5 giugno 2018

5 Giugno 2018

Deo soli gloria

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Marco (Mc 12,13-17)
In quel tempo, mandarono da Gesù alcuni farisei ed erodiani, per coglierlo in fallo nel discorso. Vennero e gli dissero: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e non hai soggezione di alcuno, perchè non guardi in faccia a nessuno, ma insegni la via di Dio secondo verità. È lecito o no pagare il tributo a Cesare? Lo dobbiamo dare, o no?». Ma egli, conoscendo la loro ipocrisia, disse loro: «Perché volete mettermi alla prova? Portatemi un denaro: voglio vederlo». Ed essi glielo portarono. Allora disse loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». Gli risposero: «Di Cesare». Gesù disse loro: «Quello che è di Cesare rendetelo a Cesare, e quello che è di Dio, a Dio».
E rimasero ammirati di lui.

Il commento

Date a Dio quello che è di Dio” (13,17). Oggi faccio memoria grata della mia ordinazione sacerdotale. Permettetemi perciò di rileggere le parole di Gesù nel solco di quella speciale vocazione affidata ai presbiteri. Gesù ricorda ai farisei che il primato di Dio è indiscutibile, non può essere offuscato né sminuito da nessuno e per nessun motivo. I presbiteri sono l’icona visibile di questo primato: scelti da Dio come suoi testimoni privilegiati, essi sono chiamati a vivere di Dio e per Dio. Come mendicanti, ogni giorno chiediamo la luce da donare ai fratelli. Ogni giorno saliamo sul monte per ricevere quella Parola che orienta i passi della Chiesa. Il ministero nasce dall’amore per Dio e dal desiderio di piacere a Lui. È Lui che ci manda, noi andiamo in obbedienza alla sua Parola; è la sua carità che accende in noi il fuoco dell’amore e ci spinge a mettere tutte le nostre energie a servizio del prossimo. Dobbiamo sempre ricordare, a noi stessi e agli altri, le parole di Paolo: “Per grazia di Dio sono quello che sono” (1Cor 15,10).

Questa dimensione troppe volte rimane nascosta dalla nostra eccessiva ansia di protagonismo o da una cultura che privilegia la dimensione sociale a scapito di quella orante. Il Concilio affida ai laici il compito di vivere la fede nei diversi ambiti della società. I presbiteri devono invece educare alla preghiera, ascoltare e consolare chi soffre, accompagnare nella fede i fratelli, celebrare con loro e per loro i Sacramenti. Sono queste le opere più specifiche del nostro ministero, quelle che ricordano che tutto viene da Dio e senza la sua grazia ogni nostra attività non ha consistenza. Nulla ci appartiene e nulla dobbiamo trattenere, neppure un briciolo di gloria. In ogni celebrazione eucaristica, innalzando calice e patena, il sacerdote proclama ad alta voce: “Per Cristo, con Cristo e in Cristo, a te Dio Padre Onnipotente, nell’unità con lo Spirito santo, ogni onore e gloria per tutti i secoli dei secoli”. In queste parole c’è tutta la nostra vocazione: Deo soli gloria. A Dio solo la gloria. Pregate per me perché questo desiderio diventi fuoco che illumina ogni cosa.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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