Briciole di Vangelo - Tempo di Pasqua

23 aprile 2018

23 Aprile 2018

Drammatica lotta

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 10, 1-10)
In quel tempo, disse Gesù: «In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra dalla porta, è il pastore delle pecore. Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei». Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro. Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo. Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita a l’abbiano in abbondanza».

Il commento

Chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante” (10,1). Il brano evangelico del buon Pastore inizia con l’immagine del ladro che s’intrufola di nascosto nel recinto delle pecore. È un preciso ammonimento che, nel clima buonista di oggi, può essere trascurato. Quel recinto rappresenta l’umanità o la comunità ecclesiale. Il ladro, scrive l’evangelista, viene per “rubare, uccidere, distruggere” (10,10). In questi tre verbi possiamo intravedere una significativa progressione: rubare significa togliere qualcosa, uccidere vuol dire togliere la vita, distruggere [apóllymi] significa far perire, cioè impedire di raggiungere la vita piena. Non si tratta di una vaga intenzione, non siamo dinanzi ad alcune ombre ma ad un progetto che si realizza con grande determinazione. chi guarda la storia non fatica a vedere una continua ed efficace presenza del male. In questa cornice drammatica possiamo ancora meglio comprendere l’annuncio del pastore: “Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo” (10,9). Gesù non si presenta come il pastore ma come la “porta”: in questo modo sottolinea che tutto è affidato alla libertà dell’uomo. Contrariamente al ladro che s’impone con violenza, il Figlio di Dio si limita ad offrire all’uomo una possibilità, apre la porta della vita: chi sceglie di passare attraverso di Lui trova il nutrimento necessario per vivere. Non possiamo negare che nella storia umana la lotta tra chi semina morte e chi s’impegna per la vita assume talvolta una forma drammatica, fino al punto da far pensare che l’umanità è costretta a soccombere dinanzi al male. Il Vangelo invece annuncia che Gesù interviene con potenza e allontana il nemico. Senza di Lui, il maligno potrebbe facilmente abbattere la diga delle buone intenzioni e l’uomo non potrebbe vincere la sua atavica debolezza. Oggi rendiamo grazie a Dio per averci donato il Figlio che con forza annuncia la verità e con tenerezza ci accompagna nei sentieri che conducono alla vita.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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