CORRISPONDENZA FAMILIARE

di don Silvio Longobardi

Se la menzogna ha paura della realtà…

28 Maggio 2018

Aborto libero anche in Irlanda dopo il referendum del 25 maggio. Tutti esultano ma don Silvio ricorda: “Dare la morte ai bambini più piccoli è diventato il criterio per misurare la civiltà di un Paese? – o piuttosto – è il trionfo della menzogna, la più plateale negazione della realtà?”.

Cari amici,

il tema della vita nascente ha tanti e diversi volti: penso alle mamme che accolgono con angoscia una nuova gravidanza perché ritengono di non avere risorse necessarie per la nuova creatura; penso ai tanti volontari della vita che lottano, a mani nude, contro la Legge 194 e la menzogna dei media, per custodire la gioia della maternità e salvare i bambini. Ma penso anche a quei genitori che soffrono perché attendono un figlio che non arriva. E penso a quei bambini che, in Italia e nel mondo, attendono genitori disposti a prendersi cura di loro ma che, troppo spesso, vedono tradite le loro attese.

In un tale contesto, che talvolta assume una forma drammatica, faccio fatica a comprendere come si possa gioire perché un altro Stato – l’Irlanda in questo caso – ha adottato una Legge che permette l’aborto. Dare la morte ai bambini più piccoli è dunque diventato il criterio per misurare la civiltà di un Paese? È il trionfo della menzogna, la più plateale negazione della realtà.

A quelli che sono così sicuri di stare dalla parte della verità, a quelli che esaltano l’aborto come una conquista civile, a quelli che si scandalizzano perché un manifesto ricorda che un feto di 11 settimane è già bell’è formato, a quei giornalisti che non hanno mai tempo per raccontare l’esperienza dei volontari della vita, propongo una sfida: dimostratemi, dati scientifici alla mano, che il bambino nel grembo materno non è una creatura che si va gradualmente formando ma un ammasso caotico di cellule; non è una persona che ha il diritto di vivere ma una cosa di cui la madre per disporre a suo piacimento. Provate a dire ad una mamma che attende con gioia un figlio che quello portano in grembo è solo una cosa: prima vi guarda con orrore e poi si accarezza la pancia per rassicurare il suo bambino.

La Legge 194, approvata quarant’anni fa, è la quintessenza della menzogna, quella più sfacciata. Si propone la “tutela della maternità”, almeno così leggiamo nel titolo; in realtà si preoccupa soltanto di tutelare l’aborto, trasformando il delitto in un diritto, come amava dire san Giovanni Paolo II. Senza eufemismi o interpretazioni accomodanti. Come ha fatto papa Francesco alcuni giorni fa incontrando il Comitato Esecutivo della Federazione Europea “One of Us” che riunisce tutti i movimenti pro life del Vecchio Continente: “Quando ero bambino, il professore di storia ci parlava degli spartani che, quando nasceva un bambino con una deformazione, lo buttavano dalla rupe. Orrore. Noi facciamo lo stesso non dal monte, ma dal laboratorio e dall’ambulatorio” (18 maggio 2018). Il Santo Padre ha parlato a braccio. Forse per questo il suo discorso non lo troviamo nel sito vaticano che riporta tutti gli interventi del Pontefice. Peccato. Un tema come questo meriterebbe ben altra attenzione.

La menzogna è nascosta anche nei vocaboli. Nella Legge 194 quel piccolo essere umano che ha preso in affitto il grembo materno non è mai chiamato bambino e nemmeno figlio ma sempre e solo prodotto del concepimento. Un linguaggio lontanissimo dalla realtà e volutamente ingannevole. Se avessi una telecamera nascosta, come quella che usano le Iene per intenderci, andrei in giro per chiedere alle mamme in attesa: come sta il prodotto del concepimento? Mi piacerebbe vedere la loro reazione.

Lancio anche una proposta al futuro Ministro della Pubblica Istruzione: portare tutti i nostri studenti delle Superiori nello studio di un ginecologo quando incontra una coppia che attende un figlio per farli assistere alla prima emozionante ecografia che mostra un bambino di poche settimane eppure già così vivo e vivace. Quegli studenti potrebbero vedere il sorriso amabile del medico e il volto stupito dei genitori che vedono per la prima volta il loro bambino. Non c’è bisogno di alcun commento esplicativo. La realtà è più convincente delle parole. Se tutti, ma proprio tutti, avessero la possibilità di vivere questa esperienza, sono certo che la percentuale di quanti sono favorevoli al diritto alla vita avrebbe un sensibile aumento.

Purtroppo sono certo che nessuno accoglierà questa sfida. Le mie proposte rimarranno nel cassetto dei progetti. La menzogna ha paura della realtà. Ma noi non abbiamo paura della menzogna né del Potere che la promuove. Difendere il valore della vita significa custodire una cultura che non riduce l’uomo a cosa ma lo riconosce nella sua essenziale dignità. Una verità di cui la società non può fare a meno.




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2 risposte su “Se la menzogna ha paura della realtà…”

Grazie Don Silvio per questo accorato e più che condivisibile, almeno da parte mia, appello alla vita.

Condivisibile… stavo per condividerlo su Facebook, poi mi sono fermato. Perché? Tra le mie amiche ce ne sono alcune, a me molto care, che hanno fatto in passato questa infausta scelta avallata dalla legge 194. E forse ogni tanto ci pensano, e probabilmente ne soffrono. Ma non possono tornare indietro.

Per migliorare la normativa, magari circoscrivendo meglio i casi in cui è lecito abortire, ci vorrebbe un ampio sostegno dal basso. Ma come facciamo a fare passaparola senza riaprire vecchie ferite?

Grazie ancora,
Antonio

..infatti, se contemplassimo la VITA in ogni forma come si manifesta (vegetale, animale, umana, minerale,…..) avremmo piú Gioia, piú Amore nel cuore! Vedere crescere un Bambino è vedere l’Amore di Dio, è vedere le meraviglie che il Cuore di un Dio Amoroso sparge su di noi!….

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