25 maggio 2018

25 Maggio 2018

Un po’ esagerato

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Marco (Mc 10,1-12)
In quel tempo, Gesù, partito da Cafàrnao, venne nella regione della Giudea e al di là del fiume Giordano. La folla accorse di nuovo a lui e di nuovo egli insegnava loro, come era solito fare. Alcuni farisei si avvicinarono e, per metterlo alla prova, domandavano a Gesù se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie. Ma egli rispose loro: «Che cosa vi ha ordinato Mosè?». Dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di ripudiarla». Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. Ma dall’inizio della creazione [Dio] li fece maschio e femmina; per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto». A casa, i discepoli lo interrogavano di nuovo su questo argomento. E disse loro: «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio verso di lei; e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio».

Il commento

Alcuni farisei si avvicinarono e, per metterlo alla prova, gli domandavano se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie” (10,2). La domanda s’inseriva in un dibattito allora presente nel mondo rabbinico. La risposta di Gesù è sorprendente. Dapprima cita il Libro della Genesi: “dall’inizio della creazione li fece maschio e femmina; per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie” (10, 6-7). E subito dopo conferma questa parola antica con la sua autorità: “non sono più due, ma una sola carne. Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto” (10, 8-9). In questo modo il Rabbì di Nazaret introduce una radicale novità nella tradizione religiosa e sociale. Gesù ritorna al principio ma al tempo stesso offre coraggiosamente una nuova e più rigorosa interpretazione della parola antica. La sua proposta apre orizzonti nuovi e assolutamente imprevedibili. Stando a Matteo gli stessi discepoli sono basiti (Mt 19,10) e forse pensano che, almeno in questo caso, sia un po’ esagerato. La pensano così anche molti cristiani d’oggi che, non potendo accusare il Maestro di integralismo, cercano di offrire un’interpretazione più tollerante di questa Parola.

Questa parola evangelica non solo sorprende ma scandalizza i benpensanti. Il divorzio oggi è considerato una conquista civile, una forma evoluta per ricomporre i dissidi scoppiati all’interno della coppia. È vero che il divorzio non inventa i conflitti ma neppure li risolve. Si limita a riconoscere che vi è un contrasto ormai insanabile. La legislazione divorzista rappresenta un oggettivo incentivo alla separazione. Gesù invece presenta la comunione coniugale come un ideale che va custodito ad ogni costo; e sottrae così il legame matrimoniale alla legge degli umori e della fragilità che sono sempre in agguato. È un ideale certamente arduo ma praticabile, come tanti sposi sanno dimostrare. “Che bella coppia formano due credenti che condividono la stessa speranza, lo stesso ideale, lo stesso modo di vivere, lo stesso atteggiamento di servizio!” (Tertulliano). Oggi preghiamo perché gli sposi sappiano fare dell’amore il segno sacramentale della fedeltà di Dio.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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