quella tenerezza che Tu hai manifestato. Una grazia inestimabile ma anche una missione che supera di gran lunga le nostre capacità. Quante volte, Signore, abbiamo offuscato il tuo volto, abbiamo parlato di Te ma non abbiamo manifestato la tua carità. Ma tu non ti stanchi di rinnovare il patto con noi e di manifestare la tua fiducia. Per tua grazia siamo ancora qui. Siamo deboli, Tu lo sai, ma conta su di noi. Siamo pronti a ricominciare oggi stesso. Donaci di perseverare fino alla fine.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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