Briciole di Vangelo - Tempo di Pasqua

10 maggio 2018

10 Maggio 2018

Niente paura

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 16,16-20)
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Un poco e non mi vedrete più; un poco ancora e mi vedrete».
Allora alcuni dei suoi discepoli dissero tra loro: «Che cos’è questo che ci dice: “Un poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi vedrete”, e: “Io me ne vado al Padre”?». Dicevano perciò: «Che cos’è questo “un poco”, di cui parla? Non comprendiamo quello che vuol dire». Gesù capì che volevano interrogarlo e disse loro: «State indagando tra voi perché ho detto: “Un poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi vedrete”? In verità, in verità io vi dico: voi piangerete e gemerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia».

Il commento

Un poco e non mi vedrete più; un poco ancora e mi vedrete” (16,16). Gesù vede la tristezza dei discepoli e vuole rassicurarli. L’annuncio della partenza, ormai prossima, viene perciò accompagnato dalla promessa che la sua assenza sarà di breve durata. Fino a questo momento aveva parlato solo dello Spirito, presentandolo come il Consolatore che resta per sempre (14,16), Colui che avrebbe ricordato tutte le sue parole (14,26) e avrebbe donato il coraggio della testimonianza (15,26). I discepoli potevano dunque pensare che lo Spirito avrebbe preso il posto di Gesù. Ora invece annuncia espressamente che tornerà. Qui non si fa riferimento al ritorno glorioso che avverrà alla fine dei tempi, l’avverbio [mikròn] fa capire che la sua assenza sarà di breve durata: “un poco ancora e mi vedrete”. Potremmo tradurre così: niente paura, sono e resterò con voi per sempre. Lo Spirito non sostituisce ma favorisce una nuova e più intima presenza di Gesù nella storia. In queste parole, ancora oscure prima della Pasqua, non facciamo fatica a intravedere l’annuncio luminoso della misteriosa ma reale Presenza che si attua attraverso la celebrazione dei sacramenti.

L’esperienza della Pasqua è un misterioso e inestricabile intreccio di morte e resurrezione, tristezza e gioia. Impossibile avere l’una senza l’altra. Vivere la Pasqua significa passare attraverso i sentieri oscuri dell’assenza e dell’angoscia ma significa anche incontrare Colui vive per sempre e dà la vita senza fine. La fede non si nutre di ricordi ma cresce in forza di un incontro sempre nuovo con quel Dio che si è fatto uomo. È questa la bella notizia che ancora oggi risuona in ogni angolo della terra e permette di non rassegnarsi al male. Alcuni giorni fa a Bangui, Repubblica Centrafricana, 24 fedeli sono stati uccisi durante la Messa, insieme al sacerdote che celebrava. Nella commovente omelia esequiale l’arcivescovo ha detto che la comunità si trova immersa nella più grande desolazione. Ma ha aggiunto: “Abbiamo la certezza che il Signore non abbandona quelli che credono in Lui”. Oggi chiediamo la grazia di custodire e testimoniare questa certezza come il bene più prezioso.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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